SBARCANO I BRIGANTI
DELL'IMPERIALISMO (COL CASCO BLU)
di Davide Margiotta
"I nostri soldati in Libano non vanno
soltanto a garantire che il governo di Beirut sia pienamente sovrano e possa
predisporre lo smantellamento di Hezbollah, ma anche per tutelare Israele da chi
lo voglia distruggere. Non c'è dubbio. " (Piero Fassino).
Nonostante oltre 1100 morti, di cui un terzo bambini sotto i 12 anni, oltre un
milione di profughi su una popolazione di tre milioni e mezzo, e un blocco che
nel momento in cui scriviamo è tuttora in vigore, il popolo libanese ha
eroicamente resistito all'attacco sionista, riuscendo anche a procurare numerose
perdite all'aggressore.
Proprio la deludente campagna militare e l'evidente
incapacità di garantire la sicurezza nel nord di Israele hanno trascinato la
popolarità del governo Olmert ai minimi termini. Preso atto dell'impossibilità
di piegare la resistenza, al governo israeliano non restava che un'ultima carta:
il coinvolgimento diretto delle potenze imperialiste tramite l'Onu.
Precisamente questo è l'obiettivo militare della nuova
missione internazionale in Medio Oriente, riuscire là dove le truppe di Israele
hanno fallito: disarmare la resistenza libanese e limitare l'autonomia del Paese
mettendo Israele nella condizione di violare la tregua. Se è immaginabile vedere
i caschi blu dell'Onu sparare sui militanti di Hezbollah per "garantire la
pace", è pura fantascienza pensare che ciò possa accadere nei confronti dei
militari di Tel Aviv. Peraltro non è da escludere che il tentativo di disarmare
Hezbollah possa portare a una situazione di guerra civile a Beirut, come gli
avvenimenti delle ultime ore già fanno presagire.
Per parte imperialista, disarmare la resistenza libanese
significa garantire gli interessi occidentali nel Paese (significativamente i
due Oaesi maggiomente coinvolti, Italia e Francia, sono rispettivamente primo
partner commerciale e maggior creditore del Libano).
L'Italia ha interessi
sia con il Libano (verso cui esporta soprattutto attrezzature e macchinari
industriali) che con Israele (con cui ha stipulato nel 2005 un accordo di
cooperazione militare quinquennale, rinnovabile automaticamente).
Il debito
del Libano ammontava alla fine del 2005 al 175% del Pil, uno dei più alti al
mondo. I principali creditori del Paese sono Francia e Arabia Saudita. Entrambi
hanno fatto pressioni su Beirut per attuare una serie di politiche liberiste,
che hanno portato alla privatizzazione dei beni pubblici, favorendo la crescita
in particolare delle imprese straniere.
La missione Onu ha per i Paesi europei un altro aspetto
importante. Da tempo l'imperialismo europeo entra sempre più apertamente in
competizione con quello statunitense. La missione in Libano risponde
all'esigenza di tutelare il progetto Mercato Unico Euro-Mediterraneo del 2010,
volto a garantire condizioni di penetrazione favorevoli per le imprese europee
nell'area. Il senso dell'europeismo del centrosinistra è proprio dentro questo
disegno di polo imperialista europeo (non ne ha fatto mistero D'Alema quando ha
dichiarato trionfante che finalmente è finito l'unilateralismo di Bush). Oggi,
anche approfittando dell'indebolimento militare degli Usa, tenuti in scacco in
Irak dalla resistenza, l'Europa può far suonare le sue fanfare e schierare i
suoi eserciti.
Sul piano interno, il voto congiunto di tutto l'arco
parlamentare, dal Prc ad Alleanza Nazionale, ha reso il fantasma della Grande
Coalizione un fatto ormai compiuto, almeno in politica estera. Certo è che in
pochi prevedevano che della Grande Coalizione avrebbero fatto parte anche Prc e
Comunisti Italiani... Un "arco del mercato" che potrebbe anche estendersi a
misure di politica economica.
Per quanto riguarda il Prc, se il non-violento Fausto
Bertinotti ha salutato positivamente l'intesa di guerra tra maggioranza e
centrodestra, le minoranze interne si limitano a sterili condanne morali, ben
guardandosi dal ritirare il proprio sostegno al governo di guerra.
Il massimo
disaccordo l'hanno fatto registrare i dirigenti di Erre, Cannavò e Malabarba,
quando hanno rifiutato di partecipare alla Marcia della Pace di Assisi in segno
di protesta! Davvero poco, per chi ci spiegava all'ultimo congresso del Prc che
il partito avrebbe dovuto sostenere il governo "solo su singoli provvedimenti"
(come il no alla guerra, ad esempio).
Di fatto, i pochi mesi di governo dell'Unione fanno
registrare la stessa posizione di Berlusconi e Pisanu sull'Iraq (ritiro a tappe
nel futuro), il rifinanziamento della missione in Afghanistan e la partenza per
il Libano (con la sola missione in Libano che già da ora costa ai lavoratori
italiani 220 milioni di euro).
La prima vittima della nuova missione militare è il
pacifismo borghese e riformista (Tavola della Pace, Arci, Cgil, Cisl, ecc..),
che con la Marcia della Pace di quest'anno ha fatto registrare la propria totale
bancarotta ideologica, arrivando a sostenere la guerra come strumento di
pace!
Per la pace in Libano come in Palestina è necessaria
invece la sconfitta di Israele, gendarme dell'imperialismo nell'area. Ogni
sconfitta dell'imperialismo è oggettivamente una vittoria del proletariato
mondiale, per questo difendiamo senza condizioni il diritto dei popoli alla
resistenza. Al contempo sappiamo che nessuna direzione borghese, al grado
attuale di sviluppo del capitalismo, quando ogni Paese è dipendente
dall'economia mondiale e quindi dell'economia dei Paesi imperialisti, è in grado
di realizzare le aspirazioni dei popoli oppressi. Solo una direzione comunista
rivoluzionaria può farlo, rompendo con l'imperialismo. Le organizzazioni che
guidano le attuali lotte in Medio Oriente (inclusa Hezbollah che, nonostante il
suo radicamento popolare, è parte del governo libanese e ne sostiene le
politiche di privatizzazioni) rappresentano nei fatti le politiche delle
borghesie dei vari Paesi, per questo motivo l'appoggio dei comunisti si deve
fermare al piano puramente militare, nel tentativo -con una politica di fronte
unico contro l'imperialismo- di sottrarre forze proletarie alle direzioni
nazionaliste per indirizzarle verso la costruzione di partiti comunisti.
Solo una prospettiva socialista può unificare il
proletariato arabo ed israeliano (conquistando alla sua causa anche
quest'ultimo, oppresso dal militarismo e dall'integralismo di Stato), proponendo
un programma di esproprio dei capitalisti locali e stranieri, di redistribuzione
delle terre, di rientro dei profughi, rilanciando il disegno -il cui
presupposto è la distruzione dello Stato coloniale di Israele- di una Palestina
laica e socialista all'interno di una Federazione Socialista del Medio Oriente,
in cui agli ebrei siano garantiti pieni diritti come minoranza nazionale.
E' necessario rilanciare da subito la mobilitazione più
ampia e unitaria possibile contro la guerra e contro le politiche antipopolari
del governo Prodi, per questa ragione facciamo appello a tutte le forze della
sinistra e del sindacalismo di classe per un percorso di assemblee, scioperi e
manifestazioni che possano confluire in una grande manifestazione nazionale.
In Italia, il nostro compito di rivoluzionari e quindi di internazionalisti
è quello di lottare contro il nostro governo di guerra (con buona pace di
Malabarba e Grassi).
Il nemico principale è nel proprio Paese.