Partito di Alternativa Comunista

Di fronte alla gestione capitalistica della pandemia e alla nuova offensiva del capitale organizzare la lotta contro i governi e l'Ue!

Di fronte alla gestione capitalistica della pandemia e alla nuova offensiva

del capitale organizzare la lotta contro i governi e l'Ue!

 

 

 

Dichiarazione europea della LIT-quarta internazionale

 

 

Il «vertice sociale» di Porto rivela il vero volto dell'Ue

Il sedicente «vertice sociale» di Porto (Portogallo) del 7 maggio scorso ha mostrato l'estrema ipocrisia dell'Ue e ne ha svelato la vera natura. Obiettivo del Vertice era camuffare con falsi proclami sociali la macro-operazione del Recovery Fund, destinata a salvare le grandi corporazioni europee e a rafforzare il predominio degli oligopoli tedesco e francese. Volevano anche mascherare la nuova ondata di «riforme strutturali» e tagli che accompagnavano i Fondi.
La dichiarazione ufficiale provoca nausea per la sua spudoratezza. Dicono che «l'Europa, più che mai, deve essere il continente della coesione sociale e della prosperità». Ma sono passati tre anni e mezzo dal precedente «vertice sociale» di Göteborg e non hanno preso una sola misura contro la diffusione della precarietà e della povertà. Al contrario, le hanno promosse in tutti i Paesi, aumentando le differenze tra gli Stati membri e accentuando la dipendenza della periferia dai Paesi centrali più ricchi.
Tuttavia, la demagogia che avevano programmato è subito crollata a causa del loro scandaloso rifiuto, guidato dalla Merkel, del rilascio dei brevetti per i vaccini contro il Covid 19. Biden qualche giorno fa, cambiando la posizione degli Stati Uniti, strumentalmente si era dichiarato favorevole al rilascio temporaneo dei brevetti, temendo che la gravissima situazione della pandemia in America Latina, con le sue nuove varianti, rendesse vana la campagna vaccinale negli Stati Uniti.
Il rifiuto di liberalizzare i vaccini è un crimine di massa. L'Ue ha una responsabilità diretta per la morte di milioni di persone, sacrificate sull'altare dei profitti delle grandi aziende farmaceutiche nordamericane ed europee, comprese quelle tedesche. Questo non è altro che un elemento di barbarie, conseguenza della continuità del capitalismo in Europa e nel mondo.

 

Una gestione infame della pandemia da parte dei governi e un silenzio complice della burocrazia sindacale e della sinistra ufficiale

Dall'inizio della pandemia, l'insieme dei governi europei, con l'intera Ue, seppur con le relative differenze, ha applicato una politica dettata dalla pressione delle grandi aziende, anteponendo il profitto capitalista alle vite umane, producendo di conseguenza la morte di 1,2 milioni di persone, secondo i dati ufficiali.
Con un continuo «stop and go», non hanno mai fermato l'attività dei settori produttivi non essenziali, non hanno rafforzato il sistema sanitario pubblico che era stato duramente colpito da precedenti duri tagli, i trasporti hanno continuato ad essere sovraffollati, le famiglie più povere non sono state messe in condizione di poter essere confinate mentre gli hotel erano chiusi. Infine c'è stato un lungo ritardo nella vaccinazione a causa della soggezione nei confronti delle grandi case farmaceutiche e degli accordi commerciali segreti con esse.
Hanno destinato ingenti somme di denaro pubblico al salvataggio delle grandi aziende, lasciando le briciole per i lavoratori, che hanno visto i loro salari sostanzialmente ridotti con sospensioni temporanee dal lavoro e riduzioni dell'orario di lavoro (cassintegrazione). Senza contare i settori più sfruttati e precari, che non hanno potuto accedere ai magri aiuti ufficiali e sono stati completamente abbandonati. È il caso dei lavoratori immigrati e di tante donne e giovani. Insieme alla cassintegrazione, c'è stato un aumento significativo della disoccupazione e della sottoccupazione, che ha colpito in modo massiccio i servizi, ma anche l'industria. Sono proseguiti gli sgomberi delle abitazioni e si sono formate le «code della fame». Allo stesso tempo, i governi hanno lasciato al proprio destino i piccoli imprenditori, molti dei quali sono finiti in rovina, in particolare nei Paesi più legati ai settori del turismo e dei servizi.
Durante la pandemia, le leggi xenofobe contro la popolazione migrante e la politica di chiusura delle frontiere, che violano palesemente le leggi sull'asilo e la protezione dell'Ue e dei suoi governi, oltre all'esclusione sociale di segmenti sempre più crescenti della popolazione, stanno alimentando il razzismo e l'islamofobia di cui beneficia direttamente l'estrema destra.
Frontex (cioè l'Ue) e i Paesi di confine sono direttamente responsabili dell'omicidio nel 2020 di 2 mila persone espressamente gettate su zattere alla deriva nel Mar Egeo, in una forma criminale di «rimpatrio istantaneo», oltre agli immigrati annegati sulle rotte dal Nord Africa e vicino alle Isole Canarie. Questo è accompagnato dalla contrattazione con Erdogan, con la mafia ufficiale libica e con il governo marocchino, incaricati di intercettare e trattenere i rifugiati e gli immigrati in condizioni disumane. L'ultima «impresa» europea è stata l'azione criminale, ipocrita e disumana nell'enclave coloniale di Ceuta, con il «rimpatrio istantaneo» di migliaia di immigrati. Gli immigrati che non possono essere subito espulsi, sono rinchiusi dall’Ue e dai vari governi nei campi profughi e per immigrati di Lesbo, Lampedusa e delle Isole Canarie, in condizioni di sovraffollamento e di totale abbandono.
I governi, quasi senza eccezioni, hanno anche approfittato della pandemia per limitare i diritti e la libertà e intensificare la repressione e l'impunità della polizia. In nome della salute pubblica, hanno decretato gli stati di emergenza che hanno utilizzato per vietare il diritto di sciopero e di manifestazione, scatenando una repressione arbitraria, in particolare nei quartieri più poveri e periferici. In diversi Paesi assistiamo a un ricorso sempre più frequente all'esercito, a nuovi tagli ai diritti democratici e alla concessione di maggiori poteri alla polizia, come con la legge di sicurezza nazionale in Francia, col Police and Crime Act nel Regno Unito o con la legge spagnola «Mordaza», che il governo di coalizione Psoe-Up stava per abrogare per poi invece utilizzarla in modo generalizzato.
Ma non possiamo dimenticare che se i governi hanno potuto agire così è perché in ogni momento sono stati sostenuti dalle burocrazie delle grandi centrali sindacali che, in stretta alleanza con i padroni, si sono rivelate complici preziosi nel varare queste misure. In campo strettamente politico, anche la sinistra ufficiale ha sostenuto l'azione dei governi, senza criticarli né presentare alcuna alternativa.

 

L’inganno della «solidarietà europea» e dei fondi per la ripresa dell'Ue

L'Ue si presenta attualmente come una struttura «coesa», con la sua gerarchia e i legami di dipendenza tra i Paesi al momento seminascosti sotto la fallacia della «solidarietà europea», le cui principali espressioni sono l'acquisto congiunto dei vaccini e i fondi per la ripresa. L'acquisto unificato dei vaccini, dopo lo scandalo iniziale in cui Germania e Francia hanno vietato l'esportazione di forniture mediche in altri Paesi dell'Ue, era d'obbligo: non potevano permettersi, a rischio di provocare una grave crisi, che una parte dell'Ue finisse i vaccini (o li acquistasse dalla Russia o dalla Cina) mentre si stavano assicurando le forniture. Anche se la disastrosa gestione della Commissione Europea, con le informazioni tenute nascoste, la sottomissione alle grandi case farmaceutiche e il coinvolgimento nelle loro controversie commerciali ha già rotto questa unanimità.
Per cercare di non farsi travolgere dallo scontro tra Usa e Cina, il capitalismo tedesco e quello francese hanno bisogno dell'Ue. I fondi di recupero dovrebbero servire anche a chiudere la strada al capitale cinese affinché non ripeta l'acquisto di beni e infrastrutture che ha effettuato nella crisi precedente, come è avvenuto in particolare in Portogallo (la società energetica Edp) o in Grecia (porto del Pireo).
L'Ue giustifica i fondi come necessari per intraprendere la «transizione verde e digitale». In realtà quello che meno la preoccupa è il riscaldamento globale e l'emergenza ambientale, di cui è in gran parte corresponsabile. La sua principale preoccupazione è come far fronte all'esaurimento dei combustibili fossili (e dei minerali) e continuare allo stesso tempo con le sue attività e i profitti oligopolistici. Non c'è alcun piano per cambiare la logica del sistema produttivo capitalista e lo spreco brutale che lo accompagna, che ci sta portando a capofitto nel disastro ambientale e sociale. La sua riduzione delle emissioni di Co2 si basa più sulla sua «cattura» che sulla sua eliminazione, il cosiddetto «idrogeno verde» (energia inefficiente, con una produzione associata alla distruzione degli ecosistemi naturali e agricoli e che colpisce lo strato di ozono) e infine su una raffica di tasse «verdi» sulle spalle della grande maggioranza lavoratrice della popolazione. La «transizione verde» va di pari passo con il saccheggio, l’ipersfruttamento del lavoro e la distruzione ambientale nei Paesi semicoloniali che sono ricchi di risorse minerarie.
Il sostegno alla «mobilità elettrica» è, inoltre, un massiccio finanziamento pubblico per la ristrutturazione delle grandi multinazionali automobilistiche tedesche e francesi, nonché un trasferimento di fondi ai settori sociali più abbienti, che ricevono sussidi per l'acquisto di auto elettriche di fascia alta, le uniche con un vero sbocco commerciale. La «transizione digitale» o la cosiddetta «industria 4.0», sviluppata sotto il controllo dei grandi capitalisti e dei loro governi, invece di avere ripercussioni nella riduzione della giornata lavorativa e in un conseguente miglioramento della vita dei lavoratori, produrrà grandi perdite di posti di lavoro e maggiore precarietà.

 

Come nella crisi del 2008-2015 vogliono imporre un nuovo arretramento sociale generalizzato

L'approvazione e l'applicazione dei fondi di recupero è espressamente subordinata al rispetto delle «raccomandazioni» della Commissione Europea, che deve dare loro la sua approvazione. Ciò significa non solo che devono essere investiti in progetti in accordo con gli interessi della grande industria e della finanza tedesca e francese, ma che i governi devono rispettare rigorosamente le «riforme strutturali» e le misure di austerità dettate dalla Commissione Europea.
Alcune delle misure concrete dei piani che i governi hanno concordato con Bruxelles e che tengono segrete stanno gradualmente diventando note. In primo piano ci sono gli attacchi al sistema pensionistico pubblico e ai diritti dei lavoratori (contrattazione collettiva, stabilità del lavoro, cassa integrazione, sussidio di disoccupazione...) o adeguamenti della tassazione a carico della maggioranza lavoratrice. La sanità pubblica e i sistemi di istruzione saranno gravemente colpiti. I tagli alla spesa sociale accelereranno quando riattiveranno il Patto di stabilità e crescita, previsto per il 2022.
Senza aspettare la fine della pandemia, stiamo già subendo l'inizio dell'offensiva dell'Ue e dei suoi governi, per imporre un nuovo arretramento generalizzato sul piano lavorativo e sociale, un nuovo modello di sfruttamento, quando ancora stiamo soffrendo la brutale regressione che ci hanno imposto in questi ultimi anni. Solo ora si consuma gran parte del paracadute sociale a disposizione delle famiglie dei lavoratori e pertanto la nuova regressione parte da una scala sociale già molto degradata.
Questa regressione generale ha un impatto particolarmente violento sulla periferia dell'Ue, come accaduto nella crisi del 2008-2014. L'enorme indebitamento con cui Paesi come Grecia, Portogallo, Stato spagnolo e Italia sono entrati nella pandemia, è salito vertiginosamente nel 2020, continua a salire nel 2021 e lascia questi Paesi in balia della Bce e della Commissione europea. Il governo greco, vero baluardo dell'Ue, ha già presentato un disegno di legge per rendere più flessibile la giornata lavorativa, porre fine alle 8 ore e consentire ai datori di lavoro di prolungare la giornata lavorativa ordinaria fino a 10 ore. In Portogallo, nel bel mezzo della pandemia (!), è stato reso pubblico l'impegno del governo Costa a tagliare i servizi di emergenza ospedaliera.
L'altra faccia della precarietà, della povertà e della disuguaglianza sociale è la spinta alla concentrazione delle imprese e all'accentramento dei capitali attorno al capitale più potente, a scapito dei capitali più deboli. Questo movimento beneficia dell'impatto ineguale della pandemia sui diversi settori economici e si nutre di liquidità mai viste prima, alimentate dal «fondo perduto» della Banca Centrale Europea (Bce), dal sostegno finanziario dei governi alle grandi imprese e dai fondi per la ripresa. Un esempio eloquente è l'accordo di fusione di Peugeot con Fiat-Chrysler (Stellantis) o l'azione di rastrellamento dei fondi di investimento.

 

Un'esplosività latente, mentre i popoli dell'Est europeo indicano la via

Finora abbiamo sostanzialmente menzionato l'Europa occidentale, ma non possiamo parlare di Europa senza considerare la Bielorussia, la Russia o l'Ucraina. Ciò che sta accadendo lì, colpisce direttamente i Paesi dell'Est dell'Ue, la Germania e l'equilibrio europeo nel suo insieme.
Di particolare rilevanza è l’insurrezione rivoluzionaria del popolo bielorusso, iniziata nel settembre dello scorso anno, con la classe operaia come protagonista principale, con l'obiettivo di cacciare Lukashenko e il suo corrotto regime borghese, basato sulla polizia politica (Kgb), l’antisommossa (Omon) e l'esercito. Se il regime di Lukashenko persiste è soprattutto per il sostegno di Putin, ma anche per la passività complice, venata di verbosità, dell'Ue e per la stessa impotenza della direzione politica borghese della rivolta. Ma la rivoluzione bielorussa non è stata sconfitta, è ancora viva e cercherà le sue strade.
E lo stesso accade per le manifestazioni per la libertà di Navalny e contro la corruzione del regime bonapartista di Putin. Sfidando una brutale repressione, decine di migliaia di manifestanti sono scesi ripetutamente nelle strade di Mosca e di altre 140 città del Paese, ribaltando la situazione politica e indicando, per la prima volta, l'inizio di una crisi del regime di Putin, amico dell'estrema destra europea e uno dei pilastri della reazione nel continente e in Medio Oriente.
All'interno dell'Ue, è necessario menzionare, per la loro rilevanza, le manifestazioni di centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, che con un massiccio sostegno popolare hanno occupato le città della Polonia nell'ottobre dello scorso anno in difesa del diritto all'aborto e contro il regime pseudo-parlamentare e clericale di Kaczyński. Queste manifestazioni sono una continuazione di quelle che hanno avuto luogo nel 2016 e nella primavera del 2020, e costituiscono la più grande mobilitazione sociale nel Paese dai tempi del movimento Solidarnosc negli anni '80.
Con l’impronta ancora viva del movimento popolare dei Gilet Gialli e la lotta contro la riforma delle pensioni, dobbiamo segnalare le grandi manifestazioni della fine del 2020 in Francia contro la Legge sulla Sicurezza Globale di Macron e il bonapartismo sempre più accentuato del regime francese. Allo stesso modo, dobbiamo fare riferimento al movimento di protesta sviluppato nello Stato spagnolo, con un forte protagonismo giovanile, contro l'imprigionamento del rapper Pablo Hasél nel febbraio di quest'anno 2021. Un movimento che ha messo in evidenza la pesante eredità franchista del regime monarchico e la complicità del governo di coalizione Psoe-Unidas Podemos.
Attualmente ci sono molte lotte operaie, sociali e ambientali. Ci sono molte lotte contro i licenziamenti e le chiusure di aziende. Tuttavia, l'enorme freno delle burocrazie sindacali e la debolezza del sindacalismo combattivo fanno sì che esse rimangano isolate e non si unifichino in una risposta generale che permetterebbe di cambiare i rapporti di forza e di fermare gli attacchi padronali e governativi sul nascere.
In questo contesto, è necessario sottolineare la mobilitazione de@ lavorator@ Alitalia contro il suo smantellamento e in difesa di un'azienda pubblica, unita e senza licenziamenti. È il primo grande movimento di lavoratori contro il nuovo e fiammante governo Draghi. La loro lotta è probabilmente la più importante in Europa in questo momento. Lo è per la sua rilevanza economica e politica, per la forza e la combattività della sua mobilitazione, per l'ampia tracimazione delle burocrazie sindacali e per la lotta de@ lavorator@ per prendere direttamente nelle loro mani il controllo della lotta, dando un esempio alla classe operaia europea.
Nei diversi Paesi ci sono esperienze parziali di rottura con la burocrazia delle grandi centrali sindacali, esistendo sindacati alternativi in molti settori e aziende. Tuttavia, c'è una frequente dispersione tra di loro, una parte dei quali subisce pressioni corporative mentre in altri si manifestano tendenze burocratiche contrarie a dare protagonismo alla base e ad avanzare nell'unità d'azione. A volte, soprattutto nei sindacati alternativi più consolidati, ci sono pressioni a favore della conciliazione con le grandi burocrazie. Abbiamo ancora molta strada da fare per far crescere alternative sindacali capaci di sfidare e rovesciare le grandi burocrazie.
I ritardi nell'organizzazione del movimento e nella costruzione di una direzione politica rivoluzionaria che ci permetta di dirigere gli scontri con i governi, fanno prevedere uno scenario di esplosioni sociali con un grande carico di spontaneità e con un forte protagonismo dei giovani precari.

 

Una stabilità politica apparente, con molte crepe e con l'estrema destra in ascesa

Abbiamo, in particolare nell'Ue, una situazione di stabilità politica e istituzionale che, tuttavia, nasconde grandi fragilità. È il caso dell'Italia, con un governo «tecnico-politico» di «unità nazionale» attorno al «salvatore» Draghi, illustre rappresentante del grande capitale italiano e del consiglio dell'Ue, sostenuto da un ventaglio di forze che va dall'estrema destra di Salvini, al Movimento 5 Stelle, al Partito Democratico e a settori della «sinistra» (Leu). È un governo formato per prevenire l'instabilità in Italia e per evitare che raggiunga il centro dell'Ue. Ma paradossalmente, la sua costituzione riflette una grande instabilità politica e istituzionale di fondo, che riaffiorerà con lo sviluppo della crisi e il dispiegamento di misure antisociali.
I recenti risultati elettorali nella comunità autonoma di Madrid, nello Stato spagnolo, hanno messo a nudo l'enorme debolezza del governo di coalizione Psoe-Up che, con le sue promesse non mantenute e il suo falso «scudo sociale» contro la pandemia, ha favorito il voto a destra e il rafforzamento dell'estrema destra. Macron, da parte sua, con una base sociale in calo, sta cercando di recuperare terreno a destra promuovendo l'islamofobia, gli attacchi alle libertà e rilanciando la sua offensiva antisociale, ora contro i sussidi di disoccupazione e presto, di nuovo, con la riforma delle pensioni. Questa politica, tuttavia, rafforza l'estrema destra, che aspira alla presidenza, mentre incoraggia un folto gruppo di generali e ufficiali di riserva che chiedono un maggiore intervento militare, in un modo rabbiosamente sciovinista, razzista e islamofobico.
Il caso più recente è il Portogallo, dove per la prima volta dalla rivoluzione dell'aprile 1974, un partito di estrema destra, «Chega», ha fatto irruzione sulla scena politica, ottenendo il 12% dei voti nelle elezioni presidenziali del 24 gennaio. In luoghi come il Belgio, in particolare nella regione delle Fiandre, i partiti di estrema destra sono diventati maggioranza e in una città francofona come Liegi l'estrema destra ha osato lanciare per il primo maggio la provocazione di invitare i suoi seguaci a «ripulire» la città dagli immigrati.
Le azioni dei governi, sia quelli della destra tradizionale come quelli di «sinistra», provocano disincanto nei lavoratori, disperazione nei settori sociali più precari e senza copertura sociale ufficiale, impoverimento e rovina in ampi settori di piccoli imprenditori e professionisti. La sinistra ufficiale e la burocrazia sindacale non solo non offrono alcuna alternativa, ma soffocano la combattività dei lavoratori con la loro politica di conciliazione con i grandi capitalisti. Così facendo, aprono lo spazio all'estrema destra in modo da fingere di avere alternative, quando il loro progetto è quello di aumentare lo sfruttamento a livelli ancora più barbari e di incolpare i settori più sfruttati e oppressi.

 

La sinistra riformista è in bancarotta. Dobbiamo costruire partiti rivoluzionari

Oggi non siamo più nelle stesse condizioni di quando è scoppiata la precedente crisi, nella quale partiti come Syriza in Grecia, Podemos nello Stato spagnolo o il Bloco de Esquerda in Portogallo, apparivano, rispetto ad ampi settori dell'attivismo e della popolazione lavoratrice, come una vera alternativa di sinistra ai vecchi partiti socialisti, convertiti molti anni fa in gestori del capitale, in alternanza con i partiti di destra.
Syriza è arrivato al governo nel gennaio 2015 come la grande speranza e in soli sei mesi ha tradito le masse popolari greche (che avevano votato in massa contro il memorandum dell'Ue) per diventare il nuovo sicario della Troika in Grecia. È stato Tsipras ad attuare i piani di saccheggio del Paese e gli attacchi più brutali ai diritti e alle condizioni di vita delle masse popolari greche. Dopo un po' ha finito per essere ufficiosamente integrato nella direzione dei partiti «socialisti» europei.
Lo spagnolo Podemos, cavalcando il movimento degli indignados del 15M, lo ha reso sterile mettendolo nei binari del regime monarchico. Ha salvato il Psoe dalla bancarotta e ha finito per diventare una forza subalterna del governo Sánchez, che ha legittimato e che accompagna nel suo discredito. Dopo il tradimento di Syriza, Podemos è diventato il grande riferimento internazionale della «nuova sinistra». Tuttavia, in un tempo record è andato in tilt. Le recenti elezioni a Madrid simboleggiano il suo fallimento, che include l'abbandono del suo caudillo Pablo Iglesias, ora senza coda di cavallo. Il successore che ha designato, il ministro Yolanda Díaz (Pce), si è affrettato a dichiarare che la missione di Podemos-Up è quella di «generare calma e tranquillità» e che si tratta di dialogare e di andare a braccetto con Biden, l'Ue, la Oil... «perché il senso comune dei tempi è cambiato» (sic). Né hanno proferito parola di fronte al dramma umano di Ceuta.
Il Bloco de Esquerda, che insieme al Pcp (il partito comunista stalinista, ndt) è stato decisivo per salvare il Ps portoghese attraverso la Geringonça (il governo di fronte popolare in Portogallo, ndt), è già un partito istituzionalizzato e integrato nel regime portoghese, con una presenza nel Consiglio di Stato. I corbinisti britannici, che non hanno voluto né sono stati disposti a scontrarsi con l'apparato borghese del Partito Laburista, sono stati ridotti a un innocuo gruppo di pressione all'interno del Labour, con il quale non hanno intenzione di rompere.
Il Npa (Nuovo Partito Anticapitalista), anche se ha perso la sua rilevanza anni fa, è stato per un periodo di tempo un importante riferimento dell'«estrema sinistra» francese ed europea. Attualmente sta attraversando una crisi acuta di disfacimento. È stato fondato 12 anni fa dalla Lcr (sezione francese del Segretariato Unificato) che poi si è sciolta in esso. Dicevano che eravamo entrati in una «nuova epoca» in cui la rivoluzione socialista era scomparsa dall'orizzonte; che [a ciò, ndt] corrispondeva un «nuovo programma», nel quale la lotta per la presa del potere da parte della classe operaia scompariva in favore di «una radicalizzazione della democrazia»; in cui il partito leninista non aveva più senso e doveva essere sostituito da un partito di tipo nuovo, che avrebbe raggruppato gli «anticapitalisti», come l'Npa.
Ma la barbarie sociale, ecologica e sanitaria verso cui ci sta trascinando il sistema imperialista e l'inasprimento della lotta di classe che l’accompagna e che sta per intensificarsi, mette all'ordine del giorno con estrema urgenza la necessità di avanzare, nel corso delle lotte attuali e delle esplosioni future, nella costruzione di partiti rivoluzionari e di un’Internazionale rivoluzionaria. Di partiti e di una Internazionale basati sulla tradizione marxista e sostenuti da un programma che colmi il divario tra le rivendicazioni più urgenti del momento e la lotta per rovesciare il capitalismo e aprire la via rivoluzionaria al socialismo. Questo è il compito in cui sono impegnati i partiti della Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale.

 

Per un programma di riscatto dei lavoratori e delle masse popolari dobbiamo prepararci alle nuove future esplosioni

I governi europei si preparano ad annunciare la fine imminente della pandemia. Lo fanno quando la situazione in Asia e in America latina è lungi dall'essere sotto controllo e nessuno può essere sicuro che la diffusione di nuove varianti del virus in queste regioni prive di vaccini non porti a un ritorno della pandemia. Il rilascio immediato dei brevetti sui vaccini, la loro diffusione a prezzo di costo e la vaccinazione gratuita di massa della popolazione è una esigenza elementare di fronte al crimine di massa delle grandi case farmaceutiche e dei governi imperialisti. È altrettanto essenziale rafforzare la sanità pubblica, cosa che si scontra con le regole costitutive dell'Ue che sostengono la privatizzazione e l’assoggettamento dei servizi pubblici alla logica del mercato.
Il periodo in cui siamo entrati è segnato da licenziamenti e chiusure di aziende, disoccupazione strutturale, salari più bassi, nuovi attacchi a pensioni, sanità pubblica e istruzione e nuovi record per quanto riguarda la precarietà del lavoro, la povertà, gli sfratti e il degrado ambientale. Questa offensiva si abbatte soprattutto sulle periferie e sui settori più sfruttati della nostra classe: immigrati, donne e giovani ed è strettamente collegata all'inasprimento della xenofobia, del razzismo e del maschilismo, così come agli attacchi alle libertà.
Tutto ciò porta in primo piano la lotta per il rifiuto dei trattati Ue, del Patto di stabilità e crescita, e delle riforme e dei tagli legati ai fondi per la ripresa. Torna ad assumere tutto la sua importanza la battaglia per il non pagamento del debito pubblico dei Paesi; contro la precarietà e la discriminazione, i licenziamenti e le chiusure di aziende; per la distribuzione del lavoro senza riduzione salariale e per una ristrutturazione generale dell'industria e dell'economia al servizio dei bisogni delle masse, della piena occupazione e di un vero programma di sostenibilità ambientale.
Un programma che non ha nulla a che vedere con la frode del «capitalismo verde» dell'Ue e del suo New Green Deal. Ciò richiede l'espropriazione delle grandi aziende energetiche, delle banche e dei settori delle aziende strategiche, il loro controllo democratico da parte dei lavoratori e delle masse. Richiede di espropriare le case vuote nelle mani delle banche, dei fondi di investimento e dei grandi proprietari e costruire con esse un grande stock di alloggi pubblici a canone sociale. Niente di tutto questo sarà possibile senza rompere con l'Ue, la grande macchina da guerra del capitale europeo contro i servizi pubblici, i diritti del lavoro e i diritti sociali.
L'offensiva del capitale include una nuova serie di attacchi alle libertà democratiche, il rafforzamento della legislazione repressiva e l'impunità della polizia e, più in generale, il rafforzamento delle tendenze autoritarie degli Stati. Per questo dobbiamo lottare per abrogare le leggi repressive, per punire in modo esemplare gli abusi della polizia, per sciogliere le forze speciali di repressione e per eliminare gli eserciti professionali. A questi dobbiamo opporre eserciti basati sul principio democratico del popolo in armi, eserciti di milizie volontarie e addestramento militare universale.
Dobbiamo garantire il rispetto dei diritti democratici fondamentali come il diritto all'autodeterminazione nazionale dei popoli, fondamentale in Stati come quello spagnolo. Nessuna unione per forza!
La battaglia contro l'estrema destra gioca un ruolo sempre più importante. La recente risposta del quartiere operaio di Vallecas (Madrid) è un magnifico esempio da seguire. L'estrema destra di Vox ha voluto iniziare la sua campagna elettorale madrilena convocando una manifestazione nel principale quartiere operaio e di sinistra di Madrid, una vera e propria provocazione. La sinistra di governo del Psoe e di Podemos ha proposto di «ignorarli», cioè di non fare nulla, di lasciare loro campo libero e di fare in modo che la loro provocazione restasse impunita. Per loro, la risposta si riduceva a chiedere un voto per i loro candidati. Tuttavia, centinaia di attivisti e di giovani del quartiere, lungi dal seguire i loro consigli, resistendo alla polizia e affrontando una forte repressione, hanno impedito lo svolgimento dell'evento. Dopo poco si è festeggiato il Primo maggio e la manifestazione unitaria del sindacalismo alternativo ha organizzato a Madrid un dispositivo di autodifesa in collaborazione con i giovani antifascisti, per prevenire e contrastare ogni provocazione dell'estrema destra. Questa è la strada da percorrere e da approfondire: quella dell'organizzazione dell'autodifesa operaia e popolare.
L'Ue che chiude le sue porte agli stranieri è la stessa Ue le cui multinazionali saccheggiano le risorse dei loro Paesi e sfruttano eccessivamente le loro genti; la stessa Ue la cui popolazione, durante le grandi guerre, è emigrata in massa in tutto il mondo. Dobbiamo opporci frontalmente alle politiche dell'Ue e dei suoi governi che prima condannano milioni di persone alla miseria e poi erigono frontiere e leggi che le condannano o a morire nel Mediterraneo quando cercano di fuggire dalla fame o a vivere in campi profughi sovraffollati che riproducono i ghetti di altri tempi. È necessaria l'abrogazione delle leggi sull’immigrazione e la legalizzazione dei migranti; la chiusura dei campi e dei centri di internamento; il riconoscimento dei diritti di nazionalità a chi è nato sul suolo europeo e il diritto di rifugio a chi fugge dalle guerre e dalla morte e lo scioglimento dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). Nativa o straniera, è la stessa classe operaia!
L'Ue è strumento delle grandi potenze europee per difendere i loro interessi economici e geopolitici nel mondo. Per questo chiediamo il ritiro di tutti i distaccamenti militari europei dall'Africa, dal Libano o dall'Asia, lo scioglimento della Nato e lo smantellamento delle basi americane in Europa.
L'aggravarsi della crisi rafforzerà nei prossimi tempi, con particolare forza nella periferia, la necessità di rompere con l'Ue e con l'euro. La battaglia per sconfiggere i piani del capitale è una lotta comune contro i propri governi e contro l'UE perché entrambi formano un insieme inseparabile, imperialista, antioperaio e antipopolare.
La battaglia per le rivendicazioni, contro i governi e l'Ue richiede di aprire la prospettiva strategica di lotta per innalzare governi de@ lavorator@ sostenuti da organizzazioni di base, democratiche e di lotta. Governi che saranno il primo atto della battaglia per un'Europa dei lavoratori e dei popoli, per un'unione libera e volontaria negli Stati uniti socialisti d’Europa. Questo rimane l'asse strategico di ogni programma rivoluzionario in ogni Paese dell'Ue e oltre, in Bielorussia, Ucraina e Russia.

 

Organizziamoci per lottare per una via d'uscita operaia e democratica dalla degenerazione capitalista!

Per un'Europa socialista de@ lavorator@ e dei popoli!

 

 

Sezioni europee della Lega Internazionale de@ Lavorator@ (Lit-Quarta Internazionale)

 

PdAC (Partito di Alternativa Comunista), Italia

Corriente Roja, Stato spagnolo

Em Luta, Portogallo

ISL (International Socialist League), Regno Unito

LCT/CWB (Lega Comunista de Trabajador@s), Belgio

POI (Partido Obrero Internacionalista), Russia

 

[traduzione a cura di Max Dancelli e Laura Sguazzabia]

 

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