Argentina: per la vittoria del popolo di Jujuy e di tutte le lotte
Comunicato del Pstu di Argentina*
Da giugno la ribellione di Jujuy [ribellione animata da una popolazione indigena residente nella regione, che si trova nel nord dell’Argentina, ndt] è al centro della vita politica del Paese. La dignità di questo popolo, l'unione degli operai e dei lavoratori statali al fianco dei popoli indigeni, l'appoggio dei minatori e dei giovani, in una sfida aperta con il potere dello Stato, ha suscitato simpatia e solidarietà in tutto il Paese.
Dal basso, senza aspettare i dirigenti sindacali o politici, hanno unificato le loro rivendicazioni per i salari, per la difesa delle risorse naturali contro il saccheggio delle multinazionali, contro la repressione, per i diritti democratici e per la libertà dei prigionieri di Morales [il governatore della provincia, che, con una riforma costituzionale, ha recentemente inasprito le leggi repressive e di saccheggio del territorio, ndt]. Sono un esempio con i loro scioperi, le mobilitazioni di massa e l’uso legittimo della violenza per difendersi, infischiandosene di quella falsa «democrazia» che serve solo ai potenti.
C’è già stato un passo indietro da parte del governo provinciale. Sono piccole vittorie, ma la lotta continua, con al centro le rivendicazioni di abrogazione della riforma costituzionale (10 comuni di Jujuy l'hanno già respinta) e di dimissioni di Morales.
Le rotte internazionali sono bloccate. Si può vincere.
Approfondire la lotta e la solidarietà
Nei giorni scorsi le metropolitane si sono fermate per la riduzione della settimana lavorativa, gli autisti degli autobus per i salari, la Uom (Unione degli operai metalmeccanici) di Rio Grande è entrata in sciopero a tempo indeterminato, nel mezzo di battaglie salariali di vari sindacati di fabbrica.
Tutte queste lotte dovrebbero essere unificate in solidarietà con Jujuy in uno sciopero generale che sia l’inizio di un piano di lotta di ampie dimensioni. Ma non possiamo aspettarci che lo facciano le direzioni sindacali, che sostengono i governi dei padroni al potere. Le elezioni non cambieranno nulla. Chiunque vinca, continuerà lo stesso modello di Paese dominato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dai potenti del mondo.
È necessario continuare con le azioni di solidarietà, con nuove mobilitazioni a Buenos Aires e in altre città.
Le rivendicazioni si conquistano con gli scioperi, nelle piazze e nelle strade, affrontando il potere dello Stato e dei padroni con la forza e il potere dell'unità operaia e popolare.
E le elezioni?
Si voterà alle primarie obbligatorie (Paso) ad agosto e poi in ottobre. Dobbiamo votare per una proposta diversa, di indipendenza e della classe operaia. Contro tutti i candidati del Fmi: Massa, Bullrich, Larreta e Milei...
Per questo motivo siamo presenti nelle liste elettorali della Fit-U (Fronte di sinistra e dei lavoratori), così da poter sfruttare la campagna elettorale per sostenere le lotte e propagandare un programma e una politica che sfidino tutti loro e le proposte ingannevoli come quella di Grabois [candidato della sinistra riformista, ndt]. Per un'Argentina socialista senza Fmi né capitalisti!
Dobbiamo spiegare che, una volta svolte le elezioni, arriveranno nuovi attacchi contro i lavoratori. Dobbiamo imparare la lezione del Jujeñazo [una grande rivolta avvenuta a Jujuy negli anni Settanta, ndt] per costruire l'organizzazione rivoluzionaria che ci permetta di dispiegare una dura lotta per un Paese diverso che regoli i conti con i vecchi governanti, che punisca la repressione dei padroni, che espropri chi ci toglie tutto.
Per una nuova indipendenza
In queste settimane cade l’anniversario della guerra rivoluzionaria che i nostri patrioti hanno combattuto per liberarci dall'impero spagnolo. Nulla si ottiene collettivamente in altro modo, senza sforzo. Oggi siamo quasi colonizzati: dalle multinazionali imperialiste, dal Fmi e dai politici che sono servi del grande capitale.
È necessario lottare per una nuova indipendenza. I nostri eroi sono a Humahuaca e Purmamarca [città della regione di Jujuy, epicentro della protesta, ndt] e in ogni angolo del Paese dove un operaio, un insegnante, un membro di una comunità indigena, un giovane che lavora e studia senza possibilità di riposo, una giovane donna che esce ogni giorno per lavorare affrontando la fatica e l'oppressione del sistema capitalista.
Duecento anni fa c'era chi sapeva offrire la propria vita per gli altri. Quelli di noi che sono disposti a farlo ora devono unirsi. Il Pstu, il partito di Sebastián Romero e Daniel Ruiz (1), perseguitati e imprigionati per aver lottato, partecipa a questa lotta. Vogliamo farlo insieme a voi.
Note
- Sulla persecuzione di Sebastián Romero e Daniel Ruiz:
www.partitodialternativacomunista.org/politica/internazionale/-sp-989044288