Perù: uno sciopero storico
degli insegnanti
di Fabiana Stefanoni
Mentre i telegiornali e le prime pagine dei quotidiani italiani si soffermano sui dettagli degli intrighi di palazzo Chigi, facendo passare come ordinaria amministrazione il susseguirsi di casi di corruzione tra i politici borghesi, sulle lotte e gli scioperi cala un vergognoso silenzio (a meno che non si tratti di denigrarli, come nel caso degli scioperi dei lavoratori dei trasporti). Si tace delle mobilitazioni di massa anche quando, come nel caso degli scioperi e delle manifestazioni oceaniche in Francia, avvengono dietro la porta di casa. Ci soffermiamo qui sul caso dell’incredibile silenzio dei nostri organi d’informazione su quello che definiamo senza esitazioni uno sciopero storico degli insegnanti peruviani.
¡Huelga histórica en Perù!
In
questi giorni si parla delle dimissioni del premier peruviano e di tutto il
governo. Ci viene spiegato che il governo è stato sfiduciato per una questione
relativa al settore dell’istruzione, precisamente la decisione del governo di
varare un piano di intervento nelle scuole avente a tema l’uguaglianza di
genere: tema rifiutato con forza dai deputati conservatori, che hanno fatto
cadere il governo in parlamento (1). Raccontata così, come ce la raccontano i
giornalisti di casa nostra, viene quasi da provare simpatia per il governo.
Ma,
come spesso succede, i fatti sono ben diversi da come ce li raccontano. La
verità, completamente occultata dai nostri organi di informazione, è che da
mesi è in corso una durissima lotta di massa degli insegnanti contro il
governo. Gli insegnanti hanno promosso e organizzato uno sciopero di quasi due
mesi, che ha avuto inizio il 12 di luglio ed è stato interrotto solo a inizio
settembre. Uno sciopero definito giustamente “storico” dai suoi protagonisti,
perché ha visto scendere in campo decine di migliaia di insegnanti, che hanno
letteralmente invaso le strade e le piazze del Perù, con grande sostegno da
parte delle masse popolari.
La
mobilitazione ha avuto inizio per rivendicare maggiori finanziamenti alla
scuola pubblica, stipendi dignitosi e un miglioramento della qualità
dell’istruzione. Il sistema scolastico peruviano è, infatti, uno dei peggiori
del mondo, conseguenza questa di circa 27 anni di politiche di tagli e privatizzazioni
(le stesse privatizzazioni che stanno portando avanti anche i Paesi europei).
Il risultato è un sistema scolastico in cui le scuole private sono più del
doppio di quelle pubbliche, gli edifici scolastici sono fatiscenti (in alcune
zone rurali le scuole sono dei veri e propri ruderi) e lo stipendio degli
insegnanti è progressivamente calato tanto da essere ridotto a un quinto di
quello che era nel 1975! Inoltre, il 60% degli insegnanti sono precari, cioè
vengono retribuiti solo per alcuni mesi all’anno.
Ad
un certo punto gli insegnanti hanno detto basta
e sono scesi in lotta. La partecipazione allo sciopero (huelga magisterial) è stata massiccia,
con adesioni che in molte regioni sono arrivate al 100%. Soprattutto, a Lima
come in altre città si è riversato in piazza un oceano di insegnanti, col
supporto degli studenti, dei genitori e con alla testa molti ex insegnanti in
pensione che hanno deciso di unirsi alla lotta delle nuove generazioni (2).
Una dura repressione
Il
governo peruviano si è rifiutato di prendere in considerazione le richieste
degli insegnanti e ha risposto col pugno di ferro. Ha accusato gli insegnanti
di essere manovrati da “terroristi” e ha mobilitato l’esercito, con l’utilizzo
di manganelli, gas lacrimogeni e anche fucili. Gli insegnanti hanno resistito,
organizzando l’autodifesa. In questo scontro violento 4 insegnanti hanno perso
la vita e ci sono più di 100 feriti.
Ma
la lotta ha dato anche frutti importanti. Nonostante il rifiuto dei ministri di
ricevere e aprire una trattativa con i rappresentanti degli insegnanti,
nonostante i tradimenti di alcuni dirigenti sindacali, la combattività degli
insegnanti ha ottenuto risultati: aumenti stipendiali a partire dal mese di
novembre, maggiori diritti per i precari, aumento dei finanziamenti pubblici
all’istruzione. Lo sciopero è stato temporaneamente sospeso a inizio settembre,
ma il livello di guardia resta alto.
E’
difficile pensare che la caduta del governo peruviano abbia a che fare
veramente solo con la questione dell’istruzione di genere nelle scuole. Anche se
è sfuggito a tutti i giornalisti di casa nostra, è impossibile che la crisi del
governo non abbia risentito di queste settimane di dura lotta degli insegnanti.
Una lotta esemplare, che i lavoratori della scuola di tutto il mondo dovrebbero
prendere ad esempio, perché riguarda tutti noi: la difesa di un’istruzione
pubblica, gratuita e di qualità è una battaglia di tutta la classe lavoratrice.
Note
(2) Per approfondire si veda l’articolo dei compagni del Pst, sezione peruviana della Lit-Quarta Internazionale: https://litci.org/es/menu/movimiento-obrero/huelga-historica-peru/