A un anno dalla guerra in Ucraina:
solo la classe operaia può condurre alla vittoria
Dichiarazione della Lit – Quarta Internazionale
La Quarta Internazionale deve comprendere chiaramente l'enorme importanza della questione ucraina non solo per il destino dell'Europa orientale e sudorientale, ma dell'intera Europa. Si tratta di un popolo che ha dimostrato la sua vitalità, numericamente pari alla popolazione della Francia, che occupa un territorio eccezionalmente ricco e, inoltre, della massima importanza strategica. La questione del destino dell'Ucraina emerge in tutta la sua portata. È necessaria una rivendicazione chiara e definita, che corrisponda alla nuova situazione. A mio parere, al momento esiste una sola rivendicazione: per un'Ucraina sovietica di operai e contadini, unita, libera e indipendente.
(Lev Trotsky, La Questione Ucraina, 22 aprile 1939)
L'invasione e l'occupazione da parte dell'esercito russo sono iniziate come «operazione militare speciale», con l'obiettivo dichiarato di rovesciare il governo ucraino entro «poche settimane» e «liberare il popolo» dell'Ucraina, «denazificare» e «smilitarizzare» il Paese. Sia Putin che i governi imperialisti vedevano questo obiettivo come assolutamente possibile. Tuttavia, la realtà è che la guerra contro gli invasori si è protratta e ormai compie un anno. Il fattore fondamentale che ha ostacolato questi piani è l'eroica resistenza della classe operaia e dei lavoratori ucraini.
La nostra posizione, fin dall'inizio, è stata, è e sarà quella di sostenere questa resistenza e, a partire da questo asse e da questa posizione chiave, abbiamo sviluppato gli altri elementi del nostro programma: la richiesta di fornire all'Ucraina armi pesanti e tecnologia militare per consentirle di sconfiggere l'invasione, l'opposizione a qualsiasi intervento della Nato e agli stanziamenti di riarmo imperialisti, il sostegno alle azioni contro la guerra in Russia, la denuncia del governo borghese di Zelensky, in particolare delle sue misure antioperaie che indeboliscono la resistenza della classe operaia e della sua subordinazione a Biden e all'Ue. E, ciò che è più importante: la necessità di un'auto-organizzazione indipendente della resistenza operaia ucraina e di una campagna internazionale di sostegno materiale e politico ad essa. Tutti i nostri sforzi e il nostro programma sono diretti alla vittoria militare e politica della resistenza operaia ucraina.
L'aggressione di Putin contro l'Ucraina è stata preparata con largo anticipo e camuffata da «esercitazioni militari» lungo i confini dell'Ucraina. Il regime russo ha bollato come vili calunnie dell'Occidente gli allarmi che preannunciavano che si andava preparando l'invasione. Quando il 24 febbraio Putin ha invaso l'Ucraina su più fronti e ha fatto sbarcare persino i paracadutisti alla periferia di Kiev, ha cercato di giustificare l'invasione come una misura difensiva dovuta all'«espansione della Nato verso est», che si avvicinava minacciosa ai suoi confini.
L'espansione della Nato è una realtà reazionaria e innegabile. Ma non è il vero motivo dell'invasione. Le repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania hanno aderito alla Nato e sono molto più vicine a Mosca e San Pietroburgo (e dopo l'invasione dell'Ucraina, Svezia e Finlandia, Paesi storicamente neutrali, hanno chiesto di entrare nella Nato). La verità è che si tratta di un pretesto per un conflitto tra le aspirazioni coloniali del regime oligarchico di Putin sullo spazio dell'ex Urss, del Caucaso e dell'Eurasia e quelle di altre potenze, tra cui la Cina. Dietro l'invasione ci sono gli interessi economici e finanziari degli oligarchi russi e dei loro monopoli in Ucraina.
Putin è furioso, e sostiene che le potenze della Nato hanno imposto in Ucraina un regime politico illegittimo, frutto di un «colpo di Stato» nel 2014. È così che Putin e tutto lo spettro superstite dello stalinismo mondiale hanno chiamato la rivolta popolare di Maidan, un processo molto contraddittorio a causa della mancanza di una direzione rivoluzionaria, ma che per cinque mesi si è scontrato con il tentativo autoritario e neoliberale e con la repressione - con un bilancio di numerosi morti - del presidente, l'oligarca filorusso Yanukovych. Quest'ultimo è infine fuggito dal Paese e per reazione «democratica» il processo si è incanalato in un cambio di governo borghese con l'elezione del ricco imprenditore «cioccolataio» Poroshenko. Alle elezioni successive sale al potere Zelensky, riaffermando la subordinazione al Fmi e all'Ue. Ma, nonostante la deriva reazionaria e la pandemia, tra il 2014 e il 2022 il rapporto di forza tra le classi in Ucraina ha mantenuto livelli significativi di lotte operaie contro i governi, che hanno rappresentato uno stimolo per le masse della regione e una minaccia per le dittature confinanti come Lukashenko e lo stesso Putin.
L’Ucraina ingaggia una guerra di liberazione nazionale
Con il passare delle settimane e dei mesi, sono crollate tutte le previsioni e anche tutti i miti alimentati di volta in volta dal regime di Putin e dalle potenze imperialiste. Lo stesso governo ucraino ammette che nei primi giorni pensava che la sconfitta fosse imminente. È emerso che emissari del governo statunitense hanno offerto a Zelensky asilo all'estero, come governo in esilio. Le agenzie di stampa concentravano la loro attenzione sulle foto e sui video degli sfollati e dei rifugiati che lasciavano il Paese a milioni. Ma hanno anche dovuto registrare il fenomeno che ha cambiato tutto: la coraggiosa mobilitazione di massa del popolo dei lavoratori delle più diverse età, a Kiev e in altre città, che hanno respinto attivamente la presenza delle truppe d'invasione e hanno lanciato un'eroica resistenza, armata e non armata. Si sono formati e hanno dilagato come torrenti le barricate e le difese territoriali e, qualche tempo dopo, si sono costituiti gruppi di partigiani nelle regioni occupate.
Questa resistenza, composta da volontari, ha chiesto armi nei distretti militari ed è uscita ad affrontare gli invasori, i carri armati e i blindati con bottiglie molotov. Abbiamo testimonianze dirette dalla città di Kiev e dalla regione suburbana. Lì, le masse si accalcavano chiedendo armi e in molti casi hanno preso il controllo degli arsenali. Il vicinato di ogni quartiere ha organizzato ronde e sentinelle per individuare sconosciuti in giro, che Putin aveva infiltrato mesi prima per marcare gli obiettivi dei bombardamenti. Gradualmente le difese territoriali si sono fuse con l'esercito ucraino regolare. Con l'avanzata della resistenza, gli invasori sono stati respinti verso il confine bielorusso, con innumerevoli perdite tra le loro truppe d'élite e abbandonando nella fuga una scia di equipaggiamento militare.
Nei territori recuperati dagli ucraini, si è manifestata la barbarie degli invasori: il macabro ritrovamento di centinaia e centinaia di cadaveri di civili, giustiziati con colpi alla nuca e con le mani legate dietro la schiena, dopo essere stati torturati in cantine dove operavano centri di interrogatorio e di sterminio. Così, il mondo intero ha potuto vedere l'aberrante verità sull'invasione. Così, i miti sull'«operazione militare per liberare il popolo» dall'oppressione del «governo nazista di Kiev» hanno cominciato a crollare come un castello di carte. Tutto ciò conferma che in Ucraina si sta combattendo una guerra di liberazione nazionale contro l'aggressione da parte della seconda potenza militare mondiale.
Eurasia: epicentro della lotta di classe nel mondo
La guerra in territorio ucraino si è prolungata nel tempo, superando le previsioni del regime di Putin e di tutti gli imperialismi. Perché? Perché si incentra su una formidabile resistenza operaia e popolare che, nonostante i limiti imposti dalla direzione borghese, sta combattendo l'invasione e sta mettendo oggettivamente in discussione la stabilità dell'intera Eurasia. Come non avrebbe potuto essere diversamente, il prolungarsi della guerra e l'irriducibile volontà di lotta della classe operaia e del popolo ucraino hanno acuito le contraddizioni inter-imperialiste, all'interno dell'Ue e anche della Nato, e aggravato la crisi dell'ordine mondiale. E l'instabilità si riflette non solo in Europa occidentale, ma anche in altri continenti. Così vediamo processi di lotta, come lo sciopero generale in Francia e l'ondata di scioperi in Gran Bretagna. Così come i processi di lotta nelle semicolonie, in varie regioni, a causa dell’aumento del prezzo del carburante e del grano. Esempi in America Latina sono l'Ecuador e gli attuali scontri in Perù.
Gli imperialismi (Usa e Ue) approfittano della guerra per provvedere al loro riarmo
Sia Biden che i governi dell'Ue hanno sfruttato la guerra per riarmare i propri eserciti imperialisti, aggiornando i propri armamenti mentre inviano col contagocce materiale militare all'Ucraina. Questi «aiuti» della Nato devono essere denunciati per il loro carattere essenzialmente imperialista: non inviano gli armamenti richiesti dal popolo ucraino, che rifiutano di considerare alla pari, né cercano di fornire armi equivalenti, ma trattano il popolo ucraino come un alleato di secondo piano, inviando, in questa guerra come in tutte le altre, armamenti obsoleti, in scarsa quantità e al ritmo che loro conviene per gestire il conflitto e esercitare pressioni per i negoziati a spese delle vite del popolo ucraino.
Prova ne è che tutti i bilanci degli «aiuti» materiali per l'Ucraina sono inquadrati in pacchetti che conferiscono un enorme aumento per il riarmo degli eserciti imperialisti e delle spese militari a discapito dei programmi sociali che rispondono ai bisogni immediati dei lavoratori. Questo è un altro sintomo chiave del fatto che questa guerra aggrava la crisi dell'ordine mondiale e dell'egemonia statunitense. Così, nel 2023 il bilancio della Nato sarà aumentato per l'ottavo anno consecutivo, questa volta con un balzo storico del 27,8% per il bilancio civile e del 25,8% per quello militare rispetto al 2022. I Paesi della Nato disposti a raggiungere il 2% del Pil per le spese militari (un impegno formale dal 2014) sono raddoppiati dall'inizio della guerra, e un nucleo di Paesi ora sostiene l'aumento dell'impegno al 2,5% o al 3%. L'Ue, alla ricerca di una certa autonomia militare nei confronti degli Stati Uniti, ha resuscitato l'Agenzia europea per la difesa aumentando il suo bilancio del 15% per investire in maggiori progetti congiunti di cooperazione.
L'aiuto materiale alla resistenza ucraina non dipende oggi dall'aumento degli stanziamenti militari, come sostiene la propaganda imperialista. Per questo ci opponiamo categoricamente a tutti gli stanziamenti militari dei governi imperialisti della Nato e, di fronte ai loro tentativi di presentarsi come sinceri alleati del popolo ucraino e partigiani della «pace», chiediamo l'invio incondizionato di armi alla resistenza per sconfiggere l'esercito di occupazione.
D'altra parte, facciamo un appello alla classe operaia in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, a dare tutto l'aiuto materiale possibile alla resistenza ucraina. Facciamo questo appello alla solidarietà attiva con un criterio di indipendenza di classe, delimitandoci dalle azioni dei governi, opponendoci a qualsiasi intervento diretto della Nato nel conflitto, ai piani di «ricostruzione» e di indebitamento promossi dall'UE e dal FMI e rifiutandoci di consentire che il proletariato debba partecipare ad alimentare il finanziamento degli eserciti imperialisti.
Contro gli invasori di Mosca e contro gli attacchi da Kiev
Il cambiamento nelle fasi della guerra ha conseguenze crescenti sulla lotta di classe in Ucraina. La classe operaia sta sacrificando la propria vita in prima linea contro gli invasori e viene colpita alle spalle nella retroguardia. I lavoratori stanno subendo un martirio permanente, con la conta di morti e feriti a causa dei continui bombardamenti sulle loro case, scuole e ospedali. La distruzione delle infrastrutture essenziali, con interruzioni quotidiane dell’energia elettrica, mancanza ricorrente di acqua, riscaldamento e fognature, peggiora estremamente le condizioni di vita.
E, d'altra parte, alla carenza dei beni di prima necessità - un'inflazione di quasi il 50% dall'inizio della guerra - si aggiungono i tagli salariali, le sospensioni e i licenziamenti e - a partire dalle leggi recentemente votate e promulgate da Zelensky - gli attacchi ai diritti e ai servizi sociali, conquistati negli anni dalla classe operaia. Questo crescente disagio, unito agli attacchi del governo al servizio della borghesia, del saccheggio coloniale e della corruzione, colpisce e indebolisce il principale fattore sociale della resistenza: il popolo lavoratore.
Inoltre, sono state approvate leggi che inaspriscono la verticalità del comando nell'esercito, con punizioni più severe per i soldati di truppa e sanzioni nel processo di reclutamento. La classe operaia e il popolo degli sfruttati continuano a essere i maggiori fornitori di nuovi soldati al fronte. Le crescenti tensioni sociali si riflettono anche al fronte. Nonostante ciò, prevale un alto morale di combattimento e la convinzione di poter vincere. Perché c'è la consapevolezza che si sta combattendo per essere liberi.
Tuttavia, come se mancassero i fattori di indignazione, le masse si trovano di fronte alla corruzione dilagante nelle classi dominanti e nelle alte sfere dello Stato a tutti i livelli. Sono scoppiati alcuni scandali clamorosi, ai quali Zelensky ha risposto con epurazioni a vari alti livelli del governo. Di recente, sono state ventilate le possibili dimissioni del ministro della Difesa Ryaznikov, dopo che sono emerse grottesche sovrafatturazioni con acquisti di «tonnellate di uova». Mentre il Paese si dissangua in una guerra impari, i vari clan di oligarchi si concentrano sul saccheggio e sulla nuova spartizione della proprietà di industrie e risorse naturali. Crescono le disuguaglianze sociali e la sfiducia delle masse verso le istituzioni statali, con la relativa eccezione delle forze armate. All'odio nazionale verso l'invasore si aggiunge l'odio di classe verso gli ucraini privilegiati.
Le vittorie militari ucraine e la pressione del duo Biden-Sholz per la «pace»
La significativa avanzata in estate e autunno nella regione di Kharkov e la fuga delle truppe russe, che hanno abbandonato carri armati, equipaggiamenti militari e munizioni, hanno permesso all'Ucraina il maggior recupero di territorio nel minor tempo in tutta la guerra. D'altra parte, con il ritiro di 20.000 soldati russi dalla riva destra del Dnieper, è stata recuperata la città di Kherson e un'importante striscia di terra fertile che si estende fino al Mar Nero. Anche nel Donbass si sono avute alcune piccole riconquiste ucraine. La Russia è arrivata a occupare il 30% del territorio ucraino nel marzo 2022. Oggi ne occupa circa il 15%. Tutte queste vittorie della resistenza hanno prodotto una grave crisi nell'alto comando russo e ripercussioni sul regime di Putin.
Tuttavia, la mancanza di armamenti adeguati ha impedito di convertire queste vittorie in un'offensiva che avrebbe potuto sconfiggere le truppe di occupazione. Al contrario, queste vittorie militari sono state accompagnate da una raddoppiata pressione da parte degli imperialismi e in particolare dell'imperialismo egemone, quello statunitense, per l'avvio di negoziati.
Le masse della Russia sono oppresse e represse, ma una gran parte di esse rifiuta la guerra
In Russia, nel settembre del 2022, c'è stata una rivolta per la leva obbligatoria, che ha portato a un cambiamento significativo nell'atteggiamento di una parte crescente delle masse lavoratrici e popolari nei confronti del regime. Tuttavia, questo si è espresso ancora solo in un rifiuto passivo della guerra e in alcune azioni isolate e difensive nelle regioni più sacrificate dalla coscrizione, dove le madri dei soldati e delle reclute hanno svolto un ruolo di primo piano. L'operazione coercitiva del governo di mobilitare 200 mila reclute è stata accolta con la fuga dal Paese di oltre mezzo milione di uomini in età di servizio militare per rifiutarsi di essere «carne da cannone». E altre centinaia di migliaia si sono dati alla macchia o sono riusciti a sottrarsi - nei modi più diversi - all'obbligo di andare alla guerra. Le notizie sempre più evidenti - nonostante la feroce censura - degli oltre 100.000 soldati della Federazione Russa uccisi in territorio ucraino - per lo più appartenenti alle nazionalità non russe oppresse e a popolazioni remote più lontane dalle grandi capitali - e delle migliaia di persone che si sono consegnate prigioniere senza opporre resistenza, hanno messo in luce all'interno della Russia che l'«Operazione militare speciale» è in realtà una guerra di aggressione coloniale e di saccheggio e che affronta un popolo armato.
Questo rifiuto passivo ma di massa si riflette nello stato della Federazione Russa e nelle sue forze armate. Così, la seconda potenza militare mondiale non solo espone al mondo intero la sua debolezza di fronte alla resistenza armata del popolo ucraino, ma mostra anche la putrefazione del regime di Putin che in questa guerra (come già in Siria e in Africa) si affida, come principale forza di combattimento, alla Compagnia Militare Privata (Cmp) Wagner, composta da mercenari e criminali ex carcerati e il cui proprietario è un oligarca mafioso, noto come «cuoco di Putin», che oggi si contende l'egemonia con il comandante dell'esercito e il ministro della Difesa.
L'inverno ha condotto a uno stallo militare
A seguito dei ritardi e dei ricatti imperialisti sulla consegna degli armamenti difensivi e offensivi, Putin è riuscito a imporre un cambiamento nel tipo di guerra: il logoramento sistematico e la distruzione delle infrastrutture essenziali e l'uccisione della popolazione civile, con bombardamenti ininterrotti su quasi tutto il territorio ucraino. C'è stato un certo stallo su quasi tutti i fronti. La battaglia per la città di Bakhmut nel Donbass, ancora sotto il controllo ucraino, ne è l'espressione più evidente. Ci sono alcuni progressi da parte degli invasori, come la presa della cittadina di Soledar, che sono molto più simbolici che strategici per Putin e la Wagner, che hanno subìto sconfitte una dopo l’altra e hanno condotto alla destituzione del generale Surovikin, comandante militare dell'operazione, soprannominato «il macellaio di Aleppo». E per occupare questa piccola città c'è stato bisogno di più di un mese di combattimenti feroci, con migliaia di vittime tra le truppe.
Mentre gli imperialismi annunciano tardivamente l'invio di carri armati e altri armamenti, che non è chiaro quando saranno operativi sul campo di battaglia, a Putin è stato regalato l'intero mese di gennaio per riorganizzare le sue truppe per una controffensiva in primavera. Non è un caso che stiamo assistendo a un nuovo ricatto imperialista, questa volta guidato dagli Stati Uniti e dai loro «specialisti militari», per costringere l'Ucraina ad avviare un «processo negoziale». In altre parole, stanno facendo pressione per accettare concessioni nei confronti degli invasori per quanto riguarda la sua integrità territoriale.
La resistenza e il morale del popolo ucraino sono il principale ostacolo ai piani di Putin, così come alla politica di spartizione del territorio ucraino da parte degli imperialismi e all'attuazione di tali piani da parte di Zelensky.
I «pacifisti» utili a Putin e… all’Unione Europea e alla Nato!
In questa situazione, oggi i settori «pacifisti», che in tutti i Paesi (facciamo eccezione ovviamente per la Russia) agitano il «no alla guerra» fanno il gioco di Putin e anche numerosi gruppi che hanno iniziato a gridare «no Putin e no Nato» hanno trasformato il loro «no» nello slogan «nemmeno un carro armato per l'Ucraina»! E tacciono di fronte alle migliaia di carri armati russi sul terreno. Il re è nudo: sono il coro «di sinistra» dell'imperialismo e della Nato. Perché l'Ue finanzia indirettamente l'esercito di Putin. Gli acquisti di petrolio e gas da parte della maggior parte degli Stati membri della Nato sono aumentati dall'inizio della guerra, poiché il regime di Putin riceve 640 milioni di euro al giorno dalla vendita di petrolio russo all'Unione Europea.
Sia Biden che Sunak e Macron cercano di indebolire la Russia militarmente ed economicamente, dissanguando il suo apparato militare, ma nel frattempo inviano col contagocce aiuti militari, facendo pressione su Zelensky affinché accetti un «cessate il fuoco» e cercano una pace che sia utile agli interessi imperialisti, a costo di accettare l'occupazione di una parte del territorio ucraino, che mantiene il regime di Putin che è il carceriere dei popoli in Eurasia. Si sta tramando una «pace» che tradisce la resistenza ucraina e spiana la strada al saccheggio dei futuri «piani di ricostruzione». Il popolo ucraino vuole la fine della guerra più di chiunque altro. Ma, allo stesso tempo, più dell'85% della popolazione si oppone fermamente a qualsiasi pace che comporti annessioni e legittimi l'occupazione di Putin. L'unica pace giusta per questa giusta guerra di liberazione nazionale condotta dall'Ucraina è una pace che garantisca l'unità territoriale dell'Ucraina e la sua piena indipendenza dalla Russia, dall'Ue e dagli Usa.
La vittoria è possibile se la classe operaia assume nelle sue mani la direzione della resistenza
La resistenza armata dei lavoratori e del popolo ucraino si scontra sempre più con il regime e il governo semi-coloniale, che rappresenta i vari gruppi oligarchici, soci delle corporazioni imperialiste. La direzione politica dello scontro militare, il governo Zelensky, cospira contro la vittoria del popolo ucraino. La stragrande maggioranza del popolo vuole la vittoria. E quanto maggiori saranno i sacrifici e i morti, tanto maggiore sarà il rifiuto di cedere parte del Paese. La classe operaia deve prendere in mano la guida della resistenza agli invasori, elaborando un programma rivoluzionario.
Siamo di fronte alla necessaria e possibile combinazione della guerra di liberazione nazionale con la lotta per l'indipendenza politica della classe operaia per la sua liberazione sociale. Ed è questa combinazione che teme l'ex colonnello del Kgb, ora presidente Putin. All'inizio dell'invasione, in un momento di delirante logorrea, ha detto «l'Ucraina è un'invenzione di Vladimir Lenin». Ha sentenziato che «l'Ucraina non ha senso come Stato, come Paese indipendente». Le sue parole rivelano la sua «nostalgia zarista». Ma mostrano al mondo molto di più: il breve periodo di indipendenza dell'Ucraina è iniziato con la rivoluzione dei Soviet nel 1917. E l’indipendenza reale - l'unica conosciuta nella storia del Paese – si è concretizzata solo con il potere nelle mani della classe operaia e dei contadini ucraini armati e con una chiara politica di autodeterminazione nazionale da parte dei bolscevichi.
Il nostro programma d’azione in Ucraina
Se la guerra è di tutto il Paese, che tutti si sacrifichino! Migliaia di lavoratori congelano nelle trincee al fronte, mentre le aziende sospendono i lavoratori e dimezzano i loro salari nelle retroguardie. Coloro che vanno al fronte ricevono salari miseri e le loro famiglie sono lasciate alle intemperie, mentre i ministri di Zelensky guidano auto di lusso o trascorrono il Natale in Spagna e la deputata Julia Tymoshenko prende il sole sulla spiaggia di Dubai.
Destinare tutte le risorse del Paese allo scopo della vittoria militare contro gli invasori! Dare la priorità agli stipendi per i soldati e per i miliziani delle difese territoriali! Salari pieni e destinare alla difesa tutta la forza lavoro disponibile nell'industria!
Nazionalizzazione di tutte le imprese legate alla difesa nazionale, sotto il controllo dei lavoratori!
Porre un freno agli arbitri dei comandi militari! Rispetto per le truppe che rischiano la vita nelle trincee! Rispetto per l'autonomia delle difese territoriali! Finora le vittorie militari ucraine sono dovute solo al sacrificio e agli sforzi del popolo dei lavoratori. Quel popolo sa che di tutti i moderni e potenti armamenti mostrati dalle Tv occidentali, ne sono arrivati solo alcuni, con ritardo e col contagocce, chiediamo armi all'Ucraina!
Lotta alla corruzione a discapito di chi è in prima linea! Tutti gli acquisti delle forze armate sotto il controllo di comitati di soldati eletti nei reggimenti stessi! Le risorse per la guerra contro gli invasori, sia fuori che dentro i confini, sono sperperate con il lucro, la corruzione e il saccheggio dei beni dello Stato! Il governo non riesce a combattere la corruzione. Rimuove alcuni funzionari e li sostituisce con altri altrettanto corrotti o incapaci. Le risorse ci sono. Il popolo ha raccolto massicciamente fondi per l'esercito. Urgono pensioni per le famiglie dei caduti e assistenza gratuita per i feriti e le loro famiglie!
No al pagamento del debito estero! L'Ucraina è in guerra contro un'invasione e un'occupazione genocida da parte di una dittatura. Esigiamo dal Fmi e dalla Banca Europea la cancellazione del suo debito estero! Mettiamo a nudo l'ipocrisia delle potenze imperialiste che dichiarano il loro sostegno ma si preparano a chiederne il conto con profitti da usura.
No all'ingresso nella Nato o nella Ue! Nel corso della guerra, la Nato ha reso evidente che gli «aiuti materiali» non sono stati commisurati né rispondenti alle urgenti necessità della resistenza ucraina, e questo perché i cosiddetti «aiuti» in realtà obbediscono agli interessi degli imperialismi europeo e statunitense, e hanno come scopo finale far retrocedere il dominio del regime russo sull'Ucraina per sostituirlo con quello dell'Ue. I piani di «ricostruzione» concordati tra Zelensky, l'Ue e il Fmi approfondiranno il carattere semicoloniale dello Stato ucraino. Per questo è importante difendere l'integrità territoriale di un'Ucraina veramente unita, indipendente e libera.
Esproprio di tutti i beni degli oligarchi russi e delle aziende associate al regime di Putin in Ucraina! È un paradosso scandaloso che, nell'Ucraina invasa dalla Russia, non siano stati espropriati gli ingenti beni dei suoi numerosi oligarchi presenti nel Paese. Ciò consentirebbe di ottenere le risorse necessarie senza indebitarsi ulteriormente con l'estero e di ottenere condizioni dignitose per i soldati al fronte e per la popolazione nelle retrovie.
Per un'organizzazione politica indipendente della classe operaia! Solo la classe operaia ucraina, alleata con il resto del proletariato europeo e mondiale - e facendo appello soprattutto alla solidarietà dei lavoratori della Bielorussia e anche della Russia - può assicurare questi compiti di difesa nazionale nelle proprie mani e condurli alla vittoria. Per rafforzare la resistenza dei lavoratori ucraini, dobbiamo sviluppare tutte le iniziative di solidarietà esistenti della classe operaia internazionale, come quelle della Rete Internazionale di Solidarietà Sindacale, della Rete Europea di Solidarietà Ucraina e della Rete di Solidarietà Ucraina negli Usa.