Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia
IN LOTTA CONTRO I TAGLI DEL GOVERNO
di Pia Gigli (*)
"Riteniamo che tutte le Associazioni, i lavoratori e i singoli individui che rappresentano la Cultura nel nostro Paese e che come noi sentono l'urgenza di ribellarsi si mobilitino affinché, citando le parole di Mario Monicelli: 'Gli italiani ritrovino l'orgoglio e la dignità e non si lascino sopraffare, riscattandosi e dando vita ad una Rivoluzione"'.
Con
queste parole si concludeva il volantino che un gruppo d'allievi del
Centro
Sperimentale di Cinematografia di Roma distribuiva il 2 giugno davanti
all'Altare della patria mentre srotolavano uno striscione con su scritto
"Cultura: Omicidio di Stato". A
seguito del sit-in i ragazzi sono stati fermati dalle forze dell'ordine,
trattenuti per diverse ore e denunciati penalmente per manifestazione non autorizzata.
Ed
ancora queste parole erano inviate con un breve comunicato il 3 giugno
alla
trasmissione radiofonica "Radio anch'io" dove il Presidente della
Fondazione,
Francesco Alberoni, rassicurava che i fondi per il Centro non sarebbero
stati
tagliati grazie alla sua interlocuzione con il governo, bollando le
lotte degli
studenti come "politiche" e invitandoli a "fare il loro dovere", cioè
studiare
e mandare avanti le attività.
Circa un centinaio di studenti del Centro Sperimentale di cinematografia di Roma dal 31 maggio è in assemblea permanente presso la loro sede in via Tuscolana. La protesta è scattata a seguito della manovra finanziaria di Tremonti che ha individuato ben 232 enti da sopprimere o da definanziare. Nel testo definitivo della manovra finanziaria, firmato da Napolitano, i tagli alla cultura sono stati poi ridimensionati del 50%, lasciando al ministro Bondi la facoltà di decidere dove tagliare i contributi dello Stato. Rimane in piedi, lo stesso, un attacco pesante che, di fatto, annullerà il lavoro di decine d'istituzioni culturali e dello spettacolo, metterà a rischio centinaia di posti di lavoro e renderà ancora più precario il destino lavorativo dei giovani che vi studiano e lavorano.
Ma gli studenti del Centro sperimentale non si
sono
accontentati delle finte rassicurazioni istituzionali e stanno
continuando la
lotta, con tutti gli strumenti in loro possesso, perché sono coscienti
che la
partita è ben più ampia della "semplice" sopravvivenza del Centro.
In questo senso, ha ragione Alberoni, la loro
protesta
assume (e per fortuna) un indubbio significato politico che mette in
discussione dalle fondamenta le politiche degli ultimi governi nei
confronti
della cultura, della ricerca e della formazione, legandosi così alle
agitazioni
degli insegnanti precari, degli studenti universitari e del mondo della
scuola
in generale. Un altro elemento di valore di questa lotta è la
riconosciuta
necessità d'unificazione con le altre vertenze che si sviluppano, pur in
modo
frammentario, nel paese: gli studenti si stanno attivando per tessere
una rete
di sostegno rappresentata da registi, sceneggiatori, attori che hanno
fatto la
storia del Centro, associazioni e altri enti che operano nel settore,
altri
istituti che si sono mobilitati (si ricordi che sono fortemente
penalizzati dai
tagli istituti quali Isfol, Ispesl, Fondazioni storiche, musicali, Enti
lirici
ecc.). E ancora è di rilievo lo sforzo degli studenti, attraverso un
progetto
di riforma, per rendere il Centro un vero polo di ricerca e
sperimentazione,
all'altezza del suo prestigio nazionale e internazionale. E' da notare
che il
Centro è stato oggetto dell'ondata di privatizzazioni degli anni '90,
quando da
Istituto pubblico è divenuto fondazione, cioè ente di diritto privato.
Nonostante questo si è sostenuto quasi totalmente con contributi
pubblici,
circa 11 milioni d'euro annuali di cui soltanto due milioni destinati
alla
didattica!
Nel
panorama generale dell'attacco del governo al mondo del lavoro pubblico e
privato, di scuola, università, ricerca e della cultura in generale,
attraverso
le controriforme Brunetta e Gelmini, il taglio al Fondo unico per lo
spettacolo
e da ultimo la manovra di Tremonti, che annullano il futuro lavorativo e
formativo di migliaia di studenti e di lavoratori, la ribellione dei
giovani
del Centro rappresenta un forte elemento di resistenza e di rilancio
dell'iniziativa politica.
Solo
l'unificazione delle centinaia di vertenze che i grandi media non
trattano, ma
che si stanno sviluppando nel Paese, dalle occupazioni degli enti e
istituti di
ricerca, allo sciopero degli scrutini che in questi giorni stanno
impegnando i
comitati di precari della scuola, all'agitazione di dipendenti pubblici,
può
consentire di ottenere qualche risultato.Ogni
lotta, se isolata è destinata a fallire. Per questo motivo è necessario
che
siano gli stessi lavoratori e studenti ad organizzarsi e forzare le
direzioni
politiche e sindacali affinché si arrivi al blocco del Paese con uno
sciopero
generale, contro le politiche del governo e contro le false opposizioni.
Dalla
Grecia alla Spagna, alla Francia, all'Ungheria occorre un movimento
europeo di
classe contro la guerra ai lavoratori, ai giovani, alle donne, portata
avanti
dalla borghesia e dai suoi governi imperialisti europei.
Ci
piace infine ricordare come, per noi, lottare oggi per la libertà e
l'indipendenza della cultura vuol dire lottare per una nuova cultura e
quindi
per una nuova società, una
società libera, per dirla con
le parole di Trotsky "dalla preoccupazione struggente e abbruttente del
pane
quotidiano; in cui le energie liberate dell'uomo - una forza immensa -
sono
dirette interamente verso la conoscenza, la trasformazione e il
miglioramento dell'universo,
in una simile società la dinamica dello sviluppo culturale non avrà
confronti
con il passato." Trotsky, Letteratura e
rivoluzione.
Per contatti e solidarietà:
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(*) Pdac Sezione di Roma