Dicembre 2021: la resistenza no tav continua!
di Stefano Bonomi
Questo dicembre il modo migliore per «celebrare» l’anniversario di una grandiosa mobilitazione, messa in moto ormai 16 anni fa, è stato quello di rilanciare in maniera radicale e ulteriormente determinata la mobilitazione per le strade, secondo la moda tradizionale del movimento No Tav che da più di 30 anni anima i dibattiti politici a livello internazionale.
8 dicembre 2005: la Valle resistente si riprende Venaus
Dopo aver subito per diverse settimane la repressione pesantissima delle forze di occupazione senza mai piegare la testa, le assemblee dei comitati territoriali si fanno carico della rabbia di una comunità intera. La notizia gira di bocca in bocca: «l’8 dicembre ci riprendiamo Venaus». La rabbia e l’indignazione sono oltre il «calor bianco» e ormai si è deciso: Venaus deve essere liberata da qualsiasi presenza di devastazione, costi quel che costi.
Le prime ore della mattina dell’Immacolata di 16 anni fa sono frenetiche e piano piano si dispiega, in tutta la sua allegria, il popolo in lotta nella piazza di Susa. Intorno alle 10.30 si parte: destinazione Venaus. La giornata vedrà diverse decine di migliaia No Tav cacciare, dopo ore campali, il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine che, di fronte al «saper fare» del movimento che arriva dai sentieri e da ogni parte della Valle, non ha potuto fare altro che ritirarsi e lasciare che il popolo si riprendesse ciò che era «suo».
Da quel momento in poi è un crescendo definitivo di mobilitazioni che hanno portato alle libere repubbliche di Venaus e della Maddalena, e tutto quello che hanno determinato, avversando in maniera radicale il partito trasversale del profitto.
8 dicembre 2021: una nuova generazione di ribelli
Il modo migliore, come dicevamo, per «ricordare» la battaglia della borgata da allora chiamata «8 Dicembre», è risultato essere quello di rilanciare ancora una volta la mobilitazione chiamando al proprio fianco tutta la comunità e i solidali per la marcia popolare da Borgone al nuovo presidio permanente nei pressi del fortino destinato, nelle intenzioni dei governanti, a diventare uno snodo logistico centrale per l’installazione del cantiere che dovrebbe sventrare e inondare di nocività le case del paesino citato e non solo.
Più di 5000 attivisti, che neanche la fitta nevicata e il freddo pungente hanno fatto desistere, si sono messi in marcia: tra i tanti «veterani» ancora in battaglia si è potuto notare in maniera evidente una nuova generazione di lotta che festosamente ha aperto il colorato serpentone che si è snodato per le strade interne dei paesini contemplati nel percorso della marcia.
Una sola soluzione: ribellione totale contro ogni oppressione
Riteniamo fondamentale, perché anche questa vertenza pluriennale contro i potenti del mondo possa arrivare alla legittima compiutezza, rilanciare ulteriormente un fronte unitario delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti e delle studentesse, di tutti coloro che si battono contro ogni tipo di sfruttamento e oppressione, inclusa l’oppressione di genere e quella razziale (più volte è risuonato il nome di Emilio, attualmente in carcere a Marsiglia con una accusa ridicola quanto assurda, che sarebbe da premiare come solidarietà antirazzista), così come di tutti gli attivisti che mettono a disposizione le proprie energie militanti per resistere alla devastazione del nostro prezioso territorio.
Un fronte di lotta democratico che si ponga come uno degli obiettivi primari la cacciata del governo Draghi, responsabile della mattanza sociale e che, in prospettiva, costruisca un sistema di relazioni socio-economiche a misura e sotto il controllo di chi, fino ad ora, ha subito le conseguenze peggiori del sistema capitalista