Partito di Alternativa Comunista

Bielorussia L'analisi comune di Casapound, Fusaro e stalinisti

Bielorussia

L'analisi comune di Casapound,
 
Fusaro e stalinisti
 
 
 
di Salvatore de Lorenzo
 
 
 
Abbiamo di recente pubblicato sul nostro sito una analisi della situazione in Bielorussia condotta dai compagni del Poi, la sezione russa dellaLit-Quarta Internazionale (1). Il quadro che emerge è sufficientemente chiaro e ne riprendiamo qui brevemente solo i tratti principali, rimandando per un’analisi più estesa all’articolo tradotto, alla nostra successiva analisi (2), e agli articoli presenti sul sito della Lit (3).
Il regime borghese semi-dittatoriale di Lukashenko, ex burocrate stalinista alla testa del Paese da ventisei anni, per effetto della crisi economica è divenuto sempre più inviso alle masse, soprattutto a causa di quelle misure di austerità imposte da Lukashenko per far fronte agli aumenti sui prezzi del greggio importato dalla Russia, e concordati con il presidente russo Putin. Le misure di contenimento salariale, di tagli pensionistici e di riduzione della spesa pubblica hanno peggiorato pesantemente le condizioni di vita del proletariato bielorusso; la crisi si è poi aggravata questa primavera per effetto della pandemia di coronavirus, durante la quale Lukashenko ha negato i rischi dell’infezione da Covid 19 e non ha utilizzato nessuna risorsa per venire incontro alle difficoltà della popolazione, pesantemente colpita dalla pandemia.
Alle elezioni di agosto la candidata dell’opposizione, la liberale Tikhanovskaja, che rappresenta quel settore minoritario di borghesia bielorussa che propende per un approfondimento dei rapporti economici e politici con il capitale finanziario europeo, ha denunciato evidenti brogli elettorali grazie ai quali Lukashenko si è aggiudicato la vittoria, addirittura con l’80% dei voti. Che si tratti di brogli elettorali non vi è alcun dubbio, vista l’estensione delle proteste di massa contro il regime da parte del proletariato, iniziate già nei giorni che avevano preceduto le elezioni.
Dopo le elezioni e la denuncia di brogli da parte dell’opposizione, le masse popolari bielorusse hanno intrapreso una straordinaria mobilitazione, occupando le principali piazze del Paese. I video che girano sui social network testimoniano l’efferata repressione del gruppo speciale di forze di polizia al servizio del dittatore Lukashenko, con diversi morti, migliaia di arresti, sequestri di persone, violenze fisiche sui manifestanti e l’uso di cannoni ad acqua per disperdere le manifestazioni.
A scuotere il regime è stato però l’ingresso massiccio sul terreno della mobilitazione della classe operaia, con uno sciopero operaio che ha riguardato tutte le principali fabbriche del Paese. Gli scioperi sono stati duramente repressi da Lukashenko e diversi attivisti sindacali sono stati arrestati dal Kgb.
La posizione che ha assunto la nostra organizzazione di fronte agli avvenimenti è netta: sostegno incondizionato alla rivolta delle masse popolari bielorusse per la cacciata di Lukashenko, nessuna fiducia nelle direzioni borghesi filoeuropeiste dell’opposizione. La speranza che i rivoluzionari nutrono è che, a partire dal coordinamento dei comitati operai, ossia dal neonato «Comitato di sciopero unificato dei lavoratori», si costruisca una direzione politica che guidi i lavoratori bielorussi alla rivoluzione e alla costruzione di uno Stato operaio.

Le reazioni delle organizzazioni fasciste e staliniste
La posizione sugli avvenimenti in corso da parte delle organizzazioni fasciste è, naturalmente, speculare alla nostra.
Dalle colonne del giornale «Il primato nazionale», diretto da un esponente di Casapound, vengono esaltate le qualità taumaturgiche del dittatore Lukashenko, dipinto come un paladino della sovranità nazionale (4). È una posizione, per intenderci, assolutamente coerente con la natura fascista di Casapound: costruire un regime politico autoritario per sostenere, attraverso la repressione della classe operaia, gli interessi del settore principale della borghesia nazionale bielorussa, il cui riferimento politico è l’apparato burocratico guidato da Lukashenko.
Ciò che invece dovrebbe far riflettere quei settori di classe operaia italiana che continuano a nutrire illusioni sulla natura "comunista" delle organizzazioni staliniste italiane, è la posizione assunta da Rizzo, dirigente del Pc, a sostegno di Lukashenko. Come si evince da alcuni post pubblicati su facebook, il compare italiano di Kim Jong-un sostiene la tesi surreale secondo cui i mezzi di informazione occidentali starebbero nascondendo le immagini di piazze stracolme che acclamano l’amato leader Lukashenko.
Il sostegno dato a Lukashenko è solo l’ennesima conferma della natura antioperaia e nazionalista del Pc di Rizzo e della convergenza del suo progetto politico con quello dei fascisti: la creazione di uno Stato borghese autoritario che reprima gli attivisti del movimento operaio attraverso l’uso della forza e della galera e consenta al settore dominante di borghesia nazionale di continuare nel suo processo di accumulazione.
Sulle stesse posizioni di Casapound e Rizzo troviamo l'ex «marxista» Fusaro, ormai diventato uno degli ideologi della stessa Casapound, tanto da scrivere un penosissimo articolo di stampo complottista, a sostegno di Lukashenko, proprio sulle pagine del giornale online dell'organizzazione fascista (5), arrivando ad affermare: «Come la Libia di Gheddafi o il Venezuela di Maduro, la Bielorussia di Lukashenko è uno Stato sovrano nazionale che eroicamente –sottolineo: eroicamente– resiste all’occupazione imperialistica degli spazi post-sovietici».
Una cosa a Fusaro bisogna riconoscergliela: la capacità di sintetizzare, in sole tre righe, una quantità infinita di sciocchezze.
Non cambia, nella sostanza, l’analisi fatta dagli stalinisti di Contropiano, organo di stampa di Potere al popolo (Pap), che però, bontà sua, non nega l’esistenza di una mobilitazione della classe operaia contro Lukashenko. L’analisi di Contropiano è tesa a dimostrare che gli operai, sostenendo la rivendicazione avanzata dalle opposizioni di elezioni non truccate, si sarebbero portati su posizioni reazionarie. Una variante della teoria della marea nera con cui tanti stalinisti e persino nazional-«trotskisti» liquidarono l’esperienza delle masse popolari ucraine durante la rivolta di Maidan. La tesi che avanza Contropiano è che gli operai sono su posizioni reazionarie perché starebbero lottando per consegnare il potere a una forza filoeuropeista. L’organo stalinista di Pap giunge sino al punto da definire idioti gli operai in lotta, facendo propria l’affermazione del giornalista German Sadulaev, secondo il quale: «Nella Bielorussia salvata da dio e scelta da dio, i lavoratori delle fabbriche sussidiate dallo Stato partecipano a manifestazioni a sostegno della signora Tikhanovskaja, che ha scritto nero su bianco nel programma che, appena arrivata al potere, avrebbe tagliato i sussidi e affidato le imprese non redditizie alle mani di manager efficienti che le avrebbero ottimizzate. Non bisogna mai sottovalutare il grado di idiozia del cosiddetto uomo comune».
Ovviamente queste pseudo-analisi, preparate in salottini snob della sinistra borghese italiana, denotano una totale incomprensione della natura dialettica della lotta di classe. Anche dopo la rivoluzione del febbraio del 1917, in Russia, il Soviet degli operai, guidato dai riformisti, consegnò alla borghesia il compito di formare un governo provvisorio. Fu grazie al lavoro lento e paziente, condotto dal partito bolscevico, che rappresentava la direzione rivoluzionaria minoritaria in quel momento all’interno dei Soviet, che gli operai presero rapidamente coscienza della necessità di prendere nelle loro mani il potere, come poi avvenne nell’Ottobre.
E' nostra opinione che gli operai bielorussi possono costruire, nel fuoco delle lotte contro il regime violento e autoritario del fantoccio bielorusso di Putin, una direzione politica che approfondisca il processo rivoluzionario e guidi il proletariato al rovesciamento dell'attuale Stato borghese e alla creazione di uno Stato operaio.
A differenza delle macchiette staliniste come Rizzo, degli intellettuali rosso-bruni come Fusaro che esaltano il regime antioperaio di Lukashenko dalle pagine del giornale dei fascisti di Casapound e degli pseudo-intellettuali da salotto della sinistra borghese di Contropiano, la Lit-Quarta Internazionale è impegnata nel lavoro di costruzione di una direzione rivoluzionaria in tutti i Paesi, dal Cile alla Bielorussia, dagli Stati Uniti alla Colombia, nella convinzione che sarà l’esito della lotta di classe del proletariato mondiale a decidere il futuro dell’umanità.
 

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