1917 - 2007 Novant'anni fa la
conquista del potere
LO RIFAREMO
ANCORA!
L'avvenire appartiene dovunque
al bolscevismo.
(Rosa
Luxemburg)
Lenin e
Trotsky
La notte
decisiva
Si avvicinava la dodicesima ora della
rivoluzione. (...) Feci venire allo Smolnij un nuovo distaccamento di
mitraglieri su cui contare. Era l'alba grigia del 24 ottobre. Io andavo da un
piano all'altro, un po' per non stare fermo, un po' per vedere se era tutto in
ordine e per rinsaldare il morale di quelli che ne avevano bisogno. Lungo gli
interminabili corridoi dai pavimenti di pietra dello Smolnij, ancora nella
penombra, i soldati trascinavano con allegro frastuono le loro mitragliatrici.
Erano del nuovo distaccamento che avevo fatto venire. Dalle porte delle sale
comparivano le facce insonnolite e spaventate dei pochi socialrivoluzionari e
menscevichi che si trovavano ancora allo Smolnij. Quella musica non annunciava
loro nulla di buono e così, uno dopo l'altro, si affrettavano ad abbandonare lo
Smolnij. Restavamo i soli padroni di un palazzo che si preparava ad alzare la
sua testa bolscevica al di sopra della città e del Paese.
(...) Quella notte molte cose erano
cambiate. Tre settimane prima avevamo ottenuto la maggioranza nel soviet di
Pietrogrado. Eravamo allora, per così dire, una bandiera: non avevamo né
tipografia, né cassa, né reparti. Ancora la notte prima il governo provvisorio
aveva ordinato l'arresto del Comitato Rivoluzionario di guerra e aveva raccolto
i nostri indirizzi.
(...) Come sempre il governo teneva le
proprie riunioni al Palazzo d'Inverno, ma non era più che l'ombra di sé stesso.
Politicamente non esisteva più. Nella giornata del 25 ottobre il Palazzo
d'Inverno era progressivamente circondato dalle nostre truppe. All'una del
pomeriggio faccio la mia relazione sulla situazione al Soviet di Pietrogrado.
Eccone la versione comparsa sui giornali.
"A nome del Comitato rivoluzionario di
guerra dichiaro che il governo provvisorio non esiste più (applausi). Alcuni
ministri sono stati arrestati (grida: bene!). Gli altri saranno arrestati nei
prossimi giorni, o nelle prossime ore (applausi). La guarnigione rivoluzionaria
che è a disposizione del Comitato rivoluzionario di guerra, ha sciolto il
preparlamento (applausi scroscianti). (...) Le stazioni, la posta, il telegrafo,
l'agenzia telegrafica di Pietrogrado, la Banca di Stato sono stati occupati
(applausi scroscianti). Il Palazzo d'Inverno non è stato ancora occupato, ma il
suo destino sarà deciso tra pochi minuti (applausi)."
(...) La sera tardi, attendendo l'apertura
del congresso dei soviet, Lenin ed io ci riposavamo in una stanza accanto alla
sala delle riunioni, dove c'erano solo delle sedie. Qualcuno ci stese sul
pavimento delle coperte: qualcuno -credo la sorella di Lenin- ci trovò dei
cuscini. Eravamo coricati l'uno accanto all'altro. Il corpo e lo spirito si
rilassavano come una molla troppo tesa; era un riposo meritato. Ma non potevamo
dormire. Parlavamo a bassa voce. (...) Lenin mi faceva domande sui distaccamenti
di guardie rosse, di marinai e di soldati che erano di guardia
dappertutto.
"Che spettacolo magnifico!, l'operaio armato
di fucile che si riscalda al fuoco accanto al soldato!" ripeteva con profonda
emozione "finalmente l'operaio e il soldato si sono uniti!".
(...) Non potemmo restare coricati a lungo.
Nella sala vicina si apriva il congresso dei soviet. (...) Con voce spezzata Dan
[dirigente menscevico] se la prendeva con i cospiratori e profetizzava il
fallimento inevitabile dell'insurrezione. Esigeva che formassimo una coalizione
con i socialrivoluzionari e i menscevichi. I partiti che ancora il giorno prima,
essendo al potere, ci avevano perseguitati e imprigionati, esigevano un accordo
dopo che li avevamo rovesciati.
Risposi a Dan, e per suo tramite al passato
della rivoluzione:
"Quello che è avvenuto non è un complotto ma
un'insurrezione. L'insurrezione delle masse popolari non ha bisogno di
giustificazioni. Abbiamo rafforzato l'energia rivoluzionaria degli operai e dei
soldati. Abbiamo forgiato apertamente la volontà delle masse per l'insurrezione.
La nostra insurrezione ha riportato la vittoria: e ora ci si propone di
rinunciare a questa vittoria e di venire a patti. Con chi? Voi siete figure
isolate, siete dei falliti, la vostra parte è finita. Andatevene al posto che vi
spetta: nella pattumiera della storia."
(brani tratti da Lev Trotsky, La
mia vita)
USCIRA' ENTRO FINE
NOVEMBRE IL LIBRO SULLA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE CON GLI ATTI DEL SEMINARIO ESTIVO
ORGANIZZATO DAL PdAC E DALLE SEZIONI EUROPEE DELLA LIT:
RIPARTIRE DALL'OTTOBRE
PER SCONVOLGERE ANCORA IL MONDO!
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