SOLO LA LOTTA PAGA!
Il Coordinamento è nato da due esperienze di autorganizzazione dei lavoratori della scuola, costituitesi in due poli scolastici della provincia modenese: abbiamo poi deciso di unificare le due esperienze e dare vita a un coordinamento provinciale, che ha progressivamente preso contatto con nuclei di lavoratori di varie scuole del modenese. In particolare, si sono avvicinati a noi molti lavoratori delle scuole superiori che, con la cosiddetta "riforma", subiranno su tutto il territorio nazionale il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro in tre anni. Se si considerano anche i tagli alle scuole elementari e alle medie inferiori, sono almeno 150 mila i posti di lavoro che verranno meno. Questo significa disoccupazione per noi precari (destinati a diventare carne da macello senza avere nemmeno diritto a una lettera di licenziamento) ma anche scadimento dell'offerta formativa delle scuole, con la riduzione dell'orario di discipline importanti e con la riduzione dei finanziamenti agli istituti. Per fare un solo esempio, il Ministero ha deciso di tagliare del 25% i fondi per le pulizie nelle scuole che già da tempo vengono appaltate alle ditte esterne...
L'esigenza di dare vita a una struttura di lotta dei lavoratori è sorta anche dalla constatazione di un intervento scarso, o inesistente, nelle scuole da parte delle direzioni sindacali. Se i sindacati che siedono al tavolo del governo (Cisl e Snals) hanno contribuito a smobilitare le lotte sottoscrivendo centinaia di migliaia di licenziamenti, anche la direzione della Cgil, che pure ora si colloca all'opposizione, ha gettato di fatto acqua sulla mobilitazione, limitandosi a seminare illusioni (di cui non sono stati immuni nemmeno alcuni settori del sindacalismo di base) su una improbabile bocciatura della "riforma" da parte degli organismi istituzionali (Consiglio di Stato, Presidenza del consiglio, ecc). Il risultato quale è stato? che, come da noi previsto, il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla riforma e Napolitano l'ha firmata.
Diversamente, noi abbiamo cercato di spiegare ai lavoratori che solo con la lotta si riescono a strappare dei risultati. Non solo: fin da subito abbiamo elaborato una piattaforma rivendicativa che chiede l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola, il ritiro dei tagli alla scuola pubblica, l'avvio di un piano di sviluppo e riqualificazione della scuola pubblica, il rifiuto di ogni logica di privatizzazione. Ed è per questo che oggi siamo diventati un punto di riferimento credibile per tanti lavoratori.
Come ho detto, non abbiamo risparmiato critiche alle direzioni sindacali, inclusa quella della Cgil. Contemporaneamente, le nostre scelte sono sempre state autonome anche rispetto a quelle del sindacalismo di base. Ad esempio, abbiamo deciso di aderire allo sciopero del 12 marzo partecipando alla manifestazione dei Cobas scuola a Roma, ma abbiamo criticato la decisione di fare un corteo separato da quello romano della Cgil. La nostra parola d'ordine fin dall'inizio è stata: unità di tutti i lavoratori (indipendentemente dall'appartenenza eventuale a questo o quel sindacato), totale indipendenza dalle direzioni dei sindacati concertativi. Un contributo che abbiamo presentato alla riunione dei coordinamenti precari del Nord Italia esprimeva proprio questo concetto.
A partire da queste premesse, abbiamo chiesto a tutti i sindacati di sostenere il nostro presidio del 18 marzo, precisando però la natura del nostro coordinamento come struttura autonoma di lavoratori. Dopo una serie di incontri e molte pressioni, abbiamo ottenuto da subito l'appoggio della Gilda di Modena e dell'RdB Cub Scuola dell'Emilia Romagna (l'unico sindacato che si è detto disponibile a prendersi per noi i permessi e gestire i rapporti con la questura per la manifestazione), successivamente sono arrivate le adesioni della Cgil, dei Cobas Scuola e, addirittura, della Cisl (a dimostrazione che il nostro Coordinamento è riuscito a mettere in difficoltà anche i sindacati filogovernativi).
Abbiamo di recente preso contatto con i rappresentanti di un coordinamento di genitori che si oppongono alla riforma delle superiori. Con gli studenti, invece, il rapporto è più consolidato: fin da subito abbiamo collaborato con gli studenti di Onda Anomala e del Collettivo Studenti di Modena Uniti. La collaborazione costante con loro è stata per noi preziosa. Anzi è soprattutto grazie a loro e ai compagni del Laboratorio Scossa (un centro sociale) se abbiamo uno spazio in cui incontrarci settimanalmente.
Credo che la presenza e la solidarietà di delegazioni delle fabbriche modenesi - dai compagni della Rsu Fiom Ferrari agli operai della Maserati e della New Holland - sia stato uno degli aspetti più importanti del nostro presidio. Riteniamo infatti, e lo abbiamo ribadito nel bilancio che è stato fatto all'ultima riunione del coordinamento, che l'unificazione delle lotte sia fondamentale per respingere gli attacchi di un sistema che vuole che siano i lavoratori a pagare questa crisi. Il bilancio che facciamo del presidio del 18 marzo è positivo, anche se è solo l'inizio di una lotta che, come ho detto nell'intervento con cui ho aperto gli interventi al presidio stesso, è una "lotta all'ultimo sangue": ormai la riforma è già stata approvata e quindi solo una lotta dura e di massa potrà respingerla.
Avevamo chiesto un incontro col provveditore in occasione del presidio del 18 marzo, ma lui si è negato. Avevo personalmente chiamato in provveditorato in mattinata (dopo aver ricevuto il suo fax in cui ci diceva che non sarebbe stato presente per "impegni istituzionali") invitandolo a rimandare gli impegni. Durante il presidio, visto il clima combattivo e la presenza di duecento precari, una sindacalista dello Snals (evidentemente venuta a spiare per conto del provveditore, visto che lo Snals non ci ha dato alcun sostegno) mi ha passato il provveditore al telefono, che è stato contestato dai precari con slogan e fischi. Gli ho detto che lo avremmo aspettato fino a notte se necessario ma lui ha riattaccato il telefono dicendoci "buonanotte". Il clima a quel punto è diventato incandescente e, dopo alcuni interventi di rappresentanti delle varie scuole, alcuni precari sono poi entrati nel provveditorato insieme agli studenti e hanno appeso alle finestre il nostro striscione che recitava: No ai tagli alla scuola, sì al ritiro della legge 133. Riteniamo infatti che sia necessario ritirare la legge 133 del 2008 per fermare i tagli pari a 8 miliardi all'istruzione pubblica che quella legge contiene.
Prima di andarcene, siamo saliti comunque a consegnare il nostro testo rivendicativo e poi abbiamo fatto un corteo nelle vie limitrofe al provveditorato bloccando il traffico e lanciando slogan contro Gelmini e Brunetta. Abbiamo anche contestato le direzioni dei sindacati concertativi che si rifiutano di indire lo sciopero degli scrutini. Tra gli slogan che abbiamo lanciato: "Sfruttare un precario è un reato, assunti a tempo indeterminato","Gelmini alle presse, Brunetta in fonderia, è questa la nostra democrazia", "Malaguti (il provveditore, ndr) te lo diciamo, gli scrutini li blocchiamo".
Come ho già detto, molti precari hanno preso coscienza del fatto che gli scioperi routinari, una volta ogni tanto, non servono. Il governo è sordo. E' per questo che noi crediamo che servano risposte più incisive e che occorra, in qualche modo, alzare il livello dello scontro. Io credo che l'unica risposta efficace per ottenere il ritiro dei tagli (cioè appunto il ritiro della legge 133) sarebbe una mobilitazione su larga scala di tutto il personale della scuola che porti a uno sciopero ad oltranza e al vero e proprio blocco degli scrutini di giugno. E' una strada difficile da percorrere perché esiste una legge - la legge 146/90, sottoscritta dalle direzioni di Cgil, Cisl e Uil - che limita fortemente il diritto di sciopero nel pubblico impiego e rende "illegale" lo sciopero ad oltranza e il vero e proprio blocco degli scrutini. Vedremo se si creeranno i rapporti di forza per infrangere, con la mobilitazione di massa, questi limiti. Per ora, anche per creare uno stato di agitazione tra i lavoratori della scuola, abbiamo deciso di lanciare una campagna raccolta firme per chiedere a tutti i sindacati di indire due giorni di sciopero consecutivi in occasione degli scrutini di giugno. Oggi, a livello nazionale, solo i sindacati di base si sono detti disponibili, mentre Cgil, Cisl, Snals si sono detti contrari. Noi faremo una campagna per sfidare questi sindacati a proclamare questo sciopero, dimostrando che è una richiesta che viene dai lavoratori stessi. Contemporaneamente, continueremo a mettere in campo iniziative di lotta come quella del 18 marzo.
Grazie alla mobilitazione e alla lotta, il provveditore - che precedentemente fingeva persino di ignorare l'esistenza dei precari della scuola - è stato costretto ad accettare una data da noi imposta per l'incontro con una nostra delegazione. Abbiamo consegnato al provveditore un testo rivendicativo che chiede il ritiro della Legge 133, il ritiro dei tagli alla scuola pubblica, l'assunzione a tempo indeterminato del personale precario. Abbiamo inoltre richiesto l'istituzione da parte dell'Ufficio scolastico provinciale di un tavolo di confronto permanente con i rappresentanti dei lavoratori della scuola, degli studenti, dei genitori. Il provveditore, pur sostenendo di non avere dati a disposizione, indirettamente, ha confermato che sono previsti addirittura "esuberi" di personale in ruolo che l'ufficio scolastico provinciale avrà il compito di "ricollocare". Grazie alla nostra lotta siamo riusciti a ottenere l'impegno (sottoscritto e timbrato) da parte del dirigente scolastico ad "essere costantemente informati e consultati sulla situazione degli organici in provincia di Modena". Ma si confermano tutte le ragioni per intensificare la lotta stessa, dato che nessuna risposta concreta ci è stata data. Andremo avanti ad oltranza fino al ritiro dei tagli.
(*) Intervista a cura di Anna Paduano, sezione di Modena del Pdac.