Partito di Alternativa Comunista

QUESTIONE PALESTINESE

ISRAELE E L'IMPERIALISMO CONTRO I PALESTINESI

di Davide Margiotta

In questi giorni stiamo assistendo ad una nuova tappa della guerra di Israele e dell’imperialismo mondiale contro il popolo palestinese.
Il vero motivo scatenante della guerra in corso è la vittoria di Hamas alle elezioni di gennaio, non certo perchè “hanno vinto i terroristi”, ma perchè quella vittoria ha rappresentato, pur in maniera deformata, la vittoria della voglia di liberazione sui compromessi liquidatori siglati negli anni dall’Autorità Nazionale Palestinese.  

L’azzeramento degli aiuti dell’Unione Europea all’Anp è stato il chiaro segnale che l’insieme dell’imperialismo mondiale riteneva questa un’occasione storica per rilanciare il tentativo di piegare la resistenza.
Il rapimento di un soldato israeliano nei giorni scorsi nella Striscia di Gaza e quello successivo di altri due ad opera questa volta della guerriglia libanese sciita 'Hezbollah' ha scatenato l’immediata reazione sionista: Ehud Olmert ha definito l'episodio «un atto di guerra» da parte del governo di Beirut. Truppe di terra e cacciabombardieri hanno lanciato un'offensiva nel sud del Libano cercando i militari rapiti e trovando le vite dei civili.
Gli episodi di questi giorni sono stati l’alibi di cui si è servito il governo sionista per dare il via ad una vera e propria guerra dalla Striscia di Gaza al Libano: in pochi giorni sono decine e decine i palestinesi e i libanesi sterminati (tra cui molti bambini) dagli attacchi “chirurgici”, mentre metà del governo di Hamas è stato rapito.
I militari di Tel Aviv stanno sistematicamente devastando case, fattorie e infrastrutture, non risparmiando l’uso di "armi sonore" (che con il loro fragore impediscono il sonno alla popolazione civile di Gaza), e chimiche, come denunciato dal ministro della sanità palestinese all’Agenzia Ma’an.
Il presidente dell'Anp Abu Mazen non ha trovato di meglio che volare ad Amman per cercare il sostegno del Re di Giordania, dimostrando una volta di più come le vecchie direzioni delle classi possidenti siano totalmente impotenti di fronte alla violenza imperialista. Dal canto loro, gli Usa hanno immediatamente evidenziato le responsabilità che avrebbero Iran e Siria nella vicenda dei rapimenti, da lungo tempo individuati come i prossimi Paesi da aggredire.
La situazione si fa sempre più esplosiva per l’intero pianeta.

 
Hamas sinora non ha mai accettato di riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele: grazie a questo, alla corruzione dell’Anp e al proprio sistema di aiuti alla popolazione più diseredata ha vinto le elezioni.
Questa vittoria ha dimostrato come il popolo palestinese non ha mai rinunciato alla propria liberazione e al diritto di rientro per i profughi.
Ma è bene chiarire che Hamas non rappresenta il popolo pur essendo appoggiato dai suoi strati più diseredati, ma la borghesia clericale nazionale, che si serve dell’integralismo religioso per controllare le masse col fine di ristabilire il proprio dominio.
La condizione del proletariato arabo è disastrosa: la disoccupazione è così diffusa da rappresentare la normalità, mentre i pochi aiuti internazionali che arrivavano erano facile bottino della stessa borghesia clericale.
Anche il proletariato israeliano è oppresso dal sionismo. La Banca Centrale d'Israele ha reso noto come gli israeliani sotto la soglia di povertà siano triplicati negli ultimi tredici anni. Israele conosce la più grave crisi economica della sua storia, schiacciata dalle spese militari. 
 
Lo stato sionista non è altro che il cuneo che l’imperialismo mondiale ha inserito nel fondamentale scacchiere mediorentale.
Al di là di necessarie tregue armate e di finti ritiri dai territori occupati il vero scopo dell’imperialismo è l’annientamento del progetto palestinese di liberazione nazionale, che rappresenta il maggiore ostacolo alla stabilizzazione del proprio avamposto strategico.
Nell’epoca in cui viviamo, l’epoca dell’imperialismo, è impossibile che la borghesia guidi vittoriosamente una lotta di liberazione nazionale, perchè essa è divisa tra il desiderio di riprendere pieno possesso del proprio dominio e la paura che una lotta vittoriosa potrebbe rianimare il proprio proletariato e detronizzarla o costringerla a concessioni che non è intenzionata a fare.
Questa è la ragione principale per cui, presto o tardi, tutte le direzioni borghesi scendono a compromessi con l’imperialismo una volta che venga loro riconosciuta una fetta di potere e di profitto. La borghesia palestinese non farà certo eccezione a questa regola.
Al momento il popolo palestinese non ha una direzione in grado di guidarlo verso la vittoria sul sionismo e l’imperialismo. Certo la direzione di Hamas non può rappresentare in alcun modo una speranza di vittoria. Questa direzione deve essere ancora costruita e forgiata nelle battaglie.
La questione palestinese è una questione mondiale, pertanto solo una direzione a livello internazionale può uscire vittoriosa da questa titanica lotta.
Noi lavoriamo perchè questo accada cercando di rifondare una internazionale proletaria che unifichi i lavoratori arabi e quelli israeliani e li liberi dalla comune oppressione dell’imperialismo per la costruzione di un unico stato laico di Palestina, che riconosca agli ebrei i diritti di minoranza nazionale, nel quadro di una Federazione socialista del Medio-Oriente.
Per quanto ad oggi questa soluzione possa apparire fantastica, in realtà è l’unica possibile. Peraltro, proprio la sproporzione delle armi tra sionismo e Intifada mostra chiaramente come senza una rivoluzione che unifichi il proletariato arabo ed ebraico e che mini alle fondamenta il potere costituito ogni altro tentativo di pacificazione della regione è destinato al fallimento.
Ad oggi il popolo palestinese dispone soltanto di una invincibile voglia di riscatto e di liberazione, che nessun massacro e genocidio è finora riuscito a domare. Noi siamo con loro.

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