Fuori la borghesia dall'8 marzo!
Riprendiamoci la giornata di lotta internazionale
delle proletarie!
È ormai certo che l’origine e la data dell’8 marzo sono ascrivibili all’episodio storico noto come rivoluzione di Febbraio, che fu la prova generale per la più ampia e profonda rivoluzione d’Ottobre. Il ruolo da protagoniste che le donne operaie bolsceviche svolsero in quella circostanza è inconfutabile, ma proprio per le sue origini rivoluzionarie, nel tempo si è cercato di trovare altre spiegazioni (alcune ormai dimostratesi false) per l’istituzione di questa ricorrenza.
Una giornata che non è ricorrenza da calendario come invece da tempo si cerca di far credere: negli anni questa data è stata sfigurata dalla borghesia, dalle istituzioni dell’imperialismo e dal riformismo, che l’hanno privata del suo carattere di classe, trasformandola in un giorno dedicato a celebrare la “fratellanza delle donne” (tutte le donne, ricche e povere, sfruttatrici e sfruttate). E ad ogni 8 marzo, attraverso i mezzi di comunicazione, vengono resi ipocriti omaggi alla donna nel tentativo di far passare il concetto che l’oppressione della donna è cosa del passato, perché oggi le donne sono ministre, segretarie di Stato, giudici, presidenti, offuscando il fatto che le ricchissime donne al vertice del potere sono nemiche di classe delle donne della classe lavoratrice che, nella loro maggioranza, sono povere e sfruttate.
Non esistono interessi comuni tra le donne proletarie e le donne borghesi. Le donne proletarie sono doppiamente oppresse, perché subiscono lo sfruttamento del lavoro e la violenza di genere.
Noi, donne comuniste, vogliamo lottare
per una società senza sfruttatori né sfruttati, senza oppressori né oppressi,
insieme alla nostra classe, al di là delle barriere razziali, al di là delle frontiere nazionali
per trasformare il mondo.
Per questo sosteniamo lo sciopero annunciato per l’8 marzo ed invitiamo i sindacati tutti a proclamare lo sciopero generale a difesa delle donne lavoratrici, garantendo la necessaria copertura a quante e quanti intendano partecipare.
In questa lotta noi chiamiamo alla partecipazione non le donne della classe borghese, ma gli uomini della classe lavoratrice perché con la loro astensione dal lavoro esprimano solidarietà alla nostra condizione e perché solo con l’unione delle nostre lotte sarà possibile sconfiggere l’oppressione e lo sfruttamento.