Partito di Alternativa Comunista

PRIMO MAGGIO

Primo maggio

Il capitalismo in decadenza offre solo fame e alla miseria

Diamo una risposta di lotta operaia e popolare alla “crisi degli alimenti”

Dichiarazione della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

 

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Ogni Primo maggio, come lavoratori ricordiamo i "martiri di Chicago", le battaglie per la giornata lavorativa di 8 ore e commemoriamo tutti i caduti nelle lotte operaie e popolari contro lo sfruttamento e l'oppressione capitalista. E' anche nostra abitudine rivendicare la necessità della rivoluzione socialista come unica strada per superare le piaghe del capitalismo e, infine, fare un appello per sostenere e appoggiare le lotte che, con diverse rivendicazioni, si sviluppano nel mondo. Questo profondo significato del Primo maggio riveste oggi un'attualità ancor più stringente.
Nelle ultime settimane, sono scoppiate una serie di rivolte e sollevazioni in numerosi Paesi del mondo contro il rialzo dei prezzi dei generi alimentari. Quest'aumento già si stava verificando, ma nelle ultime settimane ha avuto una dimensione che ha reso insopportabile la situazione delle masse più povere. Robert Zoellick, direttore della Banca Mondiale, ha definito la situazione come "una delle più gravi crisi alimentari della storia del nostro pianeta" provocata da un aumento generale, nell'ultimo anno, del 48% dei prezzi degli alimentari, ma con rialzi maggiori per quanto riguarda prodotti come il riso (75%) (1).
Organismi dell'Onu e diversi mezzi di comunicazione hanno dato notizia di fatti del genere in Burkina Faso, Costa del Marfil, Egitto, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Indonesia, Marocco, Mauritania, Mozambico e Senegal. La Banca Mondiale ha avvertito che "33 Paesi si troveranno di fronte a potenziali conflitti sociali a causa dell'elevato rialzo dei prezzi degli alimenti"(2).
Questi Paesi compongono il gruppo di nazioni più povere del pianeta e in essi si sono sollevate le masse più impoverite. Si tratta di un'autentica "rivolta degli affamati del mondo". Secondo i dati degli organismi specializzati dell'Onu, circa 800 milioni di persone soffrono la fame nel mondo e si alimentano al di sotto delle necessità minime di un essere umano. Per esse, questo rialzo dei prezzi non è solo mangiare un po' meno né rappresenta pasti di qualità più scadente, ma significa una condanna a morte per fame. Vale a dire, un autentico genocidio perpetrato dal sistema capitalista imperialista in pieno XXI secolo. La "rivolta degli affamati", dunque, rappresenta un'autentica battaglia di vita o di morte.
Fra queste sollevazioni, spiccano quella del popolo haitiano che si scontra anche con l'occupazione militare del Paese da parte dei Caschi Blu dell'Onu, nonché quella dell'Egitto, diretta da migliaia di lavoratori tessili della città di Al Mahalla. Anche in Senegal e in Burkina Faso la classe operaia è stata al centro delle rivolte. Questi Paesi ci indicano la strada e ci mostrano l'urgente necessità che la classe operaia di tutto il mondo dia una risposta decisiva di lotta contro il capitalismo, per la sua stessa sopravvivenza fisica.
Benché riguardi essenzialmente i Paesi più poveri, la "crisi degli alimenti" ha ricadute in tutto il mondo. Nel Venezuela, ricco di petrolio ma dipendente dall'importazione di generi alimentari, la carestia e la scarsità di provviste erodono sempre più i salari dei lavoratori. Il Messico, un tempo tradizionale produttore agricolo e zootecnico, ha perso la sua "sovranità alimentare", ed è arrivato ad essere importatore dopo anni nel Nafta. Attualmente, la popolare "tortilla di mais" si è trasformata in un articolo di lusso.
In Brasile, grande produttore di esportatore di alimenti, i fagioli ed il riso, principali componenti dell'alimentazione popolare, sono aumentati rispettivamente del 207% in un anno e del 21% solo nell'ultimo mese. Anche in Argentina, storico "granaio del mondo", la cui produzione è sufficiente ad alimentare un numero di persone dieci volte superiore alla sua popolazione, i lavoratori e le masse popolari stanno soffrendo carenza ed aumento costante del prezzo dei prodotti di base. Neanche i Paesi imperialisti ne sono esenti: l'Italia e la Francia hanno risentito del rialzo dei prezzi della pasta e del burro; gli Usa sono stati colpiti da un aumento medio del 4%, nel 2007, il maggior indice dal 1990 (3).
L'aumento dei prezzi non si deve a scarsità o ad un calo della produzione. Al contrario i progressi tecnologici ed il supersfruttamento della terra fanno sì che la produzione di prodotti agricoli e di materie prime alimentari creasca sempre di più, ad un ritmo superiore a quello della popolazione mondiale. Al tempo stesso, sempre più gente non può comprarne. Lo ha riconosciuto anche Josette Sheeran, direttrice esecutiva del Piano Alimentare Mondiale dell'Onu: "Ci troviamo di fronte ad un nuovo aspetto della fame: benché vi siano alimenti nei negozi, sempre più persone non possono permetterseli"(4).
Gli specialisti prevedono che questa crisi non avrà una rapida soluzione e che potrà durare per vari anni. Una prospettiva terribile per le centinaia di milioni di affamati del mondo ed una minaccia sempre più acuta per tutte le masse di lavoratori e poveri.
Perché aumentano i prezzi degli alimenti se la loro produzione sta crescendo? La risposta a questa domanda mostra con grande chiarezza il carattere assolutamente inumano e irrazionale del sistema capitalista imperialista nella sua fase di decadenza: una concentrazione sempre maggiore dei mercati che fa sì che poche imprese controllino tutto il commercio mondiale degli alimenti, con l'unico obiettivo di aumentare i loro profitti; l'agrobusiness che si concentra in pochi prodotti dagli alti prezzi internazionali senza preoccuparsi delle necessità alimentari della popolazione mondiale; milioni di agricoltori espulsi dalle loro terre; materie prime alimentari che vengono destinate alla produzione di combustibili; il mercato alimentare trasformato in una "sala scommesse" per capitali speculativi e parassitari...

 

 

La crisi economica aggrava tutto

La Lit sottolinea, da un lato, come il rialzo dei prezzi e la "crisi degli alimenti" siano il risultato delle tendenze strutturali più profonde del sistema capitalista; dall'altro lato, come questa radice strutturale venga aggravandosi all'estremo a causa della crisi economica mondiale che sta iniziando.
I governi dei Paesi imperialisti già si sono indebitati per più di 600 miliardi di dollari per tentare di frenare o attenuare la crisi finanziaria mondiale apertasi con lo scoppio della "bolla speculativa" nel mercato immobiliare degli Usa e di altri Paesi. Essi sono disposti a fare di tutto per salvare le banche e le compagnie coinvolte in questa speculazione, ma non a risolvere la questione della fame nel mondo. Al contrario, l'aumento dei prezzi degli alimenti è uno dei modi con cui la borghesia tenta di scaricare il costo di questa crisi sui lavoratori.
Al tempo stesso, il mercato mondiale degli alimenti, con il sistema dei futures, assomiglia sempre più ad una "sala scommesse". Un casinò nel quale sono entrati nuovi "giocatori": una parte dei capitali che speculavano sul mercato immobiliare ora è entrata nel settore delle commodities, specialmente petrolio, minerali e grano, creando una "bolla speculativa" e aumentando artificialmente la domanda e, attraverso questo, i loro prezzi.
Oltre a ciò, le grandi compagnie petrolifere, e anche gli speculatori, approfittano dell'instabilità in Medio Oriente, risultato del fallimento della politica del governo Bush nell'area, per portare il prezzo del barile a livelli superiori ai 100 dollari, la qual cosa incide, direttamente e indirettamente, sul prezzo degli alimentari. Come si suol dire, per i lavoratori e le masse piove sul bagnato.


Il capitalismo non può risolvere la fame nel mondo

La prima risposta del capitalismo, di fronte alle "rivolte della fame", è stata la feroce repressione esercitata dai governi dei Paesi dove esse si sono prodotte. È certo che, al tempo stesso, gli organismi internazionali, come il FMI e la Banca Mondiale, e anche gli stessi governi imperialisti, hanno segnalato la loro "profonda preoccupazione" e la necessità di discutere e adottare misure.
Sono lacrime di coccodrillo da parte di coloro che difendono gli interessi delle imprese che lucrano con questa crisi o di organismi che hanno imposto ai Paesi dipendenti politiche economiche che hanno creato le condizioni per lo scoppio di questa crisi. Esprime anche il loro timore che la "rivolta degli affamati" si estenda e minacci di scuotere il mondo dalle sue fondamenta.
Nel migliore dei casi, le loro proposte si limitano ad aumentare gli "aiuti umanitari" ai Paesi colpiti. Una risposta che, da alcuni decenni, ha mostrato di essere totalmente incapace di risolvere il problema della fame nel mondo perché non modifica, né si propone di farlo, le cause profonde che la generano. La totale impotenza delle azioni e delle dichiarazioni di organismi come la Fao (organizzazione dell'Onu per l'agricoltura e l'alimentazione) risulta assolutamente patetica.
Nel XIX secolo, Karl Marx affermò che il funzionamento del sistema capitalista portava, inevitabilmente, alla "miseria crescente" di masse sempre più numerose. Oggi, quest'affermazione ci si presenta nella sua peggior prospettiva: la fame crescente che colpisce centinaia di milioni di abitanti del pianeta.
Negli anni Novanta, dopo la caduta dell'Urss e la restaurazione capitalista negli Stati operai, il capitalismo si dichiarò storicamente "trionfante" e cercò di presentarsi come l'unica strada per migliorare il livello dell'umanità. Pochi anni dopo questo "trionfo", la "crisi degli alimenti" e le "rivolte della fame" ci mostrano gli estremi del degrado in cui ci getta il capitalismo imperialista. Un sistema che non è capace nemmeno di garantire il più elementare dei diritti umani (il cibo per tutti gli abitanti del pianeta) condannandone centinaia di milioni a morire di fame.
Finché la produzione e la commercializzazione di alimenti saranno controllate dai grandi gruppi internazionali e dai grandi speculatori non sarà possibile cambiare questa situazione. L'alternativa è chiara: o la voracità di profitti di questi gruppi, oppure le necessità minime per la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone. Di fronte a questa alternativa, la Lit-Quarta Internazionale si colloca al fianco dei poveri e dei miserabili del mondo contro i "padroni degli alimenti".
Solo un sistema di economia centrale pianificata, che utilizzi razionalmente le risorse esistenti e si organizzi al servizio del soddisfacimento delle necessità di base dei lavoratori dei popoli del mondo, potrà farla finita per sempre con la fame nel mondo. Per questo è necessario espropriare tutte le grandi imprese che dominano l'economia mondiale. Per questo, riaffermiamo la nostra convinzione della necessità imprescindibile e urgente della rivoluzione socialista internazionale che liquidi il sistema capitalista imperialista.
Mentre lottiamo per questa prospettiva, siamo coscienti che gli affamati del mondo necessitano di risposte immediate per alleviare la loro angosciante situazione, alla pari di quei lavoratori che vedono la fame e la miseria come una minaccia sempre più vicina. La classe operaia e le masse del mondo non possono attendere passivamente di fronte a questa realtà: debbono lottare per la loro sopravvivenza fisica. È imprescindibile che la classe operaia si ponga alla testa di tutte le masse impoverite per dirigere questa lotta.
Per questo, in questo Primo maggio, la Lit fa un appello a tutte le organizzazioni operaie, popolari, sindacali e sociali per organizzare e sostenere questa lotta contro la fame dei lavoratori e dei popoli. La Lit si impegna a porre tutte le sue forze al servizio di questo compito e, in questo senso, propone il seguente programma di azione. Si tratta, con tutta evidenza, di un programma generale che dovrà adottare forme più concrete specifiche nella realtà di ciascun Paese:

 

  • Controllo dei prezzi da parte delle organizzazioni operaie e popolari
  • Per salari parametrati all'aumento dei prezzi degli alimentari
  • Per un salario minimo che copra tutte le necessità di base di una famiglia (alimenti, salute, educazione e casa)
  • Controllo operaio sulle grandi imprese di alimentari. Rivendicazione dell'apertura dei loro libri contabili ai lavoratori
  • Basta con il profitto sulla fame dei popoli! Espropriazione senza indennizzo dei grandi monopoli agricoli ed industriali alimentari
  • Gli alimenti sono un diritto sociale come la salute l'educazione. Esigiamo che lo Stato ed i governi lo garantiscano per tutta la popolazione
  • Per piani economici di emergenza destinati a soddisfare le necessità di base della popolazione, specialmente l'alimentazione
  • Per governi operai e popolari che applichino questi provvedimenti

 

 

Segretariato Internazionale della

Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

 

 

Note

(1) Clarín, quotidiano dell'Argentina, 11/4/2008.

(2) Riferito nell'articolo La crisi degli alimenti allarma il mondo, quotidiano El Universal, 13/4/2008.

(3) Idem.

(4) Rivolte degli affamati.

 

 

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