Palestina
A cosa corrispondono gli scontri fra Hamas ed Al Fatah?
dal Correo Internacional della Lit (*)
La situazione nei territori palestinesi si è
acuita con lo scontro fra le due organizzazioni di maggior peso. Hamas ha preso
il controllo della Striscia di Gaza ed ha espulso le forze di Al Fatah, mentre
il Presidente dell'Amministrazione Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas,
massimo dirigente di Al Fatah, ha fatto un colpo di Stato di fatto, espellendo
Hamas dal governo.
È indubitabile che questi scontri debilitino la lotta di liberazione del popolo palestinese. Da questo punto di vista, si tratta, effettivamente, di “una tragedia” perché significano un trionfo di Israele e dell’imperialismo.
Tuttavia, ciò non può impedire una più profonda analisi da parte nostra su cosa rappresenti oggi ciascuna delle forze in conflitto e così constatiamo che una delle due organizzazioni (Al Fatah) non difende più gli interessi del popolo palestinese poiché la sua direzione si è trasformata in un agente diretto di Israele e dell’imperialismo. Questa caratterizzazione è centrale per definire la posizione che debbono assumere i rivoluzionari di fronte al conflitto.
Ma nel decennio del 1980, Arafat ed Al Fatah abbandonarono il loro programma, passarono ad accettare la creazione di “due Stati” (israeliano e palestinese) e iniziarono a incentrare la loro politica sulla negoziazione con l’imperialismo. Ciò si concretizzò nella loro capitolazione negli “Accordi di Oslo” (1993). In cambio dell’ipotetica esistenza futura di questo piccolo Stato palestinese, accettarono la creazione dell’Amministrazione nazionale Palestinese (Anp), una sovrastruttura coloniale con un’autonomia molto limitata, simile ai bantustan del Sudafrica all’epoca dell’apartheid.
Al tempo stesso, in un panorama di corruzione totale, i quadri di Al Fatah usavano a proprio vantaggio le finanze dell’Anp. Frattanto, le masse palestinesi soffrivano ogni tipo di privazione. La perdita di prestigio di Al Fatah nella popolazione palestinese andò aggravandosi.
L’imperialismo ed Israele hanno disconosciuto apertamente il risultato elettorale e hanno cominciato a fare pressioni per ottenere che il nuovo governo dell’Anp, diretto da Hamas, riconoscesse Israele e accettasse la continuità degli accordi di Oslo. Per questo, hanno ridotto gli approvvigionamenti nella striscia di Gaza, hanno bloccato gli aiuti finanziari degli Usa e dell’Unione Europea (imprescindibili per il funzionamento dell’Anp) fino a sottrarre le entrate fiscali che sono riscosse da Israele per conto dei territori palestinesi. L’obiettivo era “portare alla fame” il popolo palestinese e il governo che era stato eletto.
Il settore della sicurezza del suo governo riceve ora la consulenza della Cia! Il suo uomo chiave in questo settore, Mohamed Dahlan, ha costruito un “esercito particolare” della presidenza, con armi fornite direttamente dagli Usa e Israele ha permesso che gli venissero fornite queste armi. Dahlan ha anche creato a Gaza un dispositivo per realizzare azioni criminali, reprimere la popolazione e fare costanti provocazioni contro il governo diretto da Hamas. Ciò ha generato una rivolta che ha portato agli scontri delle scorse settimane.
Fintantoché si è formato un governo con vari ministri indicati da Abbas. Però neanche questa coalizione è stata accettata dagli Usa, dall’Unione Europea (allineata chiaramente con la posizione di Bush) e da Israele. I quali avrebbero boicottato ogni governo con la presenza di Hamas se quest’organizzazione non avesse riconosciuto esplicitamente l’esistenza di Israele. Attraverso il console generale degli Usa a Gerusalemme, Jacob Walles, e di un emissario speciale dei servizi segreti, Keith Dayton, si è preparata la scelta di armare gli uomini di Abbas per liquidare Hamas.
Dopo l’espulsione dei suoi uomini, Abbas ha portato a termine il suo golpe bonapartista e, disconoscendo il risultato elettorale del 2006, ha nominato un “governo di emergenza”, capeggiato da Salam Fayyad, ex funzionario del Fmi e della Banca mondiale, che ha la doppia nazionalità palestinese e statunitense. È una beffa crudele per l’eroica lotta del popolo palestinese contro l’imperialismo Usa ed Israele.
Questo nuovo fantoccio ha un compito: appoggiarsi sull’apparato di Abbas ed Al Fatah, installato in Cisgiordania, per schiacciare la resistenza, riprendere Gaza e imporre il piano sionista e imperialista di liquidare ogni possibilità di liberazione reale della Palestina. Per questo, oltre all’apparato repressivo, cercherà di utilizzare due elementi. Da un lato, la difficilissima situazione sociale ed umanitaria di Gaza, tentando di sconfiggerla per fame. Dall’altro, i milioni di dollari che l’imperialismo e Israele, adesso sì, hanno cominciato a consegnare nelle mani del nuovo governo.
Per questo, non abbiamo dubbi: stiamo categoricamente nel campo della resistenza, indipendentemente da quale sia la sua direzione. In altre parole, ci posizioniamo incondizionatamente nel “campo militare” di Hamas. Che significa questo? Che, senza dare nessun appoggio politico ad Hamas né facendo appello a dare fiducia alla sua direzione, siamo per il suo trionfo nella battaglia contro i collaborazionisti perché questo “campo militare” è oggi quello delle masse palestinesi e della loro lotta contro decenni di oppressione. È la medesima posizione che prendemmo insieme alla Resistenza contro i nazisti ed i collaborazionisti, nella Seconda Guerra Mondiale, o insieme ai Vietcong nella guerra del Vietnam.
Al tempo stesso, riteniamo imprescindibile che tutte le organizzazioni della resistenza palestinese nei territori di Gaza e Cisgiordania, come quelle dei campi profughi dei Paesi limitrofi e della diaspora mondiale, si uniscano per disconoscere il governo fantoccio di Fayyad e uniscano le loro forze per lottare insieme contro i nemici esterni ed interni della causa palestinese.