Partito di Alternativa Comunista

GRECIA: IL FUOCO DELLA LOTTA DI CLASSE

GRECIA: IL FUOCO DELLA LOTTA DI CLASSE
Unire le lotte in Europa, sviluppare il conflitto di classe in Italia, costruire il partito


di Francesco Ricci
grecia giugno11
 
Ieri l'ennesimo sciopero generale in Grecia contro il piano anti-operaio con cui il governo di centrosinistra cerca di scaricare la crisi capitalistica sul proletariato (si parla di 28 miliardi di tagli e dell'espulsione del 20% dei dipendenti pubblici, nel Paese europeo con la disoccupazione più alta).
Il governo di Papandreou è di fatto caduto. Oggi cercheranno di rimetterlo in piedi con un rimpasto e con qualche manovra nei palazzi del potere che sono presi d'assalto da grandiose manifestazioni di lavoratori e di giovani. Le foto delle manifestazioni sono eloquenti più di mille parole. Cordoni di polizia cercano, invano, di fermare le manifestazioni; poi le guardie del Capitale sparano lacrimogeni ad altezza d'uomo. Ma è tutto inutile. Quando centinaia di migliaia di persone scendono in piazza con determinazione non c'è nessuna polizia al mondo in grado di fermarle.
 
Le borse scendono per il rischio di insolvenza di Atene verso le grandi banche. Ma i più terrorizzati sono i padroni e i ministri dei governi, di centrodestra o centrosinistra, di tutta Europa: perché vedono nelle piazze di Atene l'anticipazione di quanto potrà accadere a breve a casa loro.
Le lotte stanno crescendo da mesi, riportando nelle piazze milioni di lavoratori e di giovani da Parigi a Londra, da Madrid a Lisbona. Nei vicini Paesi arabi hanno assunto la forma di rivoluzioni, rovesciando regimi decennali. Ancora in queste ore masse proletarie stanno lottando coraggiosamente in Libia, in Yemen, in Siria e proseguono la lotta contro i nuovi governi provvisori in Egitto, in Tunisia. La lotta che combattono è la stessa che si combatte in Europa: uguale è il nemico.
Manca ancora un coordinamento di queste lotte a livello internazionale. E' per questo che, come Alternativa Comunista, pensiamo che il problema principale sia quello di costruire nel vivo di queste lotte una nuova direzione internazionale del movimento operaio. E' il compito in cui siamo impegnati insieme alle altre sezioni della Lega Internazionale dei Lavoratori negli altri Paesi: la costruzione della Quarta Internazionale, cioè di un partito comunista internazionale. L'unico mezzo che renda possibile scontrarsi efficacemente con gli Stati imperialisti, trasformando queste lotte in vittorie per i lavoratori. E' un compito che ci poniamo in termini concreti già oggi, coordinandoci anche in Europa con le altre sezioni della Lit presenti in prima fila nelle lotte in Spagna, in Portogallo, in Gran Bretagna, ecc.
 
Ma il primo dovere di chi vuole essere solidale con le masse in lotta negli altri Paesi europei e con le rivoluzioni arabe è quello di sviluppare la lotta nel proprio Paese. Per poterlo fare qui in Italia è necessario unire le lotte su una piattaforma generale contrapposta al governo e al padronato, e sviluppare quella grande disponibilità a lottare che anche gli operai e i giovani, nativi e immigrati, hanno dimostrato negli ultimi mesi. L'ostacolo più grande su questa via sono la burocrazia che dirige la Cgil, che invece di organizzare un vero sciopero generale contro i piani di Tremonti rilancia la trattativa a perdere con la Confindustria; e le micro-burocrazie che dirigono i sindacati di base, che ingabbiano in una logica settaria le enormi possibilità di svolgere quel ruolo di unificazione delle lotte che è tradito a vario titolo dalla Camusso ma anche dal gruppo dirigente della Fiom attorno a Landini.
Invece di unire le lotte i burocrati sindacali (che antepongono i loro interessi di casta a quelli dei lavoratori) sono infaticabili nel dividerle. E guai ai lavoratori che li contestano: subito arrivano le espulsioni.
 
Sul terreno politico, lo stesso identico ruolo delle burocrazie sindacali è svolto dalle burocrazie che dirigono i partiti della sinistra governista, da Rifondazione a Sel. Il loro impegno principale non è quello di alimentare una battaglia di classe ma piuttosto quello di seminare illusioni su una alternanza che sostituisca Berlusconi con un qualche Vendola o Pisapia o Bersani in un governo che concili (o meglio: finga di conciliare) gli inconciliabili interessi di borghesia e proletariato. Anche in questo caso, gli interessi di classe dei lavoratori vengono sacrificati in nome della riconquista di qualche poltroncina in ministeri e assessorati (come a Milano, dove a fronte della formazione da parte di Pisapia della giunta più scopertamente filo-padronale degli ultimi decenni, il partito di Ferrero protesta per non aver avuto almeno un assessore alla caccia e pesca in quella medesima giunta).
Finché la maggioranza del movimento operaio sarà diretta da questi filosofi della collaborazione di classe, da questi profeti della passività, da questi ingegneri della sconfitta, a vincere saranno sempre i padroni, una volta cavalcando il centrodestra e una volta cavalcando il centrosinistra.
Per questo come Alternativa Comunista siamo impegnati, con le nostre piccole ma organizzate e agguerrite forze, a fare la nostra parte per costruire quel partito comunista radicato che ancora manca. Un partito comunista per davvero: cioè impegnato ad alimentare il conflitto di classe, non a sopirlo.
E' un compito che non siamo tanto matti da pensare di assolvere da soli: è un compito che necessita dell'impegno, delle energie e delle intelligenze di migliaia di operai e di giovani. Per questo non esitiamo a invitare i compagni che leggono queste righe a prendere contatto con il Pdac, a confrontarsi con noi, a conoscere meglio il Pdac e la Lit-Quarta Internazionale (anche partecipando al seminario che stiamo organizzando per inizi di settembre proprio sulle rivoluzioni arabe e sulle lotte in Europa e in Italia). Per questo invitiamo chi già ci conosce, e vuole impegnarsi in prima persona, a venire a costruire insieme a noi, alla pari con tutti i militanti del Pdac, questo partito.
Una lotta di massa, lo dimostrano le piazze dall'Egitto alla Grecia, non può essere fermata. Se i lavoratori sanno organizzarsi in un partito, lo dimostra l'intera esperienza del movimento operaio, possono non solo lottare ma anche vincere.
 

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