Elezioni amministrative. Primo bilancio
Si approfondisce la crisi dei partiti borghesi
Ma la soluzione verrà dalle lotte, non dalle urne
Mille voti per il programma rivoluzionario
nella Verona leghista: e ora tutti di nuovo con Ibrahima
domenica 13 maggio a Verona!
di Francesco Ricci
Pubblicheremo
nei prossimi giorni un'analisi più attenta del dato politico per come si
riflette nel risultato delle elezioni amministrative. Ci limitiamo qui ad
alcune prime rapide notazioni.
L'alta
astensione, così come il successo delle liste del comico Beppe Grillo, sono un
sintomo della crisi acuta del sistema politico della borghesia, che sta
perdendo credibilità non solo e non tanto per gli scandali che lo avvolgono,
per la corruzione che trasuda da ogni parte, ma soprattutto perché conduce una
guerra sociale (i "piani di austerità") per scaricare la crisi del
capitalismo sulle masse popolari.
In
particolare, come sempre nel sistema dell'alternanza borghese (come si vede nel
resto d'Europa), le elezioni penalizzano in primo luogo i partiti che hanno
governato per ultimi. In questo quadro va letto il vero e proprio crollo del
Pdl berlusconiano e della Lega Nord.
In ogni caso
non sarà dalle urne (né queste né quelle delle prossime elezioni politiche) che
potrà uscire una soluzione per i lavoratori. Le prossime elezioni politiche,
dopo la "parentesi" di Monti, con ogni probabilità, segneranno solo
il nuovo passaggio di testimone tra i due schieramenti dell'alternanza, e il
prossimo governo nazionale proseguirà l'attacco ai lavoratori per recuperare i
profitti padronali, come conferma il fatto che il governo Monti e la sua
politica di macelleria sociale godono oggi del sostegno congiunto di Pdl, Pd e
"terzo polo".
La crisi dei riformisti, la prospettiva dei rivoluzionari
La sinistra socialdemocratica, Sel di Vendola e Prc (quest'ultimo continua, anche sul piano elettorale, a scivolare sempre più giù), si prepara a sostenere il prossimo governo di centrosinistra: così come in queste elezioni amministrative ha stretto alleanze di governo praticamente ovunque col Pd. La logica governista di questa sinistra, l'ossessione per le poltrone e gli sgabelli borghesi che nutrono i gruppi dirigenti burocratici di quella che viene chiamata "sinistra radicale", non sono solo perdenti ma appaiono tanto più grottesche a fronte dell'attacco violentissimo e aperto sferrato dai governi della borghesia e della nuova situazione di ascesa delle lotte in Europa e nel mondo che apre la strada a una ripresa delle lotte nelle piazze anche in Italia.
Il Pdac e il risultato importante di Verona
L'alternativa
vera, di classe, va cercata fuori dalle urne. Come Pdac pensiamo che la scelta
di partecipare alle elezioni sia meramente tattica: per questo di volta in
volta valutiamo se e come presentarci. In quest'ottica anche a queste elezioni abbiamo
partecipato col solo scopo di usare quello che è un gioco truccato della
borghesia e delle sue istituzioni: per dare visibilità alle lotte dei
lavoratori e delle classi subalterne. A queste amministrative abbiamo presentato
liste del partito a Lecce e a Verona. E il nostro risultato era già conseguito
prima dell'apertura delle urne perché, in entrambe le situazioni, siamo
riusciti a interloquire con centinaia di lavoratori e di giovani, usando la
campagna elettorale per fare propaganda su un programma coerentemente
rivoluzionario. A Verona attorno alla candidatura di Ibrahima si è coagulato un
settore importante di lavoratori e, in particolare, di lavoratori dello strato
più oppresso, quello degli immigrati. La candidatura stessa ha avuto una grande
visibilità nazionale: essendo nei fatti la cosa di cui più si è parlato a
sinistra, nazionalmente.
Pur vedendo
nel mero dato numerico una questione secondaria, in quanto siamo interessati a
tradurre la battaglia propagandistica in nuove energie militanti per la
costruzione del partito rivoluzionario, dobbiamo segnalare, a fianco della
percentuale nella media dell'estrema sinistra da noi conseguita a Lecce, il
dato significativo raggiunto dal nostro candidato Ibrahima Barry a Verona.
Nella città dominata dalla Lega Nord e dalla destra razzista, pur scontando il
fatto che molti attivisti e sostenitori del Pdac non potevano votare, in quanto
immigrati privi di cittadinanza, pur avendo avviato la costruzione della nostra
sezione locale solo da qualche mese, pur avendo potuto investire nella campagna
elettorale solo qualche centinaio di euro raccolti in una scatola di cartone ai
presidi, Ibrahima Barry prende lo 0,7% e circa mille voti (si noti che
Rifondazione e Pdci, nonostante i mezzi superiori e la visibilità mediatica
nazionale, prendono, insieme, lo 0,9%). Mille voti a un candidato immigrato,
operaio, trotskista, e a un programma rivoluzionario che parla di abbattimento
del sistema capitalistico. E' l'evidente riflesso, per quanto proveniente da
quello specchio deformato e falsante che sono le elezioni borghesi, perlomeno
di una simpatia vasta raccolta in questa difficilissima (e talvolta anche
rischiosa) campagna elettorale.
Le lotte sono la prospettiva dei rivoluzionari
Se, come
altri a sinistra del Prc, fossimo interessati al grottesco gioco dei numeri
elettorali, dovremmo oggi dire che il Pdac prende -e nella città più difficile-
il voto più alto, in percentuale e numeri, a sinistra di Rifondazione. E' un
fatto.
Ma non è a fatti
di questo tipo che guardano i rivoluzionari. I fatti che ci interessano sono la
costruzione di nuove lotte unitarie, dei lavoratori nativi e immigrati; il
rafforzamento di quel partito rivoluzionario che ancora non c'è e che è
indispensabile per sviluppare le lotte, su scala nazionale e internazionale, in
una prospettiva di rovesciamento di questo sistema sociale e politico.
Per questo il
primo appuntamento per noi importante è quello che diamo ancora una volta a
Verona, ancora una volta tutti con Ibrahima, domenica prossima, 13 maggio (a
breve pubblicheremo la locandina con le indicazioni): è un appello che facciamo
a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questi mesi e ai quali chiediamo di
fare insieme un bilancio per rilanciare la lotta, a partire da lavoro comune di
rafforzamento, a Verona come nelle altre città, di Alternativa Comunista.
Perché la battaglia contro tutti gli schieramenti borghesi, contro le loro
politiche anti-operaie e razziste, continua.