COSTRUIAMO LA QUARTA INTERNAZIONALE
Il 3 settembre del 1938, in Francia, si svolse la Conferenza di fondazione della Quarta Internazionale.
Trotsky, fondando la Quarta Internazionale, voleva stabilire un filo di continuità con la tradizione marxista che si era espressa con la Terza Internazionale, la quale ormai era degenerata sotto la direzione stalinista. Tuttavia, Trotsky, costruendo la Quarta Internazionale, non voleva solo preservare il programma marxista. Sperava che, in seguito alla Seconda Guerra mondiale, la Quarta Internazionale si sarebbe trasformata in una organizzazione di massa. Ma l'esito fu diverso.
Con la sconfitta del nazismo, lo stalinismo uscì rafforzato dalla Seconda Guerra mondiale e questo spinse il trotskismo in una situazione di marginalità. Un gran numero dei membri della Quarta Internazionale furono assassinati dal fascismo e soprattutto dallo stalinismo, e tra le vittime vi fu lo stesso Trotsky.
Lo stalinismo, ammantandosi dei successi della Rivoluzione di Ottobre e rafforzato dalla sconfitta del fascismo, si trasformò in un ostacolo difficile da scavalcare per la Quarta Internazionale. Quest'ultima rimase quindi una piccola organizzazione e al suo interno si sviluppò una corrente revisionista che, davanti all'impossibilità di sconfiggere lo stalinismo, capitolò a esso. Si tratta del cosiddetto "pablismo" [dal nome del principale dirigente revisionista: Michel Raptis detto Pablo, ndt].
Questa deviazione revisionista portò prima a una rottura della Quarta Internazionale e poi alla sua distruzione. All'interno della Quarta Internazionale, in diversi momenti, ci furono correnti che resistettero a queste capitolazioni. Il Pstu e le organizzazioni che lo precedettero nel Brasile furono sempre parte di una di queste correnti, la più conseguente, quella diretta dall'argentino Nahuel Moreno. Tuttavia questa battaglia, sebbene riuscì a preservare nel quadro del trotskismo un importante numero di organizzazioni e di militanti che oggi si raccolgono nella Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori), non riuscì a impedire la dispersione della maggioranza dei quadri di provenienza trotskista e dunque la distruzione della Quarta Internazionale.
LA PROVA DELLA STORIA
Settanta anni fa la Quarta Internazionale sosteneva che la teoria del "socialismo in un Paese solo" era un'utopia reazionaria. Che solo mediante la rivoluzione mondiale si sarebbe potuto realizzare il socialismo. Soprattutto sosteneva che se la burocrazia fosse rimasta alla testa dell'Urss, la restaurazione del capitalismo sarebbe stata inevitabile.
Gli stalinisti si prendevano gioco di queste posizioni. Per essi la crescita dell'Urss era la prova che il "socialismo in un Paese solo" era possibile e, in questo modo, invece della rivoluzione mondiale proponevano la "coesistenza pacifica" con l'imperialismo.
Entrambi i programmi, quello dello stalinismo e quello del trotskismo, si confrontarono con la realtà e ora, a settanta anni dalla fondazione della Quarta Internazionale, è necessario fare un bilancio: nell'Urss e nel resto degli Stati operai, lungi dall'essere arrivati al socialismo, il capitalismo fu restaurato e alla testa di questa restaurazione si pose appunto la burocrazia stalinista. Ma questa volta lo stalinismo pagò caro il suo tradimento: le masse abbatterono le sue dittature restaurazioniste nella maggioranza degli ex Stati operai.
Settanta anni fa le posizioni della Quarta Internazionale avevano scarso seguito. Al contrario le proposte dello stalinismo avevano un'udienza di massa tra i lavoratori, gli studenti, i contadini e gli intellettuali. Trotsky era il "demonio" mentre Stalin era la "geniale guida dei popoli". Ora, passati settant'anni, la parola "stalinismo" è usata come un insulto mentre la figura di Trotsky e le sue elaborazioni sono riscoperte da migliaia e migliaia di attivisti che cercano la strada verso la rivoluzione. Non c'è a livello mondiale nessuna organizzazione rivoluzionaria che non adotti in tutto, o in parte, coscientemente o incoscientemente, il programma della Quarta Internazionale. Tuttavia, e questa è la contraddizione del momento presente, mentre il programma della Quarta Internazionale è attuale, essa, come organizzazione, è distrutta.
Le nuove generazioni di rivoluzionari hanno di fronte la sfida storica di superare questa contraddizione nell'unica forma in cui è possibile farlo: ricostruendo la Quarta Internazionale sulla base del suo programma di fondazione, chiaramente aggiornato in base agli sviluppi conseguenti alla restaurazione del capitalismo e alla distruzione dell'apparato stalinista.
SONO MORTI PER DIFENDERE L'INTERNAZIONALE
Il programma della Quarta Internazionale è vivo e oggi è assunto da migliaia e migliaia di nuovi combattenti per la rivoluzione. Ma un programma è molto più che un insieme di fogli. Un programma rivoluzionario è tale solo quando è impiegato e sviluppato nella lotta di classe. Il programma della Quarta Internazionale è attuale e vivo perché è stato verificato nella realtà. Varie migliaia di militanti trotskisti, a partire dal 1923, mantennero vivo quel programma e per questo un gran numero di essi dovettero sopportare l'esilio, il carcere e la tortura da parte del capitalismo e dello stalinismo. E un numero altissima di essi pagò con la propria vita quell'ostinata e splendida audacia.
Stalin voleva sradicare la tradizione bolscevica, di lì la sua ossessione per l'eliminazione di Trotsky, che riuscì a far assassinare il 20 di agosto del 1940. Ma non si accontentò di questo. Prima fece assassinare la maggioranza della famiglia di Trotsky. Suo figlio Lev Sedov, i suoi nipoti, i bambini Ljulik, Volina e Liulika, suo genero Platón Volkov, sua sorella Olga Kameneva e perfino la sua prima moglie, Alexandra, madre delle sue due figlie, una delle quali finì suicida.
È impossibile dire quanti trotskisti morirono nell'Urss, tuttavia, storici seri come Pierre Broué hanno definito alcuni dati importanti. Solo nel campo di concentramento di Kolima c'erano seimila prigionieri considerati trotskisti. Nell'anno 1937, dopo che i trotskisti diressero uno sciopero della fame nel campo, furono sterminati.
Ma tanti militanti e dirigenti della Quarta Internazionale morirono anche combattendo contro il fascismo durante la Seconda Guerra mondiale: tra essi spiccano figure come quella di Abraham León, polacco, autore del principale studio marxista sulla questione ebraica, membro del Segretariato europeo della Quarta Internazionale, morto nel 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz; Leone Seloil, belga, delegato al congresso di fondazione della Quarta Internazionale, morto nel campo di concentramento di Neuengamme; Pautelis Pooliopulos, delegato del Partito Comunista greco al V Congresso dell'Internazionale Comunista, espulso dal Pc per trotskismo, fu fucilato dall'esercito italiano nel 1941.
Ci furono anche moltissimi dirigenti trotskisti che, fuori dall'Urss, morirono per mano dello stalinismo. E il caso del cecoslovacco Erwin Wolf, ex segretario di Trotsky, assassinato durante la guerra civile spagnola. O di Rudolph Klement, trotskista tedesco, responsabile per l'organizzazione del congresso di fondazione della Quarta Internazionale, rapito e assassinato poco tempo prima del congresso. O di Ignacio Reiss, polacco, eroe della guerra civile russa, uno dei principali dirigenti dei servizi di sicurezza sovietici. Dopo aver rotto con lo stalinismo, restituì le sue onorificenze e dichiarò: "Mi unisco a Trotsky e alla Quarta Internazionale". Per questo poche settimane dopo fu assassinato. O, ancora, Pietro Tresso, delegato del Pc italiano ai congressi dell'Internazionale Comunista, delegato al congresso di fondazione della Quarta Internazionale: fucilato. E ancora, Tha-Thu-Thau, fondatore dell'importante movimento trotskista vietnamita, anch'egli assassinato dallo stalinismo.
La nostra corrente internazionale, diretta da Nahuel Moreno, lottò per tanti anni in circostanze molto difficili per portare avanti il programma della Quarta Internazionale e per questo ha avuto anch'essa molti compagni uccisi.
Tra il 1974 e il 1975, in Argentina, sedici militanti del Pst, Partito Socialista dei Lavoratori, quasi tutti operai, furono assassinati dai gruppi paramilitari del governo peronista. Tra loro Cesar Robles, uno dei principali dirigenti del partito. In Spagna, il 1 febbraio del 1980, fu sequestrata e assassinata Yolanda González Martín, militante del Pst di quel Paese. Figlia di un metalmeccanico, Yolanda aveva solo 19 anni. Era studente e lavorava come cameriera. Aveva diretto un'importante mobilitazione studentesca che aveva portato nelle strade di Madrid oltre 50 mila studenti. In El Salvador, nel mese di aprile del 1980, fu assassinato, da un commando di ultradestra, Francisco Choto Rodríguez, militante del Pst. Ancora in Argentina, tra il 1976 e il 1982, la dittatura militare assassinò 83 militanti del Pst. Tra essi c'era Arturo Apazza, un importante dirigente operaio ed Eduardo Villabrille, giovane metalmeccanico che era stato il principale dirigente della gioventù del partito. Il Pstu brasiliano, e non poteva essere altrimenti visto il suo impegno nella battaglia per il programma trotskista, subì la repressione. Tulio Quintiliano, membro del gruppo Punto di partenza che diede origine alla nostra corrente nel Brasile, fu assassinato dalla dittatura cilena nel 1973. José Luis e Rosa Sundermann furono assassinati, nel 1994, il giorno dopo la fondazione del Pstu. Gildo Rocha, anch'egli militante del Pstu, morì come tanti altri trotskisti: combattendo il capitalismo e la burocrazia. Fu assassinato durante uno sciopero a Brasilia il 6 ottobre del 2000.
La lista dei trotskisti assassinati dallo stalinismo e dalla borghesia, come la storia di ognuno di essi, ci farebbe riempire centinaia di pagine. Le biografie, senza dubbio, sarebbero differenti ma tutte avrebbero in comune una cosa: lottarono e morirono affinché la Quarta Internazionale continuasse a vivere. Questi compagni non possono essere dimenticati dalle nuove generazioni che si dispongono a ricostruirla. Sono loro a ispirarci in questa nostra battaglia per la rivoluzione.
(*) membro della Direzione della Lit - Quarta Internazionale
(traduzione di F. Ricci)