editoriale di A Luchar por el Socialismo
giornale del Prt (sezione spagnola della Lit)
Il Pp ha affrontato a muso duro il governo Zapatero per tutta la legislatura, usando come cavalli di battaglia lo Statuto della Catalogna, la questione del negoziato con l'Eta e la "difesa della famiglia cristiana", in un corso sempre più destrorso. Durante la campagna elettorale hanno accusato il governo di "capitolazione davanti all'Eta" e hanno rinfocolato la xenofobia, accusando i lavoratori immigrati di essere un focolaio di delinquenza e di essere responsabili per le carenze dei servizi pubblici. In zone come la Catalogna, il centrodestra si è presentato come il difensore della lingua castigliana, sostenendo che sarebbe soffocata dalla Generalità [il governo della regione autonoma catalana]. Con questi argomenti reazionari sono riusciti a guadagnare un buon risultato, con un'importante crescita a Madrid e nella zona di Valencia e una significativa maggioranza in Andalusia, raggiungendo 10 milioni abbondanti di voti e riducendo il distacco col Psoe.
Il crollo di Iu [Izquierda Unida] e dell'Erc [Sinistra Repubblicana di Catalogna]
Il risultato peggiore è stato quello dei soci di Zapatero: Izquierda Unida e Erc, che hanno subito un'emorragia di voti e rimangono senza gruppo parlamentare e senza finanziamento pubblico. Iu è sulla soglia della scomparsa, ormai divenuta un raggruppamento di forze regionali. L'Erc è entrata in crisi. Entrambe si consolano sostenendo di aver subito lo "tsunami del bipartitismo". Ma non sanno dire perché ciò è avvenuto. Ma la risposta, in realtà, è semplice: hanno dimostrato la loro assoluta nullità come alternativa di sinistra a Zapatero, al quale hanno fornito copertura in tutti i passaggi fondamentali, anche con la loro partecipazione al governo delle autonomie, come col tripartito al potere in Catalogna e sono stati corresponsabili delle misure repressive, della privatizzazione della Scuola, del sostegno al fianco del padronato nel conflitto sociale.
Oltre le elezioni: l'ora della verità
Ma il voto per i socialisti non è stato un voto entusiasta quanto piuttosto un voto di rassegnazione. In effetti il Psoe, in questi quattro anni, ha deluso le aspettative che molti lavoratori e giovani avevano riposto in esso. A parte la retorica progressista di Zapatero, che si è espressa in provvedimenti come quelli sul divorzio rapido, sul matrimonio omosessuale o sui permessi per paternità, il governo ha applicato nei fatti politiche in piena continuità con la destra e ha governato per conto del capitale. La borghesia ha goduto di uno dei migliori periodi della sua storia e a farne le spese sono stati i salari, la crescita della precarietà e della povertà. Nella stessa negoziazione con l'Eta, Zapatero ha sempre subito il condizionamento del Pp e non ha mai fatto nessuna concessione reale. Ed è su questa politica che la destra ha ritrovato spazio. E ora, finite le elezioni, torna la realtà, che significa in primo luogo crisi economica (pudicamente definita "rallentamento della crescita") che, col passare delle settimane, cresce. Zapatero e Solbes [ministro dell'Economia, ndt] avevano assicurato di avere un piano per far fronte alla situazione economica e che si poteva stare tranquilli perché, comunque, il governo avrebbe "protetto le fasce più deboli della popolazione".
Serve un piano d'emergenza per affrontare la crisi
In
effetti, ciò che serve è un piano d'emergenza per affrontare la crisi, che
protegga i più deboli dal capitale e dai suoi interessi. Un piano che deve
garantire un salario minimo dignitoso, un'abitazione decente con un canone
equo, un grande piano di opere pubbliche per garantire le necessità delle masse
popolari, salario sociale per i disoccupati e i giovani in cerca di prima
occupazione, la cessazione delle espulsioni degli immigrati privi di permesso
di soggiorno, l'interruzione e il rovesciamento dei processi di privatizzazione
dei servizi pubblici ecc. E, con tutta evidenza, non sembra essere questo il
cammino intrapreso da Zapatero e Solbes. Al contrario, hanno anticipato che il
loro piano sarà imbastito di maggiori facilitazioni fiscali e sovvenzioni alle
imprese, salari minimi molto al di sotto del necessario, "piani di
formazione e riconversione" senza garanzie di ricollocazione per i
licenziati, e un regalo una tantum di 400 euro per contribuente... E' sulla base di questo programma che -come
sempre- il governo vuole avviare la concertazione con la confindustria e le
burocrazie sindacali di CCOO [Comisiones Obreras, ndt] e Ugt. Ma non è questo
ciò che chiedono milioni di lavoratori e di giovani che hanno votato il Psoe
per "fermare la destra". E non è certo per un programma simile che si
sono mobilitati, nel pieno della campagna elettorale, i lavoratori della Tmb di
Barcellona e della Emt di Madrid [sono le aziende dei trasporti delle due
città, ndt], i lavoratori delle pulizie, gli universitari della Catalogna e di
Siviglia in lotta contro le privatizzazioni.
Per
quanto ci riguarda, non abbiamo votato per il Psoe e non riponiamo alcuna
aspettativa nel nuovo governo. Siamo convinti che il nuovo governo Zapatero non
sarà diverso dal precedente: continuerà a governare per i ricchi e non per
tirarci fuori dalla crisi. Ci sono lavoratori che la pensano come noi ma
sappiamo che la maggioranza, invece, ha votato per il Psoe e ora si aspetta
qualcosa da Zapatero. A questi compagni diciamo che, al di là delle differenze
che abbiamo, si tratta di costruire un fronte comune del mondo del lavoro
contro la crisi: dobbiamo appoggiare, tutti insieme, le lotte in corso e
rivendicare, uniti, un "piano d'emergenza" a favore di lavoratori e
giovani. Sarà lo sviluppo dei fatti a dire chi ha ragione sul governo Zapatero.
La lotta per le libertà democratiche
E' poi necessario rivendicare, insieme a tutti coloro che hanno votato per il Psoe illudendosi che avrebbero così difeso le libertà democratiche contro il Pp, che il governo cessi di sottomettersi alla destra e interrompa quelle politiche vergognose che, in nome della "lotta contro il terrorismo", violano le libertà fondamentali e i diritti politici di una parte consistente del popolo basco, innescando una dinamica infernale. La reazione davanti al selvaggio attentato di Mondragon rende questa esigenza ancora più urgente.
(traduzione dall'originale in spagnolo di Francesco Ricci)