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di Matteo Bavassano
La lotta di classe, diceva Engels, si sviluppa lungo tre linee: la lotta economico-pratica, che Lenin nel Che fare? definisce semplicemente lotta economica o lotta sindacale, la lotta politica e la lotta ideologica. Il compito che ci proponiamo con Trotskismo oggi, e che speriamo di assolvere adeguatamente, è appunto quello di portare avanti la lotta ideologica necessaria perché il proletariato e la sua avanguardia rivoluzionaria prendano coscienza dei loro compiti storici, cioè della conquista del potere politico al fine della trasformazione socialista della società. La lotta ideologica serve anche a delimitare il campo dei rivoluzionari dai centristi e dai riformisti, soprattutto da quelli che cercano di apparire come rivoluzionari, come i residuati dello stalinismo che sono sopravvissuti alla caduta del loro apparato burocratico mondiale e che, nonostante la forza ridimensionata, continuano a fare danni nel movimento operaio, soprattutto tra le avanguardie giovanili che vengono intercettate e bloccate nel loro percorso di radicalizzazione. Anche per questo, per disputare a riformisti e centristi le avanguardie delle lotte, è fondamentale una costante lotta ideologica, portata avanti anche sotto forma di un aggiornamento programmatico, di una puntuale analisi della realtà della lotta di classe e delle necessità dei lavoratori e delle masse oppresse, da trasformare, attraverso la modalità classica del marxismo, indicata da Trotsky nel Programma di transizione, in un programma transitorio capace di mobilitare le masse nella lotta per il socialismo.
È indubbio che, dopo la reintroduzione del capitalismo negli Stati operai nell’Europa dell’est (che smisero così di essere tali) e la successiva caduta dei regimi dittatoriali stalinisti in quei Paesi, eventi che la Lit indica col nome di «processi dell’Est», serva una attualizzazione del programma del marxismo rivoluzionario, cioè del trotskismo, non fosse altro perché uno dei suoi punti programmatici principali era la difesa dell’Urss e degli altri Stati operai deformati, senza dimenticare ovviamente il suo complemento, cioè la rivoluzione politica per scacciare la burocrazia stalinista termidoriana dal potere per ridarlo agli operai attraverso la democrazia sovietica. Tuttavia, a quanto ci risulta, non vi è nessuna corrente politica rivoluzionaria (o che si pretende tale) che abbia affrontato, coerentemente e sistematicamente, questi processi e che abbia dato una risposta politica complessiva alle nuove sfide che vada in senso rivoluzionario e che non sia in contraddizione con i fondamenti del marxismo: c’è chi, come l’ex Segretariato unificato, ha abbandonato il programma marxista della dittatura del proletariato, oppure chi ha continuato praticamente come se niente fosse, nel caso degli stalinisti mistificando la realtà di ciò che era successo. La Lit-CI ha fatto dell’analisi dei processi dell’est europeo uno degli assi teorici della sua ricostruzione dopo la crisi di inizio anni ’90, legata appunto alla caduta dell’Urss, e nel suo XI Congresso mondiale ha deciso di dedicarsi a un aggiornamento programmatico sistematico. Nell’estate del 2016 il XII Congresso ha iniziato questo lavoro, affrontando, tra gli altri temi proprio quello dei «processi dell’est». Data l’importanza di questo dibattito, ed il carattere programmatico fondamentale, che dovrebbe diventare patrimonio di tutto il movimento operaio, la Lit-CI ha deciso di pubblicare parte del dibattito congressuale attraverso la sua rivista teorica internazionale, Marxismo vivo, di cui abbiamo deciso di pubblicare due articoli, scritti da Martín Hernández, direttore di quella rivista, uno appunto sui «processi dell’est», l’altro sul rapporto dei rivoluzionari con la democrazia borghese, in particolare sulle elezioni; particolarmente interessante quello sui processi dell’est europeo, su cui Hernández ha scritto anche un libro El veredicto de la historia, nel quale affronta gli eventi che hanno portato alla reintroduzione del capitalismo in tutti i principali ex-Stati operai (Urss, Cina, Cuba).
Ma ovviamente la nostra battaglia ideologica non si limita a questo: apre questo numero di Trotskismo oggi un articolo di Alberto Madoglio che cerca di tracciare un bilancio delle principali forze neoriformiste, mentre Fabiana Stefanoni elabora una approfondita critica di una delle teorie post moderniste per eccellenza, quella che Toni Negri ha esposto nei suoi ultimi libri Impero, Moltitudine, Comune e Goodbye Mr. Socialism in particolare, non solo in astratto, ma alla prova dei fatti. Francesco Ricci si dedica invece a smontare quella «leggenda» creata dai riformisti sul cosiddetto «testamento» di Engels, e a ricostruirne la vicenda, ribadendo che non vi fu mai il preteso «cambiamento strategico» attribuitogli dai revisionisti. Uno dei temi più sentiti nella Lit-CI è quello della lotta al maschilismo: se i nostri militanti sono impegnati quotidianamente a contrastare non solo le violenze maschiliste nella società, ma anche gli atteggiamenti e i pregiudizi maschilisti che permangono anche nelle organizzazioni del movimento operaio, non tralasciamo sicuramente la parte teorica, fondamentale, di questa lotta, ed infatti pubblichiamo, a cura di Laura Sguazzabia, un resoconto delle principali discussioni svoltesi durante il seminario europeo delle donne della Lit. È poi con piacere che ospitiamo, nella sezione confronti, una intervista di Marcello Musto, giovane ricercatore italiano ma che si è già ritagliato un posto di rilievo tra gli studiosi di Marx a livello mondiale. Non poteva poi mancare la lettura di un classico: questo mese Mauro Buccheri ci guida alla riscoperta del 18 Brumaio di Luigi Bonaparte di Marx.
Dicevamo in apertura di questo editoriale dell’importanza della lotta ideologica e quindi anche di questa nostra rivista, Trotskismo oggi. Ebbene questa rivista probabilmente non esisterebbe senza gli sforzi del suo primo direttore, Ruggero Mantovani, che l’ha fortemente voluta. Ruggero, per anni responsabile della formazione del nostro partito, è recentemente scomparso in seguito a una grave malattia che l’ha colpito negli ultimissimi anni. Per tributargli un giusto omaggio pubblichiamo due suoi articoli inediti: un articolo sulla guerra civile spagnola e la trascrizione di una sua relazione sul Biennio rosso ad un seminario nazionale del Pdac. L’impegno che ci prendiamo, per onorare la sua memoria, è di fare di Trotskismo oggi, una rivista sempre migliore, che possa essere uno strumento di formazione per le nuove generazioni di rivoluzionari. Così come il compagno Ruggero avrebbe voluto.