Potete leggere qui sotto:
1) il volantino che diffonderemo domani (sabato 15 luglio) all'assemblea che si terrà a Roma sulla questione del voto parlamentere sulle missioni militari;
2) un comunicato stampa di PC Rol sullo stesso tema, con un invito ai parlamentari "ribelli" a... ribellarsi davvero.
Il “no alla guerra senza se e senza ma” è stata una delle principali parole d’ordine di quel grande movimento d’opposizione alla guerra che si è sviluppato in Italia negli ultimi anni. Una giovane generazione si è affacciata in maniera dirompente sullo scenario politico per rivendicare la necessità di un “altro mondo possibile” nel quale la barbarie della guerra potesse essere cancellata nel nome della solidarietà e della collaborazione fra i popoli.
Oggi quello slogan, semplice ed immediato ma dall’altissimo valore politico, viene abbandonato da coloro che avevano contribuito a diffonderlo. I principali partiti politici (Prc, Pdci, Verdi, Sinistra Ds) che si erano battuti per il ritiro dei soldati italiani dai tetri di guerra, si spogliano della loro maschera pseudo-pacifista e si apprestano ad indossare l’elmetto nel nome di una discontinuità in materia di politica estera con il governo-Berlusconi che solo loro riescono a vedere: il ritiro dall’Iraq avviene in modo scaglionato e in accordo con gli Stati Uniti; nei Balcani non c’è nessuna remora a riaffermare l’importanza di una presenza militare su un territorio di vitale importanza per gli interesse geo-strategici italiani; in Afghanistan ci si prepara a stanziare milioni di Euro perché “l’Italia, da grande Paese qual è, non può venir meno ai suoi impegni internazionali”. Ancora una volta sotto i vessilli della stabilità e della democrazia si procede a spogliare e rapinare territori ricchi di risorse utili a foraggiare le economie dei paesi occidentali.
Il caso dell’Afghanistan è esemplare per capire come non esista nessuna differenza sostanziale nell’approccio alla politica estera fra le due coalizioni borghesi che si alternano nella gestione degli interessi dell’imperialismo italiano. Dopo un breve periodo di sterili polemiche si è arrivati alla soluzione di affiancare accanto al ddl che rifinanzia le missioni, una mozione parlamentare che dovrebbe indicare alcune linee-guida per il comportamento dei militari e prevede l’istituzione di un comitato parlamentare per il monitoraggio(!) delle missioni stesse, oltre a contenere nel preambolo una dichiarazione d’intenti che poco ha a che vedere con le ragioni della pace e nella quale si afferma apertamente che: “l’Italia può ricorrere allo strumento militare se nell’ambito delle organizzazioni internazionali di pace”.
Le forze politiche di sinistra accontentandosi di questo specchietto per le allodole hanno messo da parte le loro critiche e si sono tutte convinte che questo passaggio deve necessariamente vedere unita la maggioranza parlamentare.
Noi non avevamo alcun dubbio in proposito, come non avevamo dubbi sull’atteggiamento codista delle minoranze del Prc, che con i loro senatori hanno contribuito alla nascita di questo governo. Un governo che con queste misure non fa altro che assolvere alla funzione per la quale è nato: quella di contribuire a risollevare le sorti di un capitalismo italiano in crisi che per prendere la sua boccata di ossigeno ha bisogno di mostrarsi aggressivo sia sul piano esterno che su quello interno. Guerra, attacco allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori, benefici per le imprese sono gli assi fondamentali su cui si muoveranno Prodi e i suoi ministri; per questo abbiamo rotto con il Prc e dato vita al processo costituente di un nuovo partito comunista e rivoluzionario.
E’ il momento della chiarezza e della coerenza: chiediamo ai senatori della sinistra radicale ed in particolare agli otto senatori “ribelli” di votare contro il rifinanziamento della missione coloniale e di far mancare il proprio sostegno a questo governo di rapina e di guerra. Ogni altra soluzione rappresenterebbe l’ennesima, inaccettabile capitolazione ad industriali e banchieri ed ai loro interessi in Afghanistan.
Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori