La contestazione e le cariche poliziesche all'Università di Torino
ASPETTANDO LA GELMINI
di Giuliano Dall'Oglio (*)
Nel 1952 il famoso drammaturgo irlandese Samuel Beckett scrisse "Aspettando Godot". E' il romanzo dell'attesa di questo fantomatico personaggio Godot che non si palesava mai e renderà l'attesa eterna: il personaggio di Godot può essere assimilato a quello della Ministra dell'Istruzione Maria Stella Gelmini la quale ha da sempre evitato qualsiasi confronto con gli studenti torinesi (ma lo stesso vale per le altre Università).
Torino sin dall’inizio della mobilitazione contro la legge
che trasformerà l’Università in azienda voluta dalla Gelmini è stata una delle
piazze più battagliere nella contestazione della legge Gelmini; ed è proprio
per questo che la ministra ha sempre evitato qualsiasi tipo di confronto con
gli studenti. Sa che la sua “riforma” è indifendibile e cerca solo di evitare
il contatto con gli studenti e dunque ogni contestazione.
Come diceva un famoso proverbio: “Se Maometto non va alla
montagna, la montagna va da Maometto” e proprio per questo gli studenti
torinesi, con il desiderio d’incontrare la Gelmini, volevano approfittare della sua visita
nella provincia torinese fissata per il giorno 20 novembre per avere un faccia
a faccia con lei.
La mobilitazione è cominciata il mattino e gli studenti si
sono sforzati di riuscire a carpire qualche informazione riguardo gli impegni
previsti dalla sua agenda per quella giornata: per l’ora di pranzo la Gelmini doveva partecipare
a un rinfresco nella sede del Miur (acronimo che sta per Ministero
dell’Istruzione, Università e Ricerca) di Torino e per questo un gruppo di una
cinquantina di studenti si è diretta al Miur a farle visita. Arrivati davanti
alla porta si sono trovati un funzionario che voleva impedirgli di entrare ma
gli studenti sono riusciti ad entrare nell’ufficio che doveva essere adibito al
rinfresco: ma sorpresa delle sorprese non c’era né Gelmini e né rinfresco. Al
suo posto c’era una delle segretarie del ministro che scortata da tre
carabinieri la quale spiegava che stranamente la Gelmini aveva perso
l’aereo e che per questo aveva incontrato più tardi i genitori di Vito Scafidi
(1) a Pianezza anziché direttamente al liceo di Rivoli e che era andata poi a
pranzare in un non ben precisato ristorante.
Gli studenti sono usciti dalla sede del Miur e hanno deciso
di dirigersi verso la sede del PdL per avere un confronto con la Gelmini che era lì attesa
nel primo pomeriggio. Arrivati davanti alla sede del PdL gli studenti hanno
cercato di entrare ed arrivati quasi all’entrata sono stati spinti
dall’onorevole Agostino Ghiglia e dal consigliere comunale Marco Ravello.
Dopodichè sono volati insulti calci e pugni da parte dei due politici nei
confronti degli studenti e lo stesso Marco Ravello è stato coinvolto in un
corpo a corpo con uno studente delle scuole superiori mentre Agostino Ghiglia
tirava fuori la cintura minacciando di utilizzarla come arma nei confronti
degli studenti e ridacchiando. Pochi istanti dopo faceva il suo ingresso sulla
scena la polizia che, armata di scudi e manganelli, cominciava a caricare gli
studenti disarmati che cercavano di difendersi parandosi il viso con le
braccia. Difeso dalla polizia e brandendo la cintura dei pantaloni l’onorevole
Ghiglia, in un impeto di schizofrenia misto a rabbia, lanciava un anatema nei
confronti degli studenti:”Vi denuncio, vi querelo, vi sciolgo" (2).
Gli studenti venivano quindi sbattuti al di fuori della sede
del PdL e chiusi in un “biscotto” dalla polizia in assetto antisommossa e dopo
poco tempo, valutati i feriti a cui sono stati dati tre giorni di prognosi in
ospedale, tornavano a Palazzo Nuovo per un’assemblea in cui si spiegava
l’accaduto.
Come Alternativa Comunista anche qui a Torino ci batteremo
perché la legge Gelmini venga ritirata manifestando il nostro dissenso alla
trasformazione dell’Università pubblica in una Srl: senza se e senza ma.
(*) studente Università di Torino
(1) Vito Scafidi era un ragazzo diciassettenne, morto a causa della caduta del soffitto nel liceo scientifico Darwin di Rivoli in provincia di Torino il 22 novembre 2008.
(2) Proprio quest’ultima parte del suo anatema ("Vi sciolgo") è alquanto bizzarra perché al limite si può sciogliere un partito politico o un gelato e non certo delle persone fisiche come gli esseri umani. Probabilmente Ghiglia voleva dire: “Vi faccio chiudere”, in relazione alla campagna sostenuta in consiglio comunale dallo stesso onorevole per far sgomberare i centri sociali (Askatasuna e Gabrio in primis).