Augusta (Sicilia), sciolto il consiglio comunale
Un appello all'unità di classe contro le mafie
sezioni siciliane del Pdac
La vicenda dello scioglimento per mafia del consiglio comunale di Augusta - al cui interno gli interessi economici delle più note "famiglie" borghesi erano da sempre ben rappresentati - dimostra il perverso e ben visibile intreccio esistente tra politica borghese, potentati economici locali, e organizzazioni mafiose. Un verminaio di rapporti affaristico-mafiosi e clientelari che racchiude compiutamente, anche se in piccolo, tutte le più aberranti patologie connaturate ad un sistema economico e sociale basato sull'accumulazione di profitto sulla pelle dei lavoratori e a spese delle masse popolari.
La decisione del Consiglio dei ministri arriva al termine di una lunga indagine amministrativa condotta da una commissione prefettizia che per mesi ha rovistato negli archivi comunali, esaminando gli ultimi 30 anni di attività amministrativa. Ad affiancarla, sul terreno penale, l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia catanese che, lo scorso dicembre, ha emesso 14 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, per voto di scambio aggravato e concorso esterno nell'associazione mafiosa Nardo di Lentini, a carico di notabili politicanti siracusani, tra cui proprio l'ex sindaco di Augusta Massimo Carrubba, in quota Pd, insieme all'allora suo assessore Luigi Giunta con delega agli "affari cimiteriali" e ad un consigliere comunale militante nelle file dell'Mpa. L'accusa della procura è di essere scesi a patti con la cellula mafiosa megarese legata al clan Nardo - che nel 2003, tra l'altro, era riuscita a far eleggere un suo componente di spicco risultato il più eletto in consiglio - per ottenere un appoggio elettorale in occasione del ballottaggio alle elezioni comunali del 2008.
Vale la pena rammentare che, nella stessa provincia, a circa un anno fa risale lo scandalo che ha coinvolto la procura di Siracusa, in cui pezzi importanti della magistratura intrattenevano affari e coltivavano amicizie "interessate" con avvocati-imprenditori e al contempo referenti della grande industria petrolchimica. Un caso esemplare che aveva dimostrato l'esistenza di una potente e influente cricca borghese ben inserita nelle dinamiche socio-economiche del territorio: esempio lampante delle fisiologiche degenerazioni prodotte dal sistema capitalistico.
Il commissariamento per mafia del comune di Augusta, deciso dal dimissionario governo tecnico imposto dalla Troika, rappresenta il tipico intervento di "pulizia" dello Stato centrale nelle sue "periferie istituzionali" - anche se mascherato dall'ipocrita parola d'ordine del ripristino della legalità- che avviene tutte le volte in cui la corruzione, le connivenze e le contiguità dell'apparato istituzionale col potere economico-mafioso, emergono in superficie, provocando pubblico scandalo e minando la credibilità della vulgata borghese sulla bontà di ordine sociale basato sul dominio di classe. In casi come questo, lo Stato borghese, come si fa con una statua di cera "scioglie e ricompone", sostituisce i "volti" compromessi dei suoi agenti locali, ripulendosi così dalle incrostazioni visibili all'esterno.
Per non cadere nell'antimafia della retorica interclassista, occorre allora andare alla radice del fenomeno mafioso, individuando la sua genesi nell'ingiustizia di una società divisa in classi. Perché se la mafia rappresenta storicamente per la borghesia un alleato funzionale al mantenimento del suo dominio di classe, la lotta alla criminalità organizzata non può prescindere dalla lotta di classe. A riprova che l'unica via per sconfiggere definitivamente i poteri mafiosi è distruggere questo sistema capitalistico che li tiene subdolamente in vita.
Alla luce di quest'analisi, riteniamo sterili e demagogici gli appelli all'unità di una generica società civile. Il nostro richiamo è invece ancora una volta indirizzato all'unità di classe: dei lavoratori che non si arrendono all'oppressione mafiosa dei rispettivi padroni, dei precari in lotta e degli studenti che hanno in sé l'animo rivoluzionario necessario per conquistare un mondo libero dallo sfruttamento e da tutte le mafie.