Partito di Alternativa Comunista

Programma di emergenza contro pandemia e crisi economica

Programma di emergenza
 
contro pandemia e crisi economica
 
 
 
 
 
Lega Internazionale dei Lavoratori- Quarta Internazionale
 
 
 
 
 
1- La pandemia e la recessione globale aprono un nuovo scenario mondiale
Le famiglie dei lavoratori piangono le vittime della pandemia di Covid-19, la peggiore dopo l'influenza spagnola nel 1918. Ora devono affrontare una forte disoccupazione e la fame, prodotte dalla più grande recessione mondiale dal 1929.
Noi lavoratori stiamo soffrendo i più grandi attacchi del secolo. Gli effetti sociali sono simili a quelli prodotte contemporaneamente da un grande terremoto e tsunami, o alle conseguenze di una guerra mondiale.
Né la pandemia né la crisi economica sono il risultato del caso. È il capitalismo che uccide, attraverso il Covid-19. È il capitalismo che porta la disoccupazione e la fame, attraverso le sue crisi.
Il capitalismo sta conducendo il mondo alla barbarie. L'attuale miseria è il capitalismo e il futuro è la barbarie: disoccupazione massiccia e salari miserabili senza alcuna garanzia di lavoro.
Sarebbe possibile evitare tutto questo? Sì! Con la tecnologia odierna, le forze produttive potrebbero consentire a tutti di nutrirsi, vestirsi e vivere con dignità, di avere accesso alla cultura e allo svago. Il mondo potrebbe vivere senza crisi economiche. Ma, per fare questo, sarebbe necessario porre fine al dominio della borghesia, che fa sì che la produzione serva i suoi profitti miliardari e non gli interessi della maggioranza. Bisognerebbe espropriare le grandi aziende e pianificare l'economia in base alle esigenze dei lavoratori.
Il mondo potrebbe essere meglio preparato a proteggersi dalle pandemie. Ma per questo sarebbe necessario che la salute non fosse solo un'altra merce, sotto il controllo di grandi aziende.
Prima della pandemia, c'erano già focolai di lotta di classe e processi rivoluzionari nel mondo, dal Cile alla Colombia, da Hong Kong, all'Iraq e al Libano. In mezzo alla pandemia è scoppiata una rivolta negli Stati Uniti, che è diventato il centro dell'attenzione in tutto il mondo. Questa rivolta è il simbolo del fallimento del capitalismo. Gli Stati Uniti, il Paese più potente del mondo, scosso da un aumento del razzismo e della violenza della polizia, si è fortemente radicalizzato per effetto degli oltre quaranta milioni di disoccupati causati dalla recessione economica e più di tre milioni infettati da Covid-19.
Il capitalismo, dopo essersi presentato al mondo come l'unica via d'uscita per l'umanità, mostra il suo vero volto. La grande borghesia imperialista non riesce a garantire il mantenimento della vita nella sua vetrina mondiale. La dominazione del capitale è stata messa in discussione da un'ascesa che non si vedeva da decenni, con le masse americane per le strade che chiedono cambiamenti radicali nella loro vita. Ciò demoralizza politicamente e ideologicamente il capitalismo e incoraggia le lotte delle masse in tutto il mondo.
È probabile che stiamo entrando in una nuova situazione mondiale, con una forte polarizzazione della lotta di classe, che può portare a rivoluzioni e controrivoluzioni. Potrebbero verificarsi colpi di Stato militari, come quello accaduto in Ungheria per mano di Orbán, presidente del Paese. Parliamo di bruschi cambiamenti nelle situazioni politiche, cadute di governi e regimi. Le guerre possono anche verificarsi tra Paesi a seconda delle divisioni inter-borghesi. Una nuova guerra mondiale non è probabile, a causa della brutale superiorità militare americana. Ma potrebbero verificarsi nuove guerre regionali.
L’alternativa tra socialismo e barbarie si ripropone di nuovo con grande forza.
La borghesia ha dimostrato la sua incapacità di garantire la sopravvivenza e le esigenze di base dell'umanità. Una rivoluzione socialista mondiale è necessaria per mettere il proletariato in prima linea nei destini dell'umanità. Ma affinché questo processo sia vittorioso, deve avere una direzione rivoluzionaria alla sua testa. Per questo motivo, il compito prioritario in questo momento storico è la costruzione di partiti rivoluzionari a livello mondiale.

2- La peggior pandemia del secolo
Contrariamente a quanto riferito dai governi, la pandemia non è sotto controllo. Al contrario, sta peggiorando a livello globale: ci sono molti più infetti e uccisi da Covid-19 di quanto ammettano i numeri ufficiali. I governi vogliono nascondere la loro totale incapacità di preservare la vita dei lavoratori. Vogliono giustificare la fine delle quarantene parziali in tutto il mondo.
È in atto un vero genocidio che colpisce brutalmente i più poveri, i lavoratori, i neri, gli immigrati. La pandemia colpisce tutti i settori, ma non allo stesso modo: sono i poveri che sono maggiormente esposti, che non hanno cure mediche garantite, che non hanno salari o case che rendono possibile la quarantena.
Dopo aver gravemente colpito i lavoratori in Europa e negli Stati Uniti, la pandemia attacca con grande forza le periferie delle città dell'America Latina e dell'Asia e in questi giorni si sta diffondendo in Africa.
In questi quartieri poveri, molti dei lavoratori che hanno ancora un lavoro sono precari (se non lavorano un giorno, non possono mangiare), molte persone vivono in case che spesso non hanno acqua o fognature, nelle quali non ci sono condizioni minime che consentano la quarantena. Sono i poveri che muoiono di più, sono il vero gruppo a rischio per la pandemia.
Decenni dopo decenni, i governi dei partiti di destra e la “sinistra” riformista (socialdemocrazia, Pt di Lula, ecc.) hanno applicato piani neo-liberali che hanno smantellato la salute pubblica e privatizzato gli ospedali. Il virus, nel XXI secolo, ha colpito un'umanità totalmente priva di protezioni. Non ci sono abbastanza ospedali, per non parlare delle necessarie unità di terapia intensiva. I sistemi sanitari sono crollati.
Finora non esistono rimedi o vaccini sicuri per Covid-19, nonostante arrivi dopo altri coronavirus (Sars nel 2002, Mers nel 2012). Poiché ciò non era redditizio per le grandi aziende farmaceutiche, non sono stati fatti investimenti nella ricerca. Solo ora, con la pandemia, corrono dietro al danno. Non ci sarà vaccino a breve termine, non esiste un trattamento sicuro: di fatto l’umanità rimane indifesa dopo mesi e mesi dall’inizio della pandemia più grave della storia recente.
I governi del mondo, a causa delle pressioni padronali, hanno persino abbandonato le quarantene parziali, esponendo i lavoratori al rischio di contagio. In alcuni Paesi addirittura la riapertura è stata effettuata al culmine della pandemia. I governi proteggono i quartieri «alti» controllando la pandemia nei settori più ricchi della società, lasciando le periferie povere abbandonate agli effetti della medesima.
Secondo gli scienziati nessun Paese, neppure tra quelli più colpiti dal virus, ha raggiunto lo stadio di «immunità di gregge» che garantisce il controllo della pandemia. Tutti i Paesi sono minacciati dalla continuazione di quell'ondata o da una nuova ondata di contagi prima che venga raggiunto qualsiasi vaccino o trattamento efficace.
La produzione va interrotta nelle aziende i cui vi sono lavoratori infetti, è urgente avanzare nell'auto-organizzazione dei lavoratori per richiedere assistenza medica nei quartieri e nelle aziende. Continuiamo a richiedere una quarantena reale, con condizioni di vita e salari dignitosi garantiti a tutti i lavoratori, dipendenti o meno. Rivendichiamo una sistemazione dignitosa in hotel e appartamenti disabitati per tutti i lavoratori che vivono in abitazioni mancanti di condizioni igieniche.
Le persone devono essere sottoposte a test in modo massiccio per tracciare e monitorare la pandemia. Basta con le sottovalutazioni!
È necessario garantire assistenza medica a tutte le persone, con l'immediato rafforzamento del budget dei servizi sanitari pubblici, con l'espropriazione di ospedali privati e la costruzione di nuovi ospedali e unità di terapia intensiva.
Il lavoro di altri settori industriali deve essere convertito per la produzione di respiratori, nonché di maschere, gel-alcol e altri materiali essenziali nella lotta contro la pandemia. Agli operatori sanitari devono essere date condizioni di lavoro e salari dignitosi, compreso il pagamento degli straordinari nella lotta contro il Covid-19 e la ricostruzione di carriera!
Le aziende farmaceutiche e di prodotti ospedalieri devono essere espropriate e sottoposte al controllo dei lavoratori. Vaccini, rimedi e test devono essere gratuiti e offerti a tutta la popolazione.
Difendiamo piani sanitari, assistenza medica e servizi (elettricità, acqua, gas, internet, ecc.) per i quartieri poveri. Contro l'isolamento dei quartieri poveri e la loro trasformazione in ghetti.
Le vite dei lavoratori e dei poveri contano!

3- È possibile affrontare la crisi economica
I governi ammettono che c'è una grave crisi economica: sarebbe impossibile nasconderlo; ma dicono che la pandemia finirà e l'economia si riprenderà rapidamente. Questa è una bugia! È in corso una grave recessione mondiale, che può trasformarsi in una depressione simile a quella del 1929! Non ci sarà alcun recupero rapido con questo sistema.
Le vite di sette miliardi di persone sono determinate dagli interessi di alcune migliaia di miliardari, proprietari e grandi azionisti di società imperialiste.
Tutte le definizioni dell'imperialismo fornite da Lenin non solo rimangono valide ma, con la globalizzazione dell’economia, si confermano ancora più necessarie.
Le borghesie che dominano i Paesi dipendenti sono subordinate e associate all'imperialismo. Possono avere conflitti parziali, ma in generale riflettono quella subordinazione economica con maggiore servitù politica. In generale, riflettono gruppi economici che hanno anche concentrato nelle loro mani una buona parte della ricchezza nazionale associata all'imperialismo.
L'imperialismo aveva già mostrato mediante le guerre mondiali qual è il prezzo che paghiamo per il suo mantenimento, con milioni di morti. Ora, ancora una volta, la combinazione della pandemia e della crisi economica, dimostra le conseguenze mortali per l'umanità causate del ritardo della rivoluzione socialista.
Una grave crisi economica globale esisteva già quando emerse la pandemia di Coronavirus. Una curva al ribasso dell'economia capitalista, proveniente dalla grande recessione mondiale del 2007-2009, aveva già determinato il declino di vaste aree del pianeta.
Le divisioni e gli scontri tra le grandi borghesie mondiali, come la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e la crisi nell'Unione Europea, esprimono il crescente squilibrio, tipico di questo declino. Una nuova recessione globale era già stata annunciata all'inizio del 2020.
Ecco in che situazione arriva la pandemia. Un fattore extra-economico ha determinato il confinamento di metà della popolazione mondiale e la paralisi dell'economia. Un duro colpo ad un'economia in crisi. Quella che era annunciata come una nuova recessione globale potrebbe trasformarsi in una depressione simile a quella del 1929.
L'Ocse prevede che l'economia mondiale cadrà tra il 6 e il 7,6% quest'anno. L'Fmi prevede un calo del 4,9%: entrambe le previsioni sono molto peggiori del calo dell'1,7% della recessione del 2008. Le proiezioni indicano che il Pil scenderà tra il 5 e l'11% nei principali Paesi imperialisti ed emergenti nel 2020. Anche la Cina mostrerà stagnazione o addirittura una recessione.
I piani multimiliardari dei governi hanno in comune il loro obiettivo centrale: salvare le grandi aziende. Ancora una volta, come nel 2007-2009, i governi hanno messo da parte i piani neoliberisti per attuare giganteschi piani «keynesiani», per iniettare denaro pubblico nelle aziende. Possono evitare il fallimento delle grandi aziende, ma incrementando brutalmente il debito pubblico, il più alto in 150 anni, più alto di quelli che si sono verificati dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Inevitabilmente, tali debiti pubblici saranno successivamente pagati dai lavoratori, con attacchi alla sanità pubblica, all'istruzione, alle pensioni ecc.
Per i lavoratori, poche briciole come aiuto temporaneo e comunque insufficienti a invertire la fame in aumento. Insieme a ciò, i governi approfittano della pandemia per avanzare nella repressione del lavoro e dei diritti sociali.
La disoccupazione si sta diffondendo rapidamente. Che si tratti di licenziamenti sommari o di non rinnovo dei contratti, la borghesia e i governi impongono una massiccia disoccupazione. Centinaia di milioni di lavoratori nel mondo saranno disoccupati. Attraverso licenziamenti e riduzioni salariali, i lavoratori vedranno ancora ridurre gran parte dei loro guadagni, senza alcuna garanzia di mantenere il proprio lavoro. Milioni di piccole imprese stanno già fallendo. Nel 21° secolo si muore di fame nelle periferie delle grandi città del mondo.
Avremo un lungo periodo convulso in questa crisi, con momenti lunghi e complicati in ogni Paese, anche dopo la fine della pandemia.
Come inevitabile riflesso della crisi, gli oligopoli multinazionali concentreranno ulteriormente la proprietà nelle loro mani. I più forti Paesi imperialisti, come gli Stati Uniti e la Germania, imporranno la loro egemonia ancora più duramente. Il conflitto Usa-Cina si intensificherà e chi uscirà dalla recessione meglio e più velocemente farà avanzare la divisione globale del lavoro.
L'imperialismo sta annunciando il futuro in questo momento: capitalismo e barbarie. Le orde attuali di disoccupati possono essere la nota chiave del capitalismo moderno, con l'uso dell'intelligenza artificiale, del 5G, ecc. I salari ridotti, che non svolgono nemmeno la funzione capitalista di ricostruire la forza lavoro, erano già una realtà ad Haiti e in Bangladesh, e ora sono molto diffusi. A ciò si aggiunge la precarietà generale dei rapporti di lavoro.
Nel capitalismo, le crisi economiche sono periodiche. Dopo questa ne arriveranno altre, forse anche più serie. Non possiamo permettere all'umanità di continuare a morire o vivere nella miseria per sostenere i super profitti delle multinazionali.
È necessario combattere la fame, garantendo direttamente il cibo nei quartieri popolari. Per l'auto-organizzazione dei lavoratori come strumento contro la crisi causata dal capitalismo. Per questo, è necessario l'esproprio delle aziende produttrici di alimenti e di marketing. Difendiamo il diritto dei poveri di espropriare il cibo dai supermercati o da qualsiasi luogo.
Organizzare i disoccupati in comitati nei quartieri popolari. Riunire lavoratori occupati e disoccupati, in aziende e quartieri.
Licenziamenti con effetto retroattivo devono essere vietati dall'inizio della pandemia. È necessario porre fine alla precarietà e all'esternalizzazione del lavoro, dando stabilità a tutti i lavoratori.
La disoccupazione può essere combattuta garantendo immediatamente uno stipendio equivalente a quello necessario per il sostegno di tutti i lavoratori. È necessario un piano di lavori pubblici per assumere tutti i lavoratori.
Contro tagli salariali e licenziamenti! Regolazione automatica del salario in base all'inflazione! Lavoriamo meno per lavorare tutti. Che i sindacati e le associazioni dei lavoratori accettino queste proposte per unire i lavoratori occupati con i disoccupati.
Pensionamenti con salari pari a quelli dei lavoratori! No alle riduzioni delle pensioni che condannano gli anziani alla fame. Riduzione dell'età pensionabile: riposo per coloro che hanno lavorato per tutta la vita, un'opportunità per i giovani che ora iniziano a lavorare.
In difesa degli scioperi in modo che i lavoratori possano imporre la loro alternativa contro la crisi economica!
Inversione immediata di tutti i piani neoliberisti! Garanzia di posti di lavoro con vincoli di lavoro che assicurino vacanze, premi e pensioni decenti a tutti i lavoratori!
I capitalisti, i grandi sfruttatori, mantengono i loro segreti sotto sette chiavi. I monopoli, che hanno il 90% della loro produzione nelle loro mani, non tengono mai conto delle loro attività commerciali e bancarie sospette, del loro riciclaggio di denaro nei paradisi fiscali. Per l'apertura dei libri contabili delle società! Abolizione del segreto commerciale!
Non c'è modo di cambiare l'economia senza porre fine al controllo del capitale finanziario. Se i lavoratori controllassero le banche, potrebbero dirigere l'economia in un modo completamente diverso. È necessario espropriare banche e fondi finanziari e istituire un'unica banca statale per Paese, sotto il controllo dei lavoratori. Siano i lavoratori a controllare l'economia.
No al pagamento dei debiti interni ed esterni per garantire capitale sufficiente per finanziare tale piano. Imporre una tassa su grandi patrimoni. Abolizione degli attuali debiti dei lavoratori con banche e carte di credito. Aiuti finanziari e credito per le piccole imprese, che devono essere salvate dal fallimento.
È necessario espropriare le grandi imprese e pianificare la produzione per evitare crisi come queste e soddisfare le esigenze dei lavoratori e dei poveri. Difendiamo i piani affinché siano i capitalisti, e non i lavoratori, a pagare per la crisi.

4- È necessario ricordare l'esempio dell'URSS
Quando parliamo di come sarebbe possibile evitare le crisi economiche e affrontare la pandemia, ricordiamo esperienze storiche che lo dimostrano categoricamente.
La Rivoluzione Russa del 1917 fu l'unica che portò veramente il proletariato al potere. La Comune di Parigi lo aveva già fatto, ma durò solo tre mesi. Una democrazia più ampia della più democratica delle democrazie borghesi. Una democrazia dei lavoratori, che potevano discutere e decidere quotidianamente sui problemi fondamentali dello Stato e dell'economia.
La Rivoluzione Russa affrontò l'epidemia di tifo subito dopo la presa del potere, nel 1918, ancora con il Paese distrutto, senza condizioni sanitarie né strutture ospedaliere. Ma fu possibile sconfiggere l'epidemia utilizzando la struttura del nuovo Stato russo, nonostante le poche risorse che aveva a disposizione.
Purtroppo, le sconfitte delle altre rivoluzioni nel mondo hanno isolato la rivoluzione russa. Di conseguenza, si sviluppò una burocrazia all'interno dell'Urss, che prese il potere attraverso la controrivoluzione stalinista. Anche burocratizzata, l'Urss conservò la proprietà statale e la pianificazione economica, che ha consentito la trasformazione di uno dei Paesi più arretrati in Europa e in Asia nella seconda economia mondiale, subito dietro gli Stati Uniti.
Ciò rende necessario un secondo paragone. Quando il mondo è precipitato nella depressione del 1929, con un calo in molti Paesi tra il 20% e il 30% del PIL annuale, l'Urss si stava sviluppando fortemente. La produzione industriale aumentò del 16% all'anno tra il 1928 e il 1940.
Tutta quell'esperienza storica è stata cancellata dalla memoria a causa del dominio della burocrazia stalinista e dei suoi innumerevoli sporchi crimini. La azione controrivoluzionaria dello stalinismo ha impedito l’espansione della rivoluzione mondiale, ha rimosso completamente il proletariato dal potere e ha imposto un brutale governo totalitario, che non ha nulla a che fare con il socialismo.
Dopo aver parassitato gli Stati operai, quelle stesse burocrazie imposero la restaurazione del capitalismo. Ciò è avvenuto sia in Cina (anni '70, con Deng Xiao Ping), sia in Russia (anni '80, con Gorbaciov), sia negli altri Stati operai burocratizzati.
Questi Stati già non erano più operai ma borghesi quando le grandi rivoluzioni democratiche rovesciarono le dittature staliniste. Ebbe così iniziò la restaurazione del capitalismo da parte delle burocrazie stesse. Le insurrezioni degli anni '90 si verificarono contro dittature borghesi e contro il crollo brutale del tenore di vita determinato dall'inizio della restaurazione.
Queste rivoluzioni furono molto progressive sconfiggendo delle dittature borghesi. E per aver distrutto l'apparato mondiale dello stalinismo. Tuttavia, come risultato dell'assenza di direzioni rivoluzionarie con influenza di massa, furono le direzioni borghesi a dirigere questi processi. Nuove borghesie, in gran parte originate dalle vecchie burocrazie, salirono alla direzione di questi Stati.
Questo non è ancora accaduto in Cina o a Cuba. Lì è stato restaurato il capitalismo, ma continuano a dominare le dittature staliniste borghesi.
La propaganda borghese ha approfittato di questi due eventi che si sono verificati in momenti diversi, la restaurazione del capitalismo diretto dalle burocrazie e, in seguito, il crollo delle dittature borghesi staliniste, per propagandare in tutto il mondo «la morte del socialismo», come se le masse si fossero ribellate contro il socialismo e non contro le dittature borghesi.
Da allora, questa ideologia viene diffusa in tutto il mondo per dimostrare che il capitalismo è l'unica soluzione possibile per tutta l'umanità.
La realtà attuale di quei Paesi, come la Russia o la Cina, mostra che il ritorno al capitalismo ha fatto sì che le popolazioni tornassero ad essere soggette alle stesse catastrofi che subiscono gli altri Paesi capitalisti, come la pandemia e la recessione economica. Per questo anche lì c'è bisogno di nuove rivoluzioni socialiste.
In tutto il mondo, il capitalismo è fortemente messo in discussione da questa combinazione tra pandemia e recessione globale. C'è uno scontro nella coscienza delle masse di tutto il mondo. È tempo, ancora una volta, di issare con forza le bandiere socialiste. Difendiamo il socialismo attraverso la democrazia operaia, vigente nei primi anni dell'Unione Sovietica, e denunciamo la versione stalinista burocratica ancora difesa da settori della sinistra.

5- La pandemia è una conseguenza della distruzione dell’ambiente
Il capitalismo distrugge i lavoratori e anche l’ambiente. La produzione capitalista basata sul profitto ha consumato molte più risorse ambientali di quante se ne possano rinnovare per almeno mezzo secolo. Per questo, abbiamo il riscaldamento globale, l'inquinamento dei fiumi e dell'atmosfera, la riduzione delle specie viventi.

Il disboscamento sfrenato provoca la distruzione degli equilibri ecologici e permette la mutazione incontrollata di virus che in precedenza erano confinati in animali selvatici. Questa aggressione contro la natura è responsabile dell'insorgere delle recenti epidemie come l'Ebola, la Sars, il Mers e ora il Covid-19.
Il pianeta cammina verso un collasso ecologico irreversibile nel caso in cui il capitalismo venga mantenuto. Nuove pandemie emergeranno dopo quella attuale.
Ma questo non è inevitabile. È necessario porre fine al controllo dell'economia da parte delle grandi società multinazionali. Occorre pianificare e razionalizzare lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta tenendo conto dell'ambiente e non del profitto di una piccola minoranza di miliardari. Ma per questo è urgente l'esproprio di queste aziende e la riconversione ecologica della produzione, che garantisca la cessazione delle aggressioni contro la natura e impedisca il collasso ecologico.

6- Le lotte delle masse popolari negli Stati Uniti
L'ascesa di massa rivoluzionaria dopo l'assassinio di George Floyd ha portato gli Stati Uniti in prima linea nella lotta di classe mondiale.
Non è stata solo una rivolta congiunturale ed episodica. È stata la prima volta in decenni che le masse sono passate all'offensiva e la borghesia bianca più potente del mondo è rimasta sulla difensiva. È la prima volta che una lotta di tale portata e radicalizzazione sfugge alla direzione borghese del Partito democratico. Indipendentemente dai risultati immediati, gli Stati Uniti sono entrati in una nuova situazione di polarizzazione e instabilità.
L'imperialismo americano presenta un declino nella sua egemonia industriale ed esprime sempre più un gigantesco parassitismo finanziario. Rimane egemonico nel mondo, per la sua preponderanza finanziaria e per l’assoluta superiorità militare. Ma la sua decadenza si mostra con tutta evidenza, diventando il centro mondiale della pandemia, con più di 130.000 morti, più del doppio di quelli della guerra del Vietnam.
Ora, la recessione economica si avvia verso i numeri della depressione. La disoccupazione è passata da 4,4% in marzo a 14,7% in aprile. Anche con un leggero calo successivo alla riapertura dell'economia, questi indici non si sono mai verificati dopo la depressione del 1929.
La rivolta per la morte di George Floyd ha come movente immediato la lotta contro il razzismo negli Stati Uniti. Ancora una volta, la lotta contro le oppressioni assume una centralità fondamentale nell'ascesa delle lotte in tutto il mondo.
La radicalità e la partecipazione di massa di queste lotte sono alimentate dalle conseguenze della pandemia e della crisi economica. Non ci sarebbe tale partecipazione della gioventù bianca alle mobilitazioni se la lotta contro l'oppressione razziale non fosse incrementata da una situazione sociale così brutale.
Il Partito democratico, che ha sempre trainato il movimento sindacale negli Stati Uniti, sta ancora una volta cercando di indirizzare tutta l'ascesa e l'opposizione contro il governo verso il terreno delle elezioni presidenziali di novembre. Tuttavia, ha dovuto anche reprimere direttamente le lotte per cercare di mantenere il controllo.
La lotta delle masse negli Stati Uniti indebolisce l'imperialismo e spinge il movimento di massa in tutto il mondo. I suoi risultati sono estremamente importanti per la lotta di classe mondiale.
Il proletariato americano dovrà sfuggire dalle grinfie del Partito democratico e della burocrazia sindacale per costruire un'alternativa di indipendenza di classe. Il compito di costruire un partito rivoluzionario negli Stati Uniti assume oggi un'enorme centralità.

7- La crisi dell'Unione europea
L'Europa ha già mostrato chiari segni di declino all'inizio dell'anno, con la stagnazione della Germania, la sua macchina motrice principale, e le prospettive di recessione per l'intero continente. La pandemia ha colpito duramente il continente, in particolare Italia, Spagna, Francia e Inghilterra. Ora il continente vede intensificarsi il suo declino e una tendenza alla polarizzazione della lotta di classe.
Le previsioni dell'Ocse prevedono un calo del Pil europeo compreso tra il 9 e l'11,5%. Questo è un indice più vicino a una depressione che a una recessione.
La Germania, nonostante la sua stagnazione, è riuscita ad attuare un piano di salvataggio miliardario per salvare le sue grandi imprese e controllare la pandemia. La situazione è più grave in altri Paesi imperialisti, che non riescono a fare qualcosa di simile.
L'Unione europea ha subito un grave colpo con la Brexit. Di fronte alla pandemia e alla recessione è stata ancora più divisa, dimostrando che non esiste alcuna «solidarietà europea», se non quella del profitto delle imprese delle grandi potenze. Per questo motivo non è riuscita ad avere una risposta comune alla pandemia nei Paesi più colpiti. La politica dei prestiti ai Paesi serve a malapena a salvare le grandi imprese e presto diventeranno misure di austerità, da far pagare ai lavoratori europei.
I governi europei si sono presentati generalmente con una politica di «unità nazionale» per affrontare la pandemia; ciò è ancor più evidente nei governi guidati dalla socialdemocrazia come è il caso della Spagna (con Sanchez, del Psoe), e del Portogallo (con Costa, del Ps).
È una farsa. Non ci può essere unità tra la grande borghesia e i lavoratori. Questi governi lavorano essenzialmente per preservare i grandi profitti delle grandi imprese, senza proteggere realmente i lavoratori, che subiscono gli effetti brutali della pandemia. Questa «unità nazionale» si scontrerà con la realtà della crisi economica e con i morti da Covid-19.
Ora i governi europei hanno posto termine alle quarantene parziali, per salvare le aziende, come in Italia, Spagna e Francia. Ciò espone direttamente i lavoratori a una nuova ondata di contagi causati dalla pandemia.
Prima della brutale crisi, la Francia è stata scossa dalla mobilitazione dei gilet gialli e poi da un grande sciopero dei lavoratori dei trasporti. Anche durante la pandemia ci sono state mobilitazioni importanti contro il governo, ispirate all'esempio nord americano.
Importanti mobilitazioni parziali hanno avuto luogo in altri Paesi, indicando la via da seguire di fronte all'attuale crisi. Con l'aggravarsi della realtà oggettiva, potrebbe sorgere un processo rivoluzionario in qualche Paese europeo.
L'estrema destra si è posta come alternativa al fallimento dei vecchi partiti socialdemocratici e conservatori europei di fronte alla grave crisi sociale e al sostegno delle politiche di «austerità», recessive e antioperaie dell'Unione europea. Questi settori attribuiscono la colpa della crisi occupazionale agli immigrati e fanno appello al nazionalismo xenofobo. Per affrontare l'imposizione imperialista dell'Ue, la nostra alternativa non è il nazionalismo borghese xenofobo di Le Pen, Salvini o Johnson, ma la strategia rivoluzionaria e internazionalista dell'Unione delle Repubbliche socialiste d'Europa, una vera Europa dei lavoratori e delle masse popolari.

8- La Cina di fronte la crisi
La Cina, dopo il ripristino del capitalismo, è stata inserita nella divisione mondiale del lavoro come una sorta di «fabbrica mondiale». Le grandi multinazionali si sono stabilite nel Paese per produrre per il mercato mondiale, sfruttando la manodopera a basso costo e la dittatura cinese.
Da allora, la Cina ha fatto grandi progressi sul mercato mondiale. La nuova grande borghesia cinese produce su scala continentale sia per il territorio cinese che per il mercato mondiale, approfittando del sostegno delle grandi banche statali. La Cina è un'esportatrice di capitali (la più importante per i Paesi semicoloniali) ed esercita un'oppressione su questi Paesi. Al tempo stesso, essa ha un peso fondamentale sul mercato mondiale delle materie prime grazie al suo ruolo nella loro importazione.
La Cina si è integrata nel mercato mondiale come sub-metropoli privilegiata. Ma ora lotta per scalare nella divisione mondiale del lavoro. Questa è la base fondamentale della guerra commerciale Usa-Cina, che si esprime in lotte come il controllo della tecnologia 5G. Ora, con la recessione mondiale in corso, chi uscirà meglio dalla crisi potrà progredire in questo conflitto.
La pandemia ha avuto origine in Cina, a Wuhan. Apparentemente era stata controllata, ma ora ci sono segni di nuovi casi. L'economia è stata duramente colpita dalla pandemia e dalla recessione globale. È possibile che nel 2020 la Cina abbia una stagnazione della sua economia, a seconda del blocco delle esportazioni per il mercato mondiale in recessione. Potrebbe essere che inizi una recessione, che sarebbe la prima per importanza da quando è stato restaurato il capitalismo. Ciò è gravissimo per una dittatura militare che si mantiene grazie alla combinazione tra repressione e robusta crescita economica.
Approfittando della pandemia, lo Stato cinese ha rafforzato i suoi sistemi di controllo e repressione interni. Ed ora ha esteso gli artigli verso Hong Kong, con l'approvazione del decreto 23 per soffocare la rivolta in quel Paese.
Il proletariato cinese, oggi il più grande del pianeta, è stato già protagonista di una serie di scioperi prima della pandemia e della crisi economica. Con la possibile stagnazione o addirittura la recessione dell'economia, le condizioni di vita peggioreranno molto di più, ed è possibile che ci sia un'esplosione di mobilitazioni.
La Cina riuscirà a soffocare la rivolta di Hong Kong? La dittatura cinese si affermerà sul mercato mondiale dopo la crisi? Questo è una possibilità. Ma ce n’è un'altra: la partecipazione del proletariato cinese ai processi rivoluzionari del mondo.

9- I Paesi semi-coloniali
I Paesi semi-coloniali sono duramente colpiti dalla pandemia e dalla recessione globale.
L'epicentro del Covid si è spostato dalla Cina all'Europa e poi agli Stati Uniti. Ma il picco della pandemia si sta concentrando nei Paesi semi-coloniali dell'America Latina, dell'Asia e dell'Africa. È qui che milioni di morti esprimeranno i numeri definitivi della pandemia.
Il Fmi prevede un calo della produzione in America Latina del 5,3%. L'Africa avrà un calo dell'1,6%, mentre il Sudafrica avrà una riduzione molto maggiore, del 5,8%. L'India sta avendo un rallentamento molto duro nella sua economia. Centinaia di milioni di lavoratori potrebbero perdere il lavoro.
I morti abbandonati per le strade di Guayaquil sono solo i primi segni crescenti della barbarie che sta arrivando. Paesi con una pessima struttura ospedaliera, con parti considerevoli della popolazione senza acqua o fognature, vengono spazzati via dalla pandemia. La fame pesa brutalmente per le strade dei bassifondi dell'America latina e dell'Africa nera.
I governi borghesi hanno posizioni diverse rispetto alla pandemia. Alcuni hanno una posizione negazionista, altri sottovalutano la malattia, rifiutandosi di prendere misure minime di isolamento, come ad esempio quelli di Bolsonaro (Brasile), Ortega (Nicaragua), López Obrador (Messico), Magufuli (Tanzania). Altri governi hanno una politica di lotta apparente contro il Covid con richiami all’unità nazionale, come quello di Fernández (Argentina). Questi ultimi hanno ottenuto un maggiore sostegno politico di massa nei primi mesi della malattia.
Tutti, in ogni caso, sono guidati dalla necessità di garantire i profitti delle aziende e il pagamento del debito estero all'imperialismo.
La dura realtà di una brutale caduta dell'economia e la devastazione della pandemia creeranno crisi nei governi e nei regimi di quei Paesi. Questa realtà può portare a una forte polarizzazione della lotta di classe, con uno scontro più acuto tra rivoluzione e controrivoluzione, ascese rivoluzionarie, cadute di governi, colpi di Stato militari, ecc.
All'inizio dell'anno vi erano già in corso processi rivoluzionari, a diversi livelli, in Cile, Colombia e resto dell’America Latina. Ora esiste una tendenza all'emergere di nuovi processi rivoluzionari nel mondo.
In Ecuador, dopo l'insurrezione di ottobre dell'anno scorso, le mobilitazioni subirono una battuta d’arresto. Ora, con la crisi e la pandemia, sono riemerse nelle strade di Quito, Cuenca e Guayaquil, minacciando di riprendere il processo rivoluzionario.
La crisi del governo Bolsonaro sta crescendo, incontrando già un’opposizione importante tra settori della propria base, ma gode ancora del sostegno di massa di un settore di minoranza. Di fronte alla brutale gravità della pandemia e della crisi economica, il Brasile potrebbe esplodere in nuove mobilitazioni.
In Medio Oriente e Nord Africa, dopo le lotte note come la primavera araba del 2011, si sono verificate gravi sconfitte in Siria ed Egitto. Il processo rivoluzionario è riesploso nel 2019 in Algeria e Sudan, col rovesciamento dei governi, nonché in Libano e Iraq. Poi sono arrivate la pandemia e la crisi economica. Il grosso calo del prezzo del petrolio ha generato forti contraccolpi in tutta la regione. In particolare ha indebolito due pilastri della controrivoluzione nella regione: L'Arabia Saudita ha dovuto arretrare parzialmente nel suo intervento militare nella guerra civile nello Yemen del Sud. L'Iran ha iniziato a ritirare le sue forze militari a sostegno di Assad in Siria.
In Palestina, nel pieno di tutta questa situazione, il governo degli Stati Uniti e il nuovo governo di Netanyahu continuano con l'espansione coloniale e la pulizia etnica e cooperano per l'attuazione dell'«Accordo del secolo»: un nuovo passo verso l'annessione dei territori palestinesi. L'economia palestinese, fortemente dipendente da Israele e dall'imperialismo, avrà un calo del 14% del Pil con una perdita di 2,5 miliardi di dollari per la pandemia. Vi è una crescente opposizione al governo dell'Autorità Palestinese per la sua posizione di collaborazione con Israele. I combattimenti e gli appelli alla resistenza si sono intensificati.
Nuove mobilitazioni si sono verificate in Libano e Iraq, anche se minori rispetto al recente passato, ma radicalizzate. Una nuova ondata di forte polarizzazione tra rivoluzione e controrivoluzione potrebbe essere in preparazione in Medio Oriente.
In India, all'inizio di quest'anno, il governo repressivo di estrema destra (Modi) aveva dovuto affrontare importanti mobilitazioni contro una legge anti-musulmana. Quello indiano è uno dei più grandi proletariati del mondo, con un brutale super sfruttamento. Il governo si è sostenuto sulla base di una crescita economica del 7% negli ultimi anni, che ora è fortemente diminuita e potrebbe andare in recessione nel corso dell'anno. La disoccupazione è passata dall'8 al 26% dall'inizio della crisi fino ad ora. La stagnazione dell'economia indiana e il forte impatto della pandemia possono essere stimoli per una possibile esplosione del gigantesco proletariato indiano.
Ci stiamo muovendo verso una nuova polarizzazione della lotta di classe tra rivoluzione e controrivoluzione nei Paesi semi-coloniali, con nuove esplosioni rivoluzionarie a un livello superiore a quello che si è verificato all'inizio dell'anno.
In tutti questi processi, sarà necessario affrontare direttamente il dominio imperialista e le borghesie nazionali sue alleate.
Ancora una volta, è necessario sottolineare la tragica permanenza della crisi di direzione rivoluzionaria delle masse, che può portare alla sconfitta dei processi più avanzati. Per questo motivo, la costruzione di partiti rivoluzionari si impone come una necessità oggettiva.

10- Le lotte contro il razzismo e le altre oppressioni
Le lotte contro le oppressioni sono una parte fondamentale dei processi rivoluzionari nel mondo. Non a caso la rivolta contro il razzismo negli Stati Uniti, è diventata al momento un simbolo mondiale delle lotte.
La pandemia e la recessione colpiscono maggiormente i lavoratori e i poveri e, tra questi, ancora di più i settori oppressi.
I governi stimolano il razzismo, la xenofobia, il maschilismo, la LGBTfobia per dividere i lavoratori, mettere nativi contro immigrati, uomini contro donne, bianchi contro neri.
I neri e gli immigrati sono i più esposti perché lavorano nelle fabbriche e nei settori essenziali che non si fermano. Le carovane di immigrati in America Centrale hanno espresso la radicalizzazione e la disperazione di quei settori.
I lavoratori devono lottare uniti contro ogni tipo di oppressione. Non si può avanzare nell'unità dei lavoratori se non si combattono le oppressioni che dividono i lavoratori stessi.
Per lottare contro le oppressioni è necessario lottare contro il capitalismo, che utilizza le oppressioni per mantenere il suo dominio e iper-sfruttare gli oppressi. Per questo è necessario lottare contro le direzioni riformiste che difendono gli interessi del capitalismo. Da un lato, scommettono sulle riforme all'interno del capitalismo: una prospettiva sbagliata, ancor più con la recessione. Dall’altra parte, contribuiscono a dividere i lavoratori tra bianchi e neri, tra donne e uomini, impedendo una lotta comune contro il razzismo e il maschilismo. La partecipazione dei giovani bianchi alla lotta contro il razzismo negli Stati Uniti è un esempio mondiale da seguire.
Dobbiamo rivendicare la fine della repressione della polizia e dell'omicidio dei neri! Riorganizzazione della polizia sulla base di criteri democratici, tramite l'elezione di tutti gli ufficiali! Pari retribuzioni per uguale lavoro! Donne e uomini, neri e bianchi devono percepire lo stesso stipendio per lo stesso lavoro. Per il diritto degli immigrati alla legalizzazione della loro posizione e all'accoglienza senza restrizioni! Per il diritto degli immigrati di avere salari uguali a quelli dei lavoratori nativi, nonché diritto alla pensione! Per il diritto alla salute, alla casa e al cibo per tutti gli immigrati! Per la fine delle espulsioni e delle leggi restrittive sull'immigrazione! Per il diritto alla nazionalità per luogo di nascita, in modo che nessuno sia straniero nel proprio Paese! Documenti e sussidi per tutti gli immigrati disoccupati!

11- Contro la violenza sulle donne! In difesa dei diritti LGBT!
Già negli ultimi anni ci sono stati forti segnali di un aumento delle lotte delle donne, con gigantesche mobilitazioni contro la violenza sessista e per il diritto all'aborto. Nei processi rivoluzionari, la partecipazione delle donne all'avanguardia è ampia, a volte maggioritaria.
Le misure di pandemia e quarantena hanno portato un aumento della violenza maschile nelle case, tramite i femminicidi e gli stupri.
Nessuna discriminazione basata su razza, nazionalità o orientamento sessuale nelle cure mediche. Le vite di tutti contano! Pari salari per uguale lavoro. Pari opportunità! Abbasso la riduzione dei salari e la distinzione delle tipologie di lavoro per le donne! Porre fine alla violenza contro le donne! Diritto all'aborto legale, sicuro e gratuito in tutto il mondo. Quote di lavoro garantito e pari opportunità di lavoro per l'intera comunità LGBTI.
Smantellamento delle reti di schiavitù sessuale delle donne e prigione per tutti i trafficanti! Contro la persecuzione della polizia nei confronti delle prostitute!
La quarantena non dovrebbe aumentare il lavoro quotidiano delle donne. Riduzione dell'orario di lavoro senza riduzione della retribuzione per tutte le lavoratrici con bambini, comprese quelle che lavorano da casa in smart working! Maggiori budget per le politiche di protezione delle donne, con centralini di emergenza e rifugi contro la violenza! Maggiori fondi per la difesa dei bambini, contro la violenza domestica durante il confinamento!
Abbasso la violenza e la LGBTfobia! Diritto immediato e universale all'identità!

12- Il riformismo è il braccio della borghesia nei movimenti
I Partiti e le organizzazioni riformiste - socialdemocrazia, stalinismo, Pt, Podemos, Syriza, ecc. - tendono a svolgere un ruolo centrale nell'attuale crisi. Con la crisi dei governi e dei regimi, la borghesia cerca di usare questi partiti ancor più che in passato per contenere il movimento di massa, fermare o prevenire nuovi processi rivoluzionari.
Questi partiti non sono «l’alleato moderato» dei rivoluzionari, sono nemici dei processi rivoluzionari, rappresentando uno strumento della borghesia nel movimento di massa. Possono, con la loro autorità, essere i leader politici dell'opposizione, i leader sindacali e dei movimenti femministi, dei neri o immigrati, indirizzando le lotte verso accordi con i governi borghesi. O addirittura, quando sono al governo, aiutare ad attuare i piani della borghesia e reprimere le lotte.
In questo momento di brutale crisi del capitalismo, le direzioni riformiste si sforzano di presentare ovunque alternative di «umanizzazione del capitalismo». Bernie Sanders, che era sostenuto da gran parte della sinistra riformista mondiale, si rispecchia apertamente nell'alternativa elettorale borghese dell’imperialista Biden.
I neo-riformisti come Syriza - così come Podemos, Bloco de Esquerda, ecc. - hanno già mostrato il loro ruolo direttamente nei governi borghesi. Sostengono o fanno parte dei governi della socialdemocrazia per difendere lo Stato borghese in nome della «democrazia radicale» in tempi di crisi o sconvolgimenti sociali. Il Frente Amplio del Cile e il Psol in Brasile seguono le loro orme.
La strategia di questi partiti non va oltre una versione moderna del riformismo di Bernstein. Ora l'orizzonte è diventato un capitalismo umanizzato, un'utopia impossibile, come ci dimostra ogni giorno la pandemia.
I vari settori della Chiesa svolgono ruoli molto diversi da Paese a Paese. Dal sostegno ai governi di destra al ruolo di ausiliari del riformismo. Riescono ad avere una base ideologica e una visione del mondo che consente loro l'incorporazione di importanti settori della gioventù, scommettendo generalmente su una strategia di riforme capitaliste.
La crisi di direzione rivoluzionaria, a causa dell'egemonia delle direzioni riformiste sul movimento di massa, continua ad essere la causa delle sconfitte dei processi rivoluzionari. Ora, con questa nuova situazione creata dalla pandemia e dalla crisi economica, possono emergere nuovi processi rivoluzionari, rendendo ancora più importante la lotta contro le direzioni riformiste.

13- Le dittature borghesi sostenute dal Castro-chavismo
Il riformismo stalinista e il nazionalismo piccolo-borghese hanno favorito la nascita di nuove borghesie partendo dal controllo degli apparati statali. Fu così in Nicaragua con la famiglia Ortega come con il chavismo in Venezuela e Assad in Siria.
In Cina e Cuba ci sono stati processi diversi, poiché in passato esse hanno vissuto rivoluzioni socialiste. Tuttavia, le burocrazie staliniste guidarono il ripristino del capitalismo, costituendo la base per la creazione di nuove borghesie, sorte dall'apparato statale.
In tutti questi Paesi vi sono dittature borghesi, corrotte e repressive. Il supporto dato loro dai partiti riformisti castro-chavisti in tutto il mondo indica solo il grado di degenerazione di quei partiti. Sostenere il genocidio del popolo siriano avvenuto attraverso la repressione di Assad significa assumersi parte della responsabilità di questo crimine contro l'umanità. Sostenere la dittatura di Maduro in Venezuela - che sta vivendo una depressione economica e una crisi umanitaria dovuta al chavismo per vent'anni al potere - significa macchiare le bandiere del socialismo. Sostenere la dittatura cinese è come difendere direttamente il modello capitalista di super sfruttamento dei lavoratori del mondo.
Ora, queste dittature dovranno affrontare la sfida della pandemia e della recessione economica. Inevitabilmente, l'insoddisfazione della base crescerà enormemente. Possono generarsi nuove esplosioni di protesta, come avvenne nel 2011 con la rivoluzione siriana, soffocata dalla dittatura, o l’ascesa contro Ortega nel 2018, sconfitta dalla repressione del governo.
È necessario combattere l'ideologia secondo cui in Venezuela, a Cuba e in Cina esiste il socialismo, come affermano sia i difensori della grande borghesia che i simpatizzanti dello stalinismo. Così come in passato ci siamo delimitati categoricamente dalle dittature staliniste viste come «esempi di socialismo», oggi abbiamo l'obbligo di denunciare che si tratta di dittature borghesi e corrotte. Non c'è una briciola di socialismo in quei Paesi. Non c'è antimperialismo in quei governi.

14- I neo-anarchici riformisti
I gruppi, i movimenti neo-anarchici e autonomi sono riusciti a ottenere prestigio in settori di avanguardia delle lotte, sfruttando il declino delle organizzazioni riformiste e delle burocrazie sindacali. Esistono molti gruppi, a partire dallo zapatismo, che fanno riferimento a John Holloway, Toni Negri, Chantal Mouffe, e molti altri. Hanno molte differenze tra loro, ma condividono ideologie opposte al marxismo.
Questi gruppi non scommettono sull'organizzazione dei lavoratori. Non difendono il proletariato come soggetto sociale della rivoluzione. Non propongono la distruzione dello Stato borghese, contrariamente all’anarchismo classico, pertanto non difendono la rivoluzione socialista. Si limitano a una pratica riformista di organizzazione di associazioni o cooperative locali e, inoltre, sono direttamente ostili alla necessità di costruire partiti rivoluzionari.
Oggi rappresentano solo un altro aspetto del riformismo, con l'apparenza di una sinistra libertaria. Sono alleati strategici del riformismo nei processi rivoluzionari, nonostante sembrino essere i loro nemici nei primi passi di tali processi. Ecco perché, molte volte, finiscono per essere la base di supporto elettorale delle alternative riformiste.
Non è sufficiente combattere contro le direzioni riformiste, è anche necessario affrontare queste correnti. Nella misura in cui riescono a guidare i processi di lotta, sono una garanzia di nuove sconfitte.

15- Rivendicazione del controllo operaio
Sono i lavoratori che costruiscono il Paese e producono ogni ricchezza. In un momento di acuta crisi del capitalismo, come quello attuale, la rivendicazione del controllo operaio è ancora più importante.
Solo imponendo la volontà dei lavoratori dalla base si può prevenire la massiccia distruzione delle forze produttive causata dalla crisi capitalista.
Di fronte alle bugie dei governi sul numero della pandemia, sono i lavoratori, dal basso, che devono assumere il controllo della situazione. Gli operatori sanitari possono svolgere un ruolo che i governi non vogliono. Gli abitanti dei quartieri popolari devono denunciare la realtà e controllare i mezzi per combattere la pandemia.
I lavoratori devono conoscere la contabilità di ciascuna fabbrica, sono loro che devono assumere il controllo delle aziende che minacciano di licenziare i lavoratori.

16 – Basta repressione! Creare i comitati di autodifesa!
La violenza della polizia è presente in tutto il mondo. Il diffuso rifiuto delle masse nordamericane contro l'omicidio di George Floyd ha portato alla luce la rabbia accumulata contro l'azione della polizia in tutto il mondo.
I governi ricorrono alla repressione per zittire il malcontento generalizzato. L'odio contro la repressione si trasforma in un forte alimento per nuove lotte.
Non ci sono modi per riformare la polizia, cambiando la sua natura. Gli apparati repressivi sono una parte centrale dello Stato borghese.
Ma è necessario avere una politica rivolta a spezzare la gerarchia delle forze armate e della polizia, facendo appello alla truppa a non reprimere le lotte, chiedendo l'elezione dei loro comandanti.
Allo stesso tempo, è essenziale sfruttare ogni opportunità per sviluppare l'autodifesa dei lavoratori. Ciò deve avvenire a partire dalla difesa delle mobilitazioni, nonché dalla difesa dei quartieri dei lavoratori contro le incursioni della polizia. L'autodifesa nei quartieri è anche l'unico vero modo per proteggersi dalla minaccia delle bande armate legate al narcotraffico.

17 – I sindacati e l’auto-organizzazione
Trotsky diceva che in questa epoca imperialista i sindacati sono sempre più associati allo Stato borghese. In una situazione come quella che stiamo vivendo, di pandemia e recessione, le pressioni in questa direzione sono raddoppiate. Le burocrazie sindacali sono lo strumento per questa sterilizzazione delle organizzazioni che dovrebbero essere in prima linea nelle lotte di base dei lavoratori.
Per questo motivo, in molti Paesi i sindacati sono visti dai lavoratori come parte del regime borghese, parte di «ciò che c'è», che non ispira alcuna fiducia nella base. D'altra parte, molte volte i processi di riorganizzazione ancora non hanno generato nuovi organismi. Il risultato è una disorganizzazione dei lavoratori che limita il potenziale delle lotte.
È essenziale l’appello al fronte unico delle organizzazioni dei lavoratori per mettersi alla testa della lotta contro la grave crisi economica e le conseguenze della pandemia. Questo è importante per consentire una lotta unificata contro questa catastrofe che ci colpisce. Importante anche per smascherare le burocrazie che si disinteressano di questa lotta.
Quest’appello all'unità è per far avanzare le lotte dirette dei lavoratori, mantenendo tutta la nostra differenziazione politica dalle direzioni riformiste e borghesi. Questo non ha nulla a che vedere con fronti politici o unità permanente con quelle direzioni. Le lotte possono progredire solo se i lavoratori scavalcano quelle direzioni.
Molte volte quella battaglia è stata strettamente legata alla lotta per una nuova direzione e per la democrazia operaia. Senza democrazia operaia non esiste alcuna possibilità di garantire il peso della base. Senza nuove direzioni, spesso non è possibile garantire né la democrazia operaia né le lotte. Peraltro, è necessario un processo di auto-organizzazione per la costruzione di nuovi organismi, sia nei quartieri dei lavoratori, sia nelle aziende.

18 – In difesa delle libertà democratiche
Gli Stati borghesi – sia quelli organizzati come regimi democratici che quelli con regimi bonapartisti - esercitano sempre più repressione contro le lotte dei lavoratori.
La repressione diretta delle mobilitazioni, l'occupazione militare dei quartieri popolari, l'assassinio dei dirigenti popolari, la criminalizzazione dei movimenti, la censura sulla stampa, la sorveglianza e il controllo su ogni passo della popolazione sono in aumento da parte dei governi borghesi.
I prigionieri politici detenuti nelle carceri anche durante la pandemia, come nel caso del Cile o dei palestinesi, sono l'espressione consapevole del genocidio di questi governi.
Molte volte i governi legittimano queste misure come se fossero «per garantire la quarantena» ed è per questo che hanno il sostegno anche di settori della sinistra. Sono stati di eccezione, stati di emergenza, coprifuoco, ecc. In realtà, si stanno premunendo contro gli sconvolgimenti sociali che covano nel profondo.
È necessario difendere le libertà democratiche in modo che lavoratori e giovani possano organizzarsi e lottare.

19 – Combattere l’estrema destra
La polarizzazione della lotta di classe reca con sé una tendenza crescente all'emergere di settori di estrema destra. Questa ha le sue espressioni elettorali ma anche l'emergere di gruppi dichiaratamente fascisti.
È molto importante distinguere l'estrema destra istituzionale dai gruppi fascisti. Le organizzazioni riformiste, per giustificare la loro alleanza con le organizzazioni borghesi «democratiche», definiscono tutta l’estrema destra «fascisti». Ma i fascisti sono settori che si stanno preparando e agiscono con prospettive anche militari per distruggere il movimento operaio e le sue organizzazioni.
L'estrema destra istituzionale invece opera attraverso la democrazia borghese e si accresce anche attraverso le elezioni, come Trump, Bolsonaro, Le Pen, Vox e altri. Si basa consapevolmente sulla divisione e sull'oppressione come metodologia per dividere la classe operaia. E molte volte riesce a dividere la classe, ponendo il proletariato bianco contro i neri, i lavoratori bianchi contro gli immigrati o gli indigeni, gli uomini contro le donne, ecc.
Esistono settori minoritari dichiaratamente fascisti che emergono all'ombra di questi processi. Sono ultra-minoritari, perché la borghesia non ne sente il bisogno oggi. Però hanno una tendenza a crescere, all'ombra della crisi della democrazia borghese, protetti dall'estrema destra istituzionale.
Una dura battaglia politica e ideologica deve essere condotta contro la divisione razzista, maschilista, LGBTfobica e xenofoba che le idee di estrema destra incitano nella classe lavoratrice. Oltre alla battaglia politica e ideologica, è necessario anche organizzare comitati di autodifesa per lo scontro diretto, quando fosse necessario.

20 – La gioventù senza prospettive
In tutto il mondo, la gioventù è stata fortemente colpita dai piani capitalistici neoliberisti. I bassi salari e la precarietà dei rapporti di lavoro hanno trasformato la maggior parte dei giovani in persone senza futuro. Lo smantellamento dell'istruzione pubblica e del sistema sanitario pubblico riduce ulteriormente le prospettive di vita dei giovani.
La pandemia e le misure di confinamento hanno portato alla chiusura di scuole e università in tutto il mondo, portando all'espansione dell'istruzione via internet. Ma ciò ha aumentato la distanza culturale tra coloro che hanno accesso a internet e ai computer e quelli che non ce l’hanno, che sono la maggioranza dei giovani poveri del mondo.
Ora la disoccupazione peserà molto di più tra i giovani. Ciò può portare a nuove esplosioni popolari, con la gioventù radicalizzata in prima linea.
Non a caso, la gioventù dei settori popolari è sempre stata l’avanguardia delle lotte nei processi rivoluzionari. La sensazione di non avere nulla da perdere spinge i giovani verso le lotte dirette e lo scontro con la polizia.
Prima Linea in Cile - i combattenti che difendono le mobilitazioni contro la polizia - è un simbolo di un processo mondiale. La gioventù dei quartieri popolari è stata in prima linea anche nei processi rivoluzionari di Ecuador, Colombia, Iraq, Libano, Hong Kong, così come è ora negli Stati Uniti.
Istruzione pubblica gratuita in tutti gli ordini e gradi! Per la revoca dei piani neoliberisti che smantellano la pubblica istruzione! Per l'aumento dei finanziamenti della pubblica istruzione! Garanzia delle condizioni di accesso gratuito all'istruzione online durante la pandemia.
Occupazione garantita per i giovani! Uguali salari per giovani e adulti! Assunzione immediata in ruolo di tutti i giovani precari.

21 – Accesso pubblico e gratuito ad internet
La comunicazione moderna ha uno sviluppo molto importante su internet e sui social network. Nell'isolamento causato dalla pandemia, questo è diventato sempre più onnipresente.
Tuttavia, lungi dal significare una democratizzazione della comunicazione, l'accesso ai computer e ai social network continua a essere un privilegio. Le aziende usano i social media per propaganda, i gruppi di estrema destra per diffondere menzogne e ideologie xenofobe.
È necessario che l’accesso a internet sia socializzato, con computer e telefoni cellulari semplici e gratuiti e reti wi-fi pubbliche diffuse.

22 - Socialismo o barbarie
Lo Stato borghese è in realtà una dittatura delle classi dominanti per imporre il loro controllo sulla società. Sia attraverso democrazie borghesi che attraverso regimi bonapartisti, la politica che viene applicata è quella della borghesia. Un’infima minoranza impone la sua volontà a milioni di persone, attraverso i governi, i parlamenti e le forze armate.
Nelle democrazie borghesi, le elezioni sono manipolate dalle grandi industrie che finanziano i maggiori partiti: e vincono sempre, attraverso i partiti di destra o di «sinistra». I piani economici applicati sono identici, sia che vinca la «maggioranza» sia che vinca «l'opposizione».
La democrazia dei ricchi è in crisi. La farsa dello «Stato di tutti» è sempre più percepita come tale dai lavoratori. La corruzione è un male di ogni Stato borghese.
Vogliamo distruggere lo Stato borghese e costruire una democrazia operaia. Tale democrazia deve essere sostenuta dalle organizzazioni dei lavoratori, con delegati eletti i cui mandati siano revocabili in qualsiasi momento. Tutti i funzionari devono avere salari pari a quello medio di un lavoratore.
Non stiamo inventando nulla. Facciamo affidamento sugli esempi storici della Comune di Parigi e dei primi sette anni della rivoluzione russa prima della burocratizzazione stalinista. Come diceva Lenin, la democrazia dei lavoratori è mille volte più democratica della più democratica delle democrazie borghesi.
La combinazione dell'espropriazione delle grandi industrie con la pianificazione dell'economia consentirà una nuova società che sarà in grado di soddisfare le necessità dei lavoratori e non proteggere i profitti dei padroni.
Solo avanzando verso il socialismo possiamo evitare la barbarie. Solo in questo modo possiamo evitare l'avvicinarsi del collasso ecologico e rimediare alla distruzione della natura causata dal capitalismo.

23 – Per la costruzione di partiti rivoluzionari, sezioni della Quarta Internazionale
Stiamo iniziando un nuovo momento storico, segnato dalla pandemia, dalla crisi economica e da nuovi scontri tra rivoluzione e controrivoluzione nel mondo.
Momenti siffatti conducono a grandi scosse nella coscienza delle masse e dell'avanguardia. Dobbiamo cercare di trasformare questo fenomeno in una rottura con le direzioni borghesi e riformiste.
La tragedia di quasi tutte le rivoluzioni è stata l'assenza di direzione rivoluzionaria. Per quanto eroiche possano essere le azioni delle masse, queste saranno sconfitte se la crisi della direzione rivoluzionaria non sarà superata.
Per questo motivo, non esiste un compito più importante della costruzione di partiti che uniscano i rivoluzionari attorno a un programma e attorno alla concezione bolscevica del partito. La costruzione di questi partiti è inseparabile dalla ricostruzione della Quarta Internazionale, un’internazionale rivoluzionaria, come fu la Terza Internazionale guidata da Lenin e Trotsky.
Come diceva Trotsky nel suo messaggio per la Conferenza di Fondazione della Quarta Internazionale del 1938: «Il nostro partito ci prende interamente. Ma, in compenso, ci dà la più grande delle felicità, la consapevolezza di partecipare alla costruzione di un futuro migliore, di portare sulle nostre spalle una particella del destino dell'umanità e di non vivere invano».
Vogliamo chiamare gli attivisti delle lotte a costruire, insieme con i nostri partiti rivoluzionari e la Lega Internazionale dei Lavoratori, l'internazionale rivoluzionaria. Questo è l'unico modo per fronteggiare la barbarie che ci minaccia e forgiare un futuro socialista.

[traduzione dallo spagnolo a cura del gruppo traduttori del Pdac]
 

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