Partito di Alternativa Comunista

Strage di Viareggio

Strage di Viareggio
ANCORA TANTI MORTI PER IL PROFITTO DI POCHI
 

 
di Claudio Mastrogiulio
 
La notte tra il 29 ed il 30 giugno scorsi si è consumata l’ennesima strage di donne e uomini innocenti ad opera di un sistema economico che considera la vita umana meno importante del profitto.
 
Nonostante media ed istituzioni si affannino a mistificare la realtà dei fatti straparlando di fatalità o, in alcuni casi, di errore umano; appare evidente alla pubblica opinione la vera ragione di questa catastrofe: la bramosia di profitto di pochi a discapito del diritto alla vita di molti.
 
viareggio
Le vere ragioni di questa strage: i tagli alla sicurezza ed il profitto
Tutto quanto accaduto non è assolutamente frutto di una fatalità, ma è la conseguenza di un indirizzo economico-legislativo che i governi di centrodestra e centrosinistra in ferrea continuità hanno posto in essere in questi anni. I governi succedutisi hanno preferito investire nei trasporti, quali l’Alta Velocità ed il Ponte sullo Stretto, che favoriscono la speculazione e la sete di profitto di pochi piuttosto che investire risorse economiche su un grande piano di trasporto popolare che rispondesse a standard di sicurezza idonei.
La dinamica del disastro porta ad escludere in modo netto l’errore umano del macchinista. I 14 vagoni merci trasportavano materiale altamente infiammabile e pericoloso come il Gas Propano Liquido (Gpl); motivo per cui avrebbero dovute essere sottoposti a un monitoraggio supplementare prima di consentire il beneplacito per la circolazione ferroviaria. La società austriaca  proprietaria dei vagoni ha affermato di aver sottoposto a revisione i carrelli e, in particolare modo, il carrello che ha ceduto di schianto. La motivazione per la quale il carrello si sia spezzato sta nel fatto che la società proprietaria dei vagoni, commissionando la revisione dei mezzi ha contestualmente fornito il materiale (riciclato) mediante il quale procedere all’operazione. Ovviamente la società proprietaria dei vagoni merci non è l’unica responsabile di questo massacro di innocenti, ma ad accompagnarla nell’ignominia troviamo le Ferrovie dello Stato (Fs) ed il Governo italiano.
Le Fs, tramite l’amministratore delegato Moretti, hanno spiegato che dai primi controlli effettuati successivamente alla tragedia sembra, in base alle scadenze apposte sui vagoni, che la revisione sia stata effettuata regolarmente. Dunque la concessione elargita alla società multinazionale austriaca per circolare liberamente sui binari delle Fs è stata, secondo Moretti, legittima. Oltre al danno anche la beffa per le vittime ed i loro familiari: sentire dalla bocca di uno dei responsabili più macroscopicamente implicati nella vicenda che tutto è proceduto secondo le regole!.
Ancora più ipocrita è la posizione del governo Berlusconi. Al di là dell’ormai collaudata sindrome del “super-io” che ha preso in ostaggio il presidente (dopo poche ore già millantava di risolvere la situazione come a L’Aquila!), c’è da rimarcare il fatto che questo governo, così come quelli che lo hanno preceduto negli ultimi decenni, ha incentrato le proprie politiche economiche sui tagli alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Sul versante dei trasporti ferroviari l’Italia proviene, sulla scia del Trattato di Maastricht, da anni di liberalizzazioni selvagge. Assistiamo, ogni anno, oltre al venire meno della sicurezza per i lavoratori del trasporto, per gli utenti ed i cittadini (come il massacro di Viareggio impietosamente ha dimostrato) anche a continui aumenti del servizio e ad un sempre più marcato deterioramento delle condizioni dei treni che trasportano persone.
La posizione del governo, oltre che politicamente inaccettabile, è anche umanamente ipocrita se si pensa che il Consiglio dei Ministri ha deliberato lutto nazionale e funerali di stato per le vittime. È questo un insegnamento importante: lo Stato borghese che amministra un capitalismo in crisi putrescente può garantire solo stragi e morti in nome del profitto, salvo poi beffare la memoria delle vittime con queste farse ignobili. 
Un’ulteriore spiegazione di questa strage deriva dalle caratteristiche di ogni sistema economico incentrato sui principi capitalistici, vale a dire l’accumulazione dei profitti e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. I morti di Viareggio (ad oggi 22) sono l’ennesima dimostrazione della disumanità di questo sistema economico, di quanto siano incompatibili il concetto di sicurezza sui luoghi di lavoro e quello di accumulazione del profitto.
 
L’insufficiente risposta dei sindacati concertativi
Questo massacro assume sempre più i connotati di una strage annunciata; basti pensare al fatto che nei giorni precedenti alla notte tra il 29 ed il 30 giugno alcuni ferrovieri toscani avevano denunciato la rottura di un asse di un carrello di un vagone merci (considerato incidente tipico tra gli addetti ai lavori) a San Rossore ed a Prato. La triplice sindacale (Cgil, Cisl e Uil) ha indetto un’ora di sciopero tra i ferrovieri toscani dalle 11 alle 12 del 30 giugno, mostrando così implicitamente la totale subalternità dei sindacati concertativi alle politiche padronali poste in essere dai governi succedutisi negli ultimi anni.
 
La necessità di una reale alternativa di sistema   
Il capitalismo mostra quotidianamente il suo volto profondamente sfruttatore e classista. Anche nel caso di Viareggio, a rimetterci la vita non sono stati certamente dirigenti miliardari di multinazionali ma lavoratori nativi e immigrati e giovani vite appartenenti a quelle famiglie. Infatti il quartiere limitrofo alla stazione ferroviaria è prevalentemente (se non totalmente) popolare ed operaio.
Questo sistema economico produrrà, per potersi garantire la sopravvivenza, altre stragi come questa in futuro: se non vi si contrapporrà un’opposizione sociale che sappia garantire, oltre alle rivendicazioni transitorie, una radicale alternativa di sistema. Urge pertanto la necessità di mobilitare tutti coloro i quali subiscono il giogo capitalistico per costruire una mobilitazione generale, unitaria e di massa fino alla cacciata del governo Berlusconi e all’instaurazione di un sistema economico e sociale radicalmente alternativo a quello capitalistico.  
     
 

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