Verso dove sta andando il Venezuela?
di Alejandro Iturbe
Proponiamo di seguito un articolo del compagno Iturbe che esprime la posizione della Lit-Quarta Internazionale sulla situazione del Venezuela, una posizione di equidistanza dal regime di Maduro e dall'opposizione borghese raccolta attorno alla Mud, come emerge chiaramente anche negli altri due articoli proposti ed incentrati, rispettivamente, sulle elezioni del 30 luglio per l'Assemblea nazionale costituente e sullo sciopero promosso in questi giorni dalla Mud. Una posizione, quella della Lit-Qi, che esprime la necessità della costruzione di un'alternativa di classe dei lavoratori e delle masse oppresse. *
Durante le due ultime decadi, il processo guidato in Venezuela dal
defunto Hugo Chávez (autodenominato “Socialismo del XXI Secolo”) è stato
rivendicato e difeso, oppure appoggiato con alcune critiche, da un'ampia
maggioranza della sinistra mondiale.
Oggi, il regime chavista è molto lontano dai tempi del suo apogeo.
Al contrario, dopo un'ampia sconfitta contro l'opposizione di destra alle
elezioni legislative del 2015, in mezzo ad una crisi socioeconomica che si
acutizza, si sviluppano grandi mobilitazioni di opposizione al governo che si
scontrano con la repressione, con un bilancio di decine di morti; il parlamento
è assaltato da gruppi armati filogovernativi ecc. Qual è il significato di
questi fatti? Come e perché si è giunti a questa situazione?
A grandi linee, la sinistra mondiale presenta tre posizioni e
politiche differenti. La prima continua a sostenere incondizionatamente Nicolás
Maduro ed il regime chavista, sostiene che siamo davanti a un'offensiva
fascista e che, pertanto, la dura repressione è giustificata. La seconda
posizione è quella di coloro i quali appoggiarono il chavismo ed ora ne
prendono le distanze, opponendosi al governo di Maduro: avanzano critiche alla
sua politica e alla repressione da esso promossa, segnalando anche debolezze ed
errori del periodo di Chávez, ma le loro proposte si limitano a “ritornare al chavismo
delle origini”, solo migliorandolo un po'. Da parte sua, la Lit-Quarta
internazionale ha sostenuto sin dall'inizio del processo che la radice di
classe borghese della direzione chavista e il suo rifiuto di superare il
sistema capitalista (al di là della fraseologia “rossa”) portavano
inevitabilmente al suo fallimento, e questa è la triste realtà di oggi. Per
questo motivo, ci siamo sempre posizionati all'opposizione da sinistra e dal
versante della classe operaia rispetto al chavismo (1).
Un po' di storia
Per fondare la nostra analisi e la nostra posizione è necessario vedere il contesto storico in cui nacque il chavismo e il suo ruolo in questo contesto.
Il chavismo comincia a svilupparsi a partire dalla crisi del
regime di Punto Fijo (che ebbe inizio nel 1958) dopo il sollevamento popolare
conosciuto come Caracazo, nel 1989. Il Caracazo non solo colpì a morte il
regime ma inoltre divise le forze armate di fronte alla dura repressione del
movimento.
Nel quadro di questa profonda crisi a tutti i livelli del sistema
capitalista venezuelano, nel 1992 il colonello Chávez ed un gruppo di ufficiali
di seconda linea tentano un colpo di Stato che fallisce. Dalla prigione, Chávez
comincia a spingere il suo movimento politico ed a guadagnare prestigio
popolare e, dopo la liberazione, vince le elezioni del 1998.
Allora cominciò il dibattito all'interno della sinistra: “Per la
maggioranza delle correnti di sinistra che rivendicano il chavismo, il suo
trionfo elettorale e il suo governo sono il prodotto diretto del Caracazo e
dell'ascesa che lo accompagnò, cioè, la sua genuina e progressiva espressione
politica. Per noi, invece, essendo un sottoprodotto del 'Caracazo' e
dell'ascesa, il chavismo è un movimento della seconda linea delle istituzioni militari
che prese la testa dell'ascesa delle lotte per frenarla o, per lo meno,
controllarla affinché non traboccasse verso la rivoluzione socialista e,
essenzialmente, per chiudere la frattura delle forze armate e così ricostruire
pienamente lo Stato borghese” (2).
Chávez al governo
Il governo di Chávez rifletteva una profonda contraddizione. Da
una parte, era un'espressione distorta dell'ascesa rivoluzionaria e per questo
motivo “vestì di rosso” e di antimperialista il suo discorso, prese alcuni misure
nazionaliste limitate e parziali, e diede alcune concessioni alle masse.
Dall'altro lato, era borghese fino al midollo e il suo obiettivo centrale era
frenare la rivoluzione e salvare il capitalismo. Per questo motivo non sorpassò
mai i limiti del sistema economico capitalista né del suo Stato. Qua va
applicata col massimo rigore una premessa sempre attuale: chi non rompe con
l'imperialismo e col capitale finanziario finisce, presto o tardi, per esserne
uno strumento.
Per la sua origine, i governi di Chávez ebbero attriti reali con
l'imperialismo yankee, specialmente durante il periodo di George Bush che tentò
di abbatterlo nel 2002. Ma si trattò di un antimperialismo molto limitato, più
che altro a parole, il cui “tono guerriero” si abbassò notoriamente con Obama,
tanto che lo stesso Chávez nel 2008 dichiarò che se fosse statunitense
voterebbe per Obama. Con gli imperialismi europei la sua relazione fu sempre
molto amichevole.
Sul terreno socioeconomico, abbiamo detto che il chavismo non
sorpassò mai i limiti del capitalismo. Perciò, nonostante la sua retorica
socialista, non minacciò mai realmente di cambiare alla radice questo sistema.
Ciò è evidente se si considera il contenuto profondo delle differenti
costituzioni che sono state approvate in questi anni, la consegna ad imprese
straniere del 50 percento dello sfruttamento dell'industria petrolifera, il
dominio assoluto dell'imperialismo in rami centrali dell'industria (come il
settore automobilistico) e il pagamento puntuale del debito estero (lo stesso
presidente Maduro ha detto recentemente che il “Venezuela ha pagato 60.000
milioni di dollari in compromessi internazionali durante gli ultimi due anni”)
(3). Neanche le tanto reclamizzate nazionalizzazioni delle imprese (come quelle
dell'elettricità di Caracas o quella siderurgica dell'Orinoco) ruppero questa
regola, perché furono fatte sulla base di criteri capitalisti (compera del
pacchetto azionario).
Il modello di accumulazione
La politica del chavismo non ha avuto niente di “socialista”.
Peraltro, persino nel quadro del capitalismo, non avanzò nemmeno nel tentativo
di rendere il Venezuela un Paese più indipendente dall'imperialismo. Il
chavismo non solo mantenne ma approfondì il modello di accumulazione che
abbiamo denominato di rendita petroliera, parassitaria e semicoloniale, creato
durante le decadi precedenti. Vediamo alcuni dati: il petrolio passò dal
rappresentare il 64 percento delle esportazioni nel 1998, al 92 percento nel
2012. A sua volta, le entrate per il petrolio rappresentano il 90 percento
delle risorse dello Stato. Allo stesso tempo, il Paese si è deindustrializzato:
questo settore rappresentava il 18 percento del PIL nel 1998, mentre nel 2012
cadde al 14 percento.
Questo modello di accumulazione riuscì a funzionare più o meno
bene finché si mantennero alti i prezzi del petrolio. La parte di entrata che
rimaneva nello Stato permetteva al regime di effettuare il pagamento del debito
estero, concedere alcune concessioni alle masse (come le Missioni),
rinazionalizzare qualche industria (come la Sidor o l'Elettricità di Caracas),
fare affari in altri settori borghesi, ed anche creare la sua “boliborghesia”.
Questa “boliborghesia” (il cui massimo esponente è l'ex militare
ed uno dei principali dirigenti del chavismo, Diosdado Cabello) accumulò
numerose imprese fra le sue proprietà e fece fortuna parassitando lo Stato
(come i bilanci delle Missioni e della PDVSA) ed anche speculando con le grandi
differenze di quotazione tra il dollaro parallelo e quello ufficiale.
Questo carattere di classe borghese della direzione del chavismo e
la politica che emerge da essa sono la radice più profonda del suo fallimento.
Poiché non si cambiarono (né si attenuarono) le basi di questo capitalismo di
rendita seimicoloniale, si preparò una caduta inevitabile, che si è fatta molto
più rapida e rovinosa negli ultimi anni, a partire dal ribasso dei prezzi del
petrolio. La morte di Chávez e l'ascesa di Nicolás Maduro, dotato di prestigio
ed abilità politiche molto inferiori, hanno potuto accelerare un po' il
processo, ma l'origine del fallimento aveva le radici negli anni
precedenti.
Che regime politico c'è oggi in Venezuela?
C'è un tema che è centrale per comprendere la realtà attuale del
Paese: che tipo di regime politico ha costruito il chavismo dopo la fine del
regime di Punto Fijo? Un primo aspetto centrale (il suo carattere di classe)
l'abbiamo già fatto emergere: non era socialista né di transizione al
socialismo bensì borghese fino al midollo.
Dentro questo carattere borghese, diciamo sempre che il chavismo
aveva costruito un tipo di regime politico che Trotsky, nella sua analisi sul
Messico degli anni'30 del Novecento, denominò bonapartista sui generis
di carattere populista (4). Trotsky sosteneva che, per compensare le loro debolezze
relative come classe, le borghesie dei Paesi semicoloniali avevano bisogno di
costruire un regime politico forte, sostenuto dalle forze armate.
Una delle sue varianti era la dittatura classica di destra.
L'altra adottava un profilo populista che da una parte aveva attriti con
l'imperialismo per negoziare migliori condizioni, e dall'altra parte cercava di
porre sotto controllo le mobilitazioni delle masse, per rafforzare la propria
posizione nella negoziazione con l'imperialismo. Per questo motivo, mentre
facevano alcune concessioni alle masse, dovevano stabilire un ferreo controllo
su di esse, per evitare lo straripare delle mobilitazioni. Così, perfino i più
forti di questi movimenti (come il peronismo argentino o il nasserismo
egiziano) ebbero sempre una componente repressiva.
Il chavismo non fu un'eccezione in questo senso: perfino nei suoi
“anni di gloria” esistono numerosi esempi di repressione del movimento operaio
e delle masse. Per esempio, la durissima repressione della Guardia Nazionale nei
confronti dei lavoratori di Sanitarios Maracay, nel 2007, o l'assassinio di due
lavoratori della fabbrica Mitsubishi in una repressione poliziesca nel
2009.
La situazione attuale
La crisi profonda del modello di rendita acutizza tutte le contraddizioni.
Da una parte, rende molto più duri gli scontri con gli altri settori borghesi
che vogliono riprendere il controllo dello Stato per tutelare i loro affari.
D'altro canto, elemento fondamentale, porta allo scontro col regime le masse
popolari, alle quali il regime non può più fare concessioni, condannandole ad
un'esistenza miserabile. E, per questo motivo, queste si mobilitano contro
lui.
In questa cornice, con un appoggio minoritario della popolazione,
il regime chavista non ha oramai niente di populista né di progressivo ma è
sempre più dittatoriale e repressivo. La sua istituzione fondamentale ormai è
la cupola delle Forze armate, profondamente legata con la boliborghesia e la
difesa dei suoi interessi.
Quella che stiamo vivendo oggi in Venezuela non è la lotta tra un
regime socialista o progressivo ed un'offensiva fascista, bensì la lotta tra un
regime borghese regressivo ed agonizzante ed il disgusto delle masse popolari
di fronte a questa realtà. Per questo motivo, ripudiamo l'azione repressiva del
governo.
Il grande problema è che il brutto volto della realtà attuale del
chavismo, e la demoralizzazione che caratterizza la maggioranza della sinistra
che lo ha appoggiato, ha fatto sì che sia la vecchia destra mascherata con
nuove facce, e raccolta nel Tavolo di Unità-Mud, a capitalizzare parte
importante di questo malcontento. La responsabilità di questa situazione è
dello stesso chavismo. Tra le altre cose, perché con la sua azione repressiva
ha regalato alla destra le bandiere della difesa delle libertà
democratiche.
Che cosa fare? Via Maduro ed il suo governo di fame!
Per questo motivo, come dice la recente dichiarazione dell'Ust
(organizzazione venezuelana della Lit-Qi): “denunciamo che il governo, il Psuv
e l'opposizione della Mud nascondono le loro reali intenzioni, e diciamo: gli
uni e gli altri cercheranno di fare pagare ancora di più ai lavoratori la crisi
che già soffriamo. Non si deve avere alcuna fiducia in questi dirigenti
filopadronali”.
Insistiamo nel dire che devono essere i lavoratori, con le loro
bandiere ed organizzazioni, e dal basso, ad organizzare una grande lotta
nazionale per cacciare Maduro. Solo così si potrà lottare per un vero piano
economico di emergenza, al servizio dei lavoratori e delle masse popolari. Tra
i vari punti proponiamo: sospensione immediata del pagamento del debito
estero, stipendi dignitosi, cibo, medicina, salute ed educazione; (…)
investimento nel recupero dei campi per produrre alimenti, riscatto delle
imprese basilari; no all'arco minerario, nazionalizzazione di tutto il
petrolio, fine delle imprese miste; piena validità delle libertà democratiche:
elezioni libere, libertà alle persone imprigionate per aver lottato; indagini
su tutti i fatti di violenza ed omicidi con una commissione speciale composta
da organizzazioni per i diritti umani, dai lavoratori, dai familiari e da
personalità indipendenti; ripudiamo gli attacchi ai sindacati, ai partiti ed
alle organizzazioni sociali e popolari; per porre fine all'intervento statale
nei sindacati: elezioni adesso! (…) Per uno sciopero generale ed un
"Venezuelazo", per cacciare Maduro e cambiare il Paese. Via Maduro
ed il suo governo di fame e miseria!
Questo piano economico di emergenza può essere portato avanti fino
alle estreme conseguenze solo da un governo dei lavoratori e dalle masse
popolari povere. È per quello che lottiamo e facciamo appello a tutti i
lavoratori ad unirci per portare avanti questa lotta (5).
Note:
[1] la prima posizione è espressa, per esempio, nel bollettino di internet “Resumen Latinoamericano y del Tercer Mundo” (vedere: resumenlatinoamericano.org). Come esempio della seconda, c'è l'organizzazione venezuelana Marea Socialista (vedere: http://mareasocialista.com.ve/). Per chi abbia interesse a conoscere meglio le posizioni della Lit-Qi, raccomandiamo il libro “il Venezuela dopo Chávez: un bilancio necessario” di edizioni Marxismo Vivo, la rivista Correo Internacional n° 14, e numerosi articoli del sito www.litci.org.
[2] Alejandro Iturbe, Il Venezuela dopo Chávez: un bilancio necessario.
[3] http://rnv.gob.ve/venezuela-ha-pagado-60-000-millones-de-dolares-en-compromisos-internacionales/
[4] Su questo tema, vedere diversi articolo del libro “Scritti latinoamericani” in http://www.ceipleontrotsky.org/Escritos-Latinoamericanos-compilacion-3ra-edicion
Articolo originale, pubblicato su Opinião Socialista n.° 539 col titolo: “Um ‘venezuelaço’ para derrubar Maduro” [Un ‘venezolanazo’ para derrocar a Maduro], 18 de julio de 2017, pp.10-11.
Venezuela: non votare il 30 luglio per la Costituente illegale e fraudolenta!
di Ust, sezione venzuelana della Lit-Qi
La tensione continua a crescere in tutto il Paese. Dopo la
“consulta popolare” convocata dalla Mud, che ha avuto una forte partecipazione,
e il “blocco civico”, ora la Mud raddoppia la scommessa convocando uno
“sciopero generale” di 48 ore questa settimana per occupare Caracas.
È impossibile sapere la reale quantità di persone che
parteciparono a detta consulta e quali furono le richieste più votate, ma alla
Mud è servita per meglio posizionarsi e pressare il governo, al fine di
obbligarlo alla negoziazione, utilizzando il sentimento di rifiuto ed
indignazione popolare. Senza dubbio ciò ha avuto un forte impatto sul
governo.
Uno degli obiettivi fondamentali della Mud è cercare di abbassare
il livello di pressione delle piazze ma l'indignazione è tanto grande che non
le sarà facile riuscirci.
D'altra parte, Maduro sta giocando la sua chance principale per
mantenersi al potere con l'installazione della fraudolenta Assemblea nazionale
costituente (ANC) e difficilmente farà un passo indietro. Col risultato che
finora la sua risposta è consistita nell'aumento della repressione: si contano
già più di 100 morti, migliaia di detenuti e più di 400 arrestati. Ora hanno
fermato tre avvocati che erano stati nominati dall'Assemblea nazionale per far
parte del TSJ [Tribunale supremo di giustizia; ndt].
L'opposizione borghese, organizzata nella Mud, e col supporto
dell'imperialismo, sta utilizzando il malcontento popolare per convalidare il
suo progetto politico di governo di “unità nazionale” come parte di una
transizione. La consulta cominciava col rifiuto della Costituente di Maduro e,
dopo, le rivendicazioni non avevano un carattere isolato le une dalle altre, ma
erano un tutto, un progetto politico da convalidare in blocco. Un settore del
“chavismo critico” ha detto alla Mud che avrebbe appoggiato la consulta se si
fosse limitata a mantenere la prima richiesta, cosa che la Mud ha respinto,
evidenziando che quello che si metteva in discussione era il suo progetto.
Perciò noi dell'Ust ci siamo rifiutati di condividere la manovra padronale
della Mud.
Il governo di Maduro, nel tentativo di impedire che la base
chavista, stufa del governo, votasse la consultazione della Mud, e d'altra
parte per non perdere l'iniziativa, ha montato un “simulacro”, non previsto,
nel cronogramma. Nonostante le minacce e le pressioni e il dispiegamento di
buona parte del suo “armamentario” non è riuscito a creare grandi entusiasmo e
partecipazione. Il punto è che la miseria e la fame aumentano, crescendo la crisi
economica e sociale. Persino gli stessi chavisti che fino a poco tempo fa
appoggiavano Maduro oggi si sentono sconfitti e demoralizzati. Il governo
continua a vantarsi di assolvere “i compromessi internazionali”, pagando
religiosamente il debito estero, benché ciò significhi non avere dollari per
importare alimenti e medicine. Benché l'inflazione vada alle stelle ed i nostri
anziani non possano curarsi.
Per questo motivo nessun discorso entusiasma la base chavista. Per
questo motivo il malessere esplode nei quartieri popolari per il cibo, per
mancanza di gas o medicine. Per questo motivo la parola d'ordine “Via Maduro!”
è più forte che mai.
La “crisi rivoluzionaria” di Maduro
Con la sua solita prolissità, Nicolás Maduro ha dichiarato che
“siamo nel mezzo di una crisi rivoluzionaria. Che nessuno abbia paura di queste
parole”. In qualche modo, il presidente riconosce che si è arrivati ad un punto
di difficile ritorno nella lotta per il potere. La crisi politica si è
approfondita al punto che l'Assemblea nazionale ignora il potere di Maduro,
riconosce il Vice procuratore nominato da Ortega Díaz, nomina i 33 giudici del
Tribunale supremo di giustizia e si impegna a nominare i direttori del CNE
[Consiglio nazionale elettorale; ndt]. La mossa del governo di “unità
nazionale” costituisce inoltre una pressione ulteriore ed un tentativo di
mostrare la formazione di un “governo parallelo”.
Questa tremenda crisi politica mostra l'avviamento di due progetti
controrivoluzionari. Quello del governo Maduro, che sta applicando un brutale
piano di accomodamento che ha portato alla fame e alla miseria i lavoratori e
le masse popolari. E quello della Mud che lotta per appropriarsi della rendita
petrolifera ed implementare inoltre un progetto filoimperialista per
approfondire gli attacchi alle masse popolari e saccheggiare le nostre risorse,
come sta facendo Maduro.
Il “pacchetto” della Mud
La Mud, col suo progetto anti-operaio, anti popolare ed al servizio dell'imperialismo, cerca di mantenere sotto il suo controllo le piazze e portare il malcontento popolare sulla strada passiva del voto, delle negoziazioni e degli accordi. La “consulta popolare” e i “blocchi civici” lanciati dall'alto lo confermano. Come dicevamo in precedenza, la Mud ha lanciato il suo pacchetto politico cercando di convalidare con la sua consultazione tutto un progetto che include le FANB, le risoluzioni dell'Assemblea nazionale ed il governo di “unità nazionale", sotto il mantello del rifiuto della Costituente. La stessa cosa si verifica con questa nuova chiamata allo “sciopero generale” di 48 ore “decretata” dai mezzi di comunicazione, da dirigenti che da tempo non entrano in una fabbrica o in un luogo di lavoro ed altri che non si azzardano a svolgere assemblee per organizzare una lotta. Questi dirigenti obbediscono alle politiche della Mud di “lottare insieme ai padroni… per gli interessi politici ed economici dei padroni". Perciò proponiamo che nei posti di lavoro e di studio si organizzino assemblee e lì si decida se si partecipa o no a questi blocchi, e come li si sviluppa per preparare un vero sciopero generale.
Le pressioni dell'imperialismo
L'imperialismo yankee e quello europeo hanno lanciato una campagna
condannando la convocazione all'Anc. Donald Trump ha assicurato che “se Maduro
installa la Costituente prenderà misure molto dure”. Secondo quanto ha lasciato
intendere le misure contro il governo andrebbero dal congelare gli attivi di
ministri e funzionari di alto rango, come ha fatto fino ad ora, fino a
sospendere l'acquisto di petrolio che come si sa è quello che in effetti si
paga in contanti e permette al governo di ottenere dollari. Da parte sua
Almagro, Segretario Generale dell'OEA [Organizzazione degli Stati americani;
ndt] sta aumentando le pressioni. Anche il Parlamento europeo preme su Maduro
affinché questi sospenda la Costituente, minacciando che in caso contrario
prenderebbe delle misure punitive.
Noi invitiamo a non fidarsi di alcun tipo di pressione proveniente
dall'imperialismo e dai suoi governi lacchè, come quello di Peña Nieto, Macri o
del moribondo Temer. Niente di buono uscirà da lì. I lavoratori devono solo
fidarsi della solidarietà dei lavoratori del mondo per sconfiggere Maduro ed il
suo governo di fame e miseria.
La nostra posizione di fronte alla cosiddetta “ora zero” è: non
votare il 30 luglio!
I lavoratori non devono cadere nella trappola preparata
dall'opposizione borghese e dai suoi dirigenti sindacali.
Sicuramente molti compagni penseranno che con la Mud potremmo
buttar giù Maduro e che dopo potremmo lottare più facilmente. Potrebbe essere
così se la maggioranza della Mud si proponesse di abbattere il governo. Ma per
il momento i suoi principali portavoce chiariscono che cercano di “negoziare
una transizione”. Il deputato Freddy Guevara nelle sue rivendicazioni non
chiede che Maduro vada via: in un reportage egli chiede il ritiro della
Costituente, il riconoscimento all'Assemblea nazionale, libertà ai carcerati,
riconoscimento del nuovo TSJ nominato dall'Assemblea nazionale, tra i vari
punti.
Perciò, nonostante i discorsi duri, l'ex presidente Rodríguez
Zapatero si entusiasma affermando che “ci sono negoziazioni e ce ne saranno”. È
quello che afferma Pompeo, direttore della Cia, per cui “gli Usa vogliono un
Venezuela stabile e democratico". Cioè niente di più lontano di un
rovesciamento per la mobilitazione delle masse o dei suoi blocchi civici.
Dobbiamo partecipare a tutte le lotte, organizzati e con le nostre
bandiere. Noi dell'Ust diciamo “Via Maduro!” e facciamo appello a costruire uno
sciopero generale nei luoghi di lavoro: facendo assemblee e riunioni nelle
fabbriche; votando i nostri programmi di lotta; denunciando il governo ed anche
la Mud, perché tanto l'uno come gli altri hanno nei loro piani la continuazione
del pagamento del debito estero con l'accrescimento della fame e della miseria.
Pertanto, in ogni caso non ci saranno stipendi dignitosi né lavoro; né medicine
ed alimenti. Il nostro programma deve essere volto allo scontro coi padroni e
le burocrazie. Deve rivendicare stipendi dignitosi, la sospensione immediata
del pagamento del debito, l'indagine e il rimpatrio dei capitali illeciti,
fuggiti all'estero o verso le “banche nazionali”. Per la nazionalizzazione
totale del petrolio e la fine delle imprese miste. Denaro per alimenti e
medicine. Recupero delle imprese essenziali ed un piano di produzione nazionale
di alimenti, ecc. Consideriamo che settori di sinistra come il compagno
Chirino, del Psl, commettono un errore chiamando a condividere le azioni
promosse dalla Mud, sia la “consultazione” di domenica 16 luglio che
“l'appoggio al blocco civico”, poiché queste
sono parte di una politica controrivoluzionaria. Per esempio, nella
passata “consulta” nessuno ha saputo quanti voti andarono all'appoggio al
governo di unità nazionale e quanti al rifiuto all'Anc. E' rimasto solo un
“forte appoggio alla Mud”.
Peggio ancora, ci sembra che appoggiare una mobilitazione assieme
ai padroni, dopo 18 anni di governo “socialista” assieme ai padroni e ai
militari “socialisti”, sia sbagliato, poiché significa continuare ad
incoraggiare la possibilità di andare al governo con questi, come ha fatto la
Mud.
Sappiamo che davanti alla polarizzazione è molto difficile
stabilire una linea indipendente dai due settori borghesi. Ma il nostro sforzo
deve essere quello di stabilire una politica di indipendenza di classe.
L'esempio dei compagni amministrativi dell'UNEG che votarono in assemblea il
rifiuto della Costituente, mostra che possiamo riuscirci. La nostra posizione è
partecipare a tutte le lotte nella misura in cui si possa mantenere
l'indipendenza di classe attraverso programmi votati in assemblee o riunioni
operaie e popolari, prepararsi allo sciopero generale di cui c'è necessità.
Il 30 luglio non votare
Invitiamo tutti i lavoratori e i settori popolari, i contadini e tutta la popolazione a non andare a votare il 30 luglio per l'Assemblea Costituente fraudolenta che non risolverà nessuno dei gravi problemi dei lavoratori e dei settori popolari e che servirà per prolungare il governo di Maduro, la sua politica di fame e repressione. Servirà ad alimentare la corruzione e a distruggere le nostre industrie basilari. Per questo motivo richiamiamo ad organizzarci in forma indipendente senza padroni né militari, per costruire un'alternativa politica dei lavoratori.
No alla Costituente fraudolenta di Maduro!
Via Maduro!
Per un sciopero generale organizzato dal basso con assemblee e riunioni per votare un programma operaio e popolare per uscire dalla crisi!
Sospensione immediata del pagamento del debito estero! Stipendi dignitosi, medicine, educazione e salute!
Per la nazionalizzazione del petrolio! Fine delle imprese miste! No all'Arco minerario dell'Orinoco! Piano minerario condiviso dalle comunità!
Per il pieno esercizio delle libertà democratiche! Libertà a tutte le persone arrestate per aver lottato!
Elezioni sindacali immediate, senza ingerenze statali!
Per un Venezuelazo, per incominciare a cambiare il Paese!
Per un governo dei lavoratori e delle masse povere che sviluppi questo programma!
Venezuela: noi lavoratori non andiamo allo sciopero padronale
di Unità Socialista dei Lavoratori (Ust), sezione venezuelana della Lit-Qi
La situazione venezuelana è sempre più tesa. La crisi politica si
aggrava e l'economia del Paese va a picco, facendo da combustibile rispetto
all'acutizzarsi della crisi politica; il regime politico cade a pezzi ed il
governo perde sempre di più l'appoggio popolare.
Ci sono stati più di cento giorni di mobilitazioni e proteste,
sottoposte ad una dura repressione, con un bilancio considerevole di morti,
feriti e arrestati.
La Mud, facendo leva sul malcontento popolare cavalca queste
mobilitazioni al fine di capitalizzarle e soprattutto controllarle, tuttavia
sempre più frequentemente e in diverse località si sviluppano mobilitazioni
spontanee, contro la fame, la scarsità, la miseria e la stessa repressione,
mobilitazioni che non sempre la Mud riesce a controllare. Questa mobilitazione
è molto probabile che aumenti con l'avvicinarsi del 30 luglio, data
dell'elezione dei candidati all'Assemblea nazionale costituente (ANC), essendo
diffusa la consapevolezza che la situazione economica non migliorerà e che, al
contrario, i patimenti della classe lavoratrice e dei settori popolari
aumenteranno.
È per questo motivo che la Mud, da buona direzione borghese
qual è, si dedica a transazioni e negoziazioni, cercando di evitare che la
crisi politica si risolva nelle strade e cercando meccanismi che le permettano
di rabbonire le piazze, senza smettere di pressare il governo, per negoziare in
migliori condizioni per una soluzione condivisa.
In questo quadro si colloca la sua convocazione, lo scorso 16
luglio, della consultazione popolare per respingere la chiamata filogovernativa
all'Anc, per decidere il ruolo che devono svolgere le istituzioni,
principalmente le FANB [Forza armata nazionale bolivariana; ndt] e l'Assemblea
nazionale, e per accordarsi su un governo di “Unità Nazionale”. Così facendo,
la Mud segue la sua agenda politica basata sulle pressioni al fine di negoziare
ed ora, con l'appoggio esplicito di Fedecamaras, Conindustria, Consecomercio,
la Cámara de la Construcción, Fedeagro ed altre corporazioni padronali convoca
per giovedì 20 luglio uno sciopero nazionale, questione che ponevano da prima
della consultazione anche dirigenti sindacali (legati alla Mud) come Iván
Freites della Futpv e Marcela Máspero di Unete, i quali hanno fatto
dichiarazioni ai mass media invitando i lavoratori ad unirsi a questo sciopero.
Abbiamo bisogno di uno sciopero generale con un programma operaio, popolare e studentesco
L'inflazione incontrollabile, la permanente scarsità di alimenti e
medicine, un paniere all'ordine dei 1.500.000 Bolivar, un salario miserabile di
97.000 bolivar, che sommati ai 153.000 di “cesta ticket” configurano un'entrata
mensile di appena 250.000 bolivar, la sfacciata speculazione; l'aggravamento
della crisi economica col continuo pagamento di debito estero e la fuga di
capitali, insieme alla crescente repressione che il governo utilizza contro i
manifestanti, contro il movimento studentesco, i dirigenti e gli attivisti
politici, sindacali e popolari oppositori; gli attacchi alle libertà
democratiche, i licenziamenti e le restrizioni ai diritti dei lavoratori di
scegliere liberamente i loro rappresentanti sindacali e di organizzarsi in
maniera indipendente; sono sin troppe le ragioni per cui la classe lavoratrice
venezuelana tramite le sue organizzazioni deve convocare uno sciopero generale
in maniera democratica ed indipendente, sulla base di un programma che ponga al
centro di tutto la soluzione ai problemi sopra esposti.
Ma non è a per questi motivi che la Mud sta convocando lo sciopero
per questo giovedì; piuttosto, la Mud sta pensando ad un sciopero organizzato
in funzione dei suoi interessi politici filopadronali, degli interessi diretti
delle corporazioni padronali che la accompagnano in questo appello, e pretende
che i lavoratori vadano dietro a quegli interessi ed obiettivi, uno sciopero per
il quale, al di là delle parole di “buona volontà”, saremo noi lavoratori
quelli che pagheremo la crisi con accomodamenti, licenziamenti e chiusure di
imprese.
La Mud cerca un'uscita negoziata dalla crisi, aspira a
riprivatizzare imprese, a “migliori condizioni per investire”, il che
significa, tra le altre cose, ridurre le buste paga nelle imprese
riprivatizzate, congelare le contrattazioni collettive, e maggiori agevolazioni
per licenziare; si cerca di eliminare i diritti contemplati nella Lottt [Ley
Orgánica del Trabajo, los Trabajadores y las Trabajadoras; ndt] come
l'inamovibilità lavorativa (che già è inapplicata, ma che risulta loro
scomoda), e d'altro canto vogliono l'eliminazione legale del controllo dei
prezzi (benché questi siano in realtà già liberi), vogliono afferrare
una fetta maggiore della rendita dell'industria petrolifera e capitali da
continuare a portare all'estero, ecc; infine, ciò che cercano con questo
sciopero nazionale sono garanzie per applicare meglio le politiche di accomodamento
contro i lavoratori (politiche che sta già portando avanti l'attuale governo).
I lavoratori non possono sperare niente di buono da questa chiamata allo
sciopero.
Per uno sciopero generale ad oltranza che porti alla cacciata di Maduro
Noi dell'Unità Socialista dei Lavoratori (Ust) sosteniamo che né
l'Anc, né un accordo tra politici borghesi come quelli del Psuv e della Mud, né
le elezioni, rappresentano una soluzione ai problemi dei lavoratori e delle
masse povere, affermiamo che la soluzione passa dalla lotta per uno sciopero
generale che conduca alla cacciata di Maduro.
Ma questo deve essere organizzato e preparato dalle organizzazioni
operaie in maniera democratica, previa realizzazione di assemblee di base da
parte dei sindacati, nei luoghi di lavoro, senza alcun legame coi padroni né
subordinazione ai loro interessi che, come è ben noto, sono completamente
opposti ai nostri.
Questo è ciò che non fanno né Freites, né Máspero, né altri
burocrati sindacali vicini alla Mud, per la semplice ragione che sono dirigenti
legati ai padroni, che vivono di favori, prebende e privilegi proporzionali
alla profondità di tali relazioni. Costoro non rappresentano gli interessi
della classe lavoratrice, come non li rappresentano dirigenti sindacali legati
all'apparato del chavismo come Wills Rangel, Franklin Rondón, tra gli
altri.
Per questo motivo, noi lavoratori dobbiamo organizzarci ed
avanzare il nostro programma, dobbiamo
organizzare comitati o altre forme di organizzazione indipendenti per garantire
un vero sciopero generale, operaio, studentesco e popolare con l'obiettivo di
cacciare il governo.
Il programma di questo sciopero deve avere come punto centrale la cacciata
di Maduro; inoltre, avanzare il No
rispetto alla fraudolenta Assemblea nazionale costituente, prospettare la
sospensione immediata del pagamento del debito estero, indagine sulle relazioni
economiche con Cina e Russia per capire dove sono finiti i soldi durante gli
anni di controllo del cambio, il rimpatrio dei capitali evasi, la statalizzazione
del commercio estero, non un dollaro in più alla borghesia, la fine delle
imprese miste, la nazionalizzazione del 100 percento dell'industria
petrolifera, soldi da investire nel suo recupero, così come per recuperare le
imprese basilari, investimenti nella produzione di alimenti e medicine, no
all'Arco minerario, sfruttamento minerario e di altre risorse in accordo con le
comunità indigene, aumento generale degli stipendi, fine dei licenziamenti,
porre fine alla scarsità, investimenti per educazione e salute, non per
banchieri e speculatori, piene libertà democratiche; libertà per le persone
arrestate per aver lottato, totale garanzia dei diritti politici e sindacali,
immediate elezioni nelle organizzazioni operaie e popolari senza ingerenza del
Cne o del Tsj né dei padroni, eccetera…
Noi lavoratori abbiamo questa proposta per uscire dalla crisi. Per
applicarla dobbiamo governare col nostro programma. Perciò dobbiamo costruire
un'alternativa politica indipendente dai padroni della Mud e dai padroni del
Psuv.
Abbiamo bisogno di un sciopero generale per cacciare Maduro! Indipendenza dai padroni, dalle burocrazie e dalle politiche filopadronali!
No alla Costituente fraudolenta! Non votare il 30 luglio!
No al pagamento del debito estero: investimenti per cibo, medicine, educazione e salute, non per i banchieri!
Per un governo dei lavoratori, dei contadini e delle masse povere!
* Dal sito della Lit-Quarta Internazionale: www.litci.org
Traduzioni dallo spagnolo di Mauro Buccheri