Continua la lotta contro la Tav
Intervista a un militante.
E volantino del Pdac per la manifestazione del 13 a Ravenna
di Stefano Bonomi
Intervistiamo Luciano V., militante No Tav. Quando ti sei avvicinato al movimento No Tav? Raccontaci le tue impressioni di come è evoluta la lotta.
Mi sono avvicinato al Movimento No Tav il 31 ottobre 2005 in
seguito ai fatti del Seghino ed al blocco dell’abitato di Urbiano di
Mompantero.
Sono sempre stato contrario alla realizzazione di una Nuova
Inutile Linea Ferroviaria per il Treno ad Alta Velocità (questa è la
definizione corretta), proprio perché è inutile, in quanto esiste una linea
ferroviaria ampiamente sottoutilizzata e ammodernata recentemente. Il Treno ad
Alta Velocità, da oltre 10 anni, viaggia sulle nostre ferrovie tradizionali,
con ottimi risultati specialmente per il pendolino (sarà per quello che lo
hanno abbandonato); da trenta anni sulla linea tradizionale i treni da Borgone
a Collegno potrebbero viaggiare a 170 km/h. Ma vedere i nostri paesi sottoposti
ad una vera e propria occupazione militare, ha fatto scattare in me, ed in
molti altri, una molla di repulsione/ribellione.§Ho sempre pensato che questa inutile ferrovia non sarà mai
realizzata (un po’’come il ponte sullo stretto di Messina, se ne parla, senza
che ci siano stati fatti concreti, da oltre cinquanta anni), e che in realtà
quasi nessuno voglia realmente realizzarla; lo scopo reale è quello tutto
italiano del magna magna; per un’opera così ce ne sarebbe a sufficienza
per soddisfare gli appetiti di moltissimi.
La lotta in valle di Susa è sempre stata estremamente pacifica,
fatta essenzialmente di riunioni per informare e per informarsi, di assemblee,
più o meno partecipate, feste e cortei per rendere visibile il dissenso.
Di fronte ad ordinanze illegittime, con l’occupazione abusiva di
territori, molti di noi si sono ribellati, non tanto contro il Tav, bensì
contro un metodo violento ed illegale di certe istituzioni che a parole parlano
di legalità, ma nei fatti si comportano contro le leggi che loro stessi hanno
voluto e scritto.
Se poi alcuni amici sono arrivati in valle per darci una mano,
ritengo che siano i benvenuti, in quanto oltre che condividere la nostra lotta
contro il cosiddetto Tav, hanno dimostrato di aver capito che la nostra lotta
in realtà non si limita solo a quello, ma rappresenta un qualcosa di molto più
esteso (e pericoloso per i politicanti tradizionali e trafficoni vari),
specialmente in questo momento di crisi; anche se naturalmente non tutti
condividono tutte le idee/lotte, il No al Tav è il minimo comune
denominatore(come giustamente afferma sempre il nostro Alberto Perino).
Non tutti nella valle possono dedicare tanto tempo alla lotta e
molti hanno ancora troppo da perdere, pertanto preferiscono non esporsi troppo
e non superare certi limiti, e questo è un altro valido motivo per ringraziare
tutti quelli che hanno partecipato.
Che idea ti sei fatto della grande partecipazione al campeggio a Chiomonte?
Il campeggio di Chiomonte (ma anche quelli precedenti di Chiomonte e di Venaus in particolare) ha rappresentato un grande momentodi aggregazione e di lotta; persone che non si conoscevano e che probabilmente non si sarebbero mai conosciute, hanno avuto l’opportunità di fare amicizia, di raccontarsi le esperienze di vita, di confrontare le idee ecc.
Quali sono gli sviluppi territoriali, e non solo, di questa mobilitazione che procede da più di vent'anni?
Probabilmente la lotta continuerà, ma anche su altri livelli; cioè non solo No Tav, e molte amicizie non andranno perse.
Pensi che questa "vertenza" sia solo dei valsusini oppure possa "contaminarsi" o saldarsi anche con altri? (no f35, no Dal Molin o anche mobilitazioni di lavoratori per esempio)
Ritengo assolutamente necessario che la vertenzadei val susini diventi la vertenza di tutti, altrimenti sarebbe stato tutto inutile, ed è per questo che, come è già successo, le varie lotte si devono“saldarein una unica grande lotta per un futuro migliore per tutti: ambiente, correttezza, onestà, giustizia, equità sociale ecc., dovrebbero essere gli obiettivi comuni, fermo restando ognuno a modo suo.
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Il volantino che il Pdac distribuirà sabato 13 alla manifestazione a Ravenna
CAPITALISMO SIGNIFICA DEVASTAZIONE AMBIENTALE
Il movimento No Tav dalla Val Susa ha chiamato i
lavoratori e i movimenti a partecipare a questa manifestazione nazionale a
Ravenna. Qui vi è la sede della Cmc, Cooperativa (cooperativa "rossa"
legata al Pd), titolare di alcuni tra i più “succulenti” appalti delle grandi e
inutili opere in programma per i prossimi periodi, o già parzialmente iniziati,
come la base militare Dal Molin a Vicenza, le gigantesche colate di cemento in
arrivo su Milano e dintorni per l’Expo 2015 e per la realizzazione del traforo in
Val di Susa. La propaganda padronale e governativa utilizza il ricatto del
lavoro - "il cantiere offre opportunità di lavoro a chi non ce l'ha"
- per giustificare la distruzione dell'ambiente, a danno proprio dei lavoratori
che vivono nella valle. Per non cedere al tentativo padronale di fomentare una
"guerra tra oppressi del sistema", il movimento No Tav, sviluppando
la sua ormai più che ventennale vertenza, ha lanciato una campagna di
informazione dal titolo “C’è lavoro e lavoro” nell’intento di dare una risposta
alla più che mai stringente questione: “tutto fa brodo basta che si lavori?”.
Alternativa Comunista sostiene concretamente il
movimento popolare della Val di Susa, dove i lavoratori, gli studenti e i
disoccupati non si piegano e portano avanti una la lotta ad oltranza.
Contemporaneamente, sosteniamo le mobilitazioni di tutti i proletari che
lottano per difendere il proprio posto di lavoro e che vivono sotto il ricatto
permanente del licenziamento. Ad una riflessione approssimativa può sembrare una
contraddizione, ma per chi, come noi, combatte quotidianamente nella
prospettiva che il proletariato si organizzi e lotti localmente, nazionalmente
ed internazionalmente per una società “diversa” non è così. Crediamo, infatti,
che l'unica alternativa possibile alla devastazione ambientale provocata dal
sistema capitalistico non stia nella semplice chiusura delle fabbriche e delle
imprese che inquinano e distruggono l'ambiente, bensì nella loro trasformazione
in aziende pubbliche sotto controllo operaio. Solo tagliando alla radice il
problema, cioè abolendo la proprietà privata delle imprese, espropriandole e
dandole in gestione agli operai, sarà possibile impostare un rapporto diverso
tra il sistema produttivo e l'ambiente.
A questo proposito diciamo ai lavoratori della Cmc di
Ravenna, dell’Ilva di Taranto, delle fabbriche degli F35 e di tutte la altre
aziende di riprendersi in mano il proprio futuro nella prospettiva di fare un
fronte comune di lotta e di resistenza contro questo sistema sociale ed economico
guidato dai padroni, dai banchieri e dai loro governi amici che, per difendere
i propri interessi di classe, non si fanno scrupoli nemmeno a devastare la vita
stessa dei proletari e l’ambiente, mettendo a rischio perfino la stessa
sopravvivenza delle future generazioni.
No al Tav, no al ricatto “o lavoro o salute”: il sistema capitalistico è l'unico responsabile della devastazione ambientale! No ai parassiti che dicono di tutelare i diritti dei lavoratori e invece li svendono in cambio di laute ricompense! Organizziamoci per la tutela di tutti gli oppressi del sistema capitalista in ogni parte del globo! Esproprio e nazionalizzazione sotto controllo operaio di tutte le grandi aziende! Riconversione della produzione ai fini della tutela dell'ambiente e della salute!
L'unica soluzione alla catastrofe ambientale in cui il capitalismo in crisi sta trascinando l'umanità è l'abbattimento di questo sistema economico e sociale e la costruzione di un'economia diversa, basata sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e sulla gestione operaia. Solo il socialismo potrà garantire tutela dell'ambiente, lavoro e dignità.