Attenuare l'oppressione delle donne o eliminarla?
La liberazione della donna passa per la costruzione del socialismo
di Ana Rosa Minutti (*)
A partire dagli anni Novanta, molte donne che parteciparono alle lotte e alle mobilitazioni degli anni Sessanta e Settanta si arresero all'idea che "il socialismo è morto". Sulla base di questo presupposto sbagliato, arrivarono alla conclusione che una società egualitaria può essere costruita riformando il capitalismo, che la le lotte servono per rivendicare una rappresentanza nei parlamenti o per chiedere ai governi di creare migliori condizioni di vita per le donne.
La Marcia Mondiale della Donne: un esempio di organizzazione interclassista
Per
questo, sono nate organizzazioni a sostegno dell'idea che le donne della classe
lavoratrice e della borghesia possano convivere in armonia e, unite, abbattere
le disuguaglianze tra uomini e donne. La principale espressione di questo tipo
di impostazione politica è la Marcia Mondiale delle Donne, un'organizzazione
presente in diversi Paesi, che tenta di imprimere una direzione ben precisa
alle mobilitazioni delle donne.
Questa
organizzazione sostiene che le donne della classe lavoratrice e quelle della
borghesia, unite, possono abbattere l'oppressione "costuendo un mondo nel
quale regnino l'uguaglianza, la libertà, la solidarietà, la giustizia e la
pace". Per questa organizzazione le donne in quanto tali sono in grado di
creare questo mondo: "Rappresentiamo più della metà dell'umanità. Creiamo
la vita, lavoriamo, amiamo, crediamo, facciamo attività politica, ci
divertiamo. Siamo in grado, attualmente, di occuparci delle esigenze
fondamentali ai fini della vita e della riproduzione dell'umanità"
(Programma mondiale delle Donne per l'Umanità, 2009).
Il
problema è che non esiste, per la
Marcia, una classe ben precisa in grado di realizzare questi
obiettivi. Per questo, si tratta di un'organizzazione interclassista: donne
povere e donne borghesi si trovano unite. Si tratta anche di un'organizzazione
sessista, perché sostiene che le donne sono in grado, da sole, di conquistare
l'uguaglianza che non c'è: gli uomini sono i nemici, siano essi borghesi o
operai. Questa organizzazione definisce il "patriarcato come un sistema di
oppressione delle donne e il capitalismo come un sistema di sfruttamento della
stragrande maggioranza delle donne e degli uomini da parte di una
minoranza". Tuttavia, non dice quale sistema bisogna costruire né con chi.
Non propone la costruzione del socialismo come l'unico sistema in grado di
sconfiggere l'oppressione delle donne.
Unità di classe
E'
vero, tuttavia, che anche gli operai spesso opprimono le donne e che il
"machismo" è un atteggiamento diffuso che demoralizza e scoraggia.
Dobbiamo opporci con fermezza a tutte le manifestazioni di oppressione maschile,
dalle barzellette maschiliste fino all'assurda violenza domestica o alla
barbarie delle violenze di massa. Però gli uomini della classe lavoratrice
devono essere i nostri alleati. Solo così potremo combattere contro lo
sfruttamento di tutti i lavoratori, uomini e donne.
La
Marcia Mondiale delle
Donne e altre organizzazioni femministe illudono le donne lavoratrici dicendo
loro che l'unica via d'uscita consiste nell'unione con le donne della borghesia
- cioè con le donne della classe padronale - per lottare contro le
disuguaglianza. Lo scorso 8 marzo, quando la Marcia ha compiuto dieci anni, hanno festeggiato
simbolicamente l'evento nel Brasile di Lula, cosa che conferma che questo tipo
di organizzazione non serve alle donne operaie e proletarie. Per fare un solo
esempio, hanno appoggiato le politiche del governo Lula e alimentato illusioni
su quello che qui si chiama "empoderamiento", che consiste
semplicemente nell'elezione di donne deputate, senatrici, governatrici e nella
presentazione di una donna come candidata alla presidenza del Paese.
Noi,
donne che siamo costrette a vendere le nostre braccia, il nostro sangue e la
nostra conoscenza in cambio di uno stipendio da fame, che subiamo ogni tipo di
discriminazione e violenza, possiamo percorrere una sola strada: unirci nelle
organizzazioni della nostra classe e, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori,
lottare contro l'oppressione femminile e per l'abbattimento del capitalismo.
Solo così potremo costruire una società egualitaria.
Perché il socialismo?
La
sociatà capitalista sancisce l'inferiorità delle donne, permettendo che i
padroni le sfruttino più pesantemente, pagando stipendi inferiori e assegnando
loro le mansioni pegiori. Inoltre, le donne svolgono gratuitamente il lavoro
domestico, liberando i governi e i padroni dall'incombenza di provvedere a
queste funzioni. Noi lottiamo per una società senza classi e senza
sfruttamento, dove non esista il profitto e, quindi, non esista l'oppressione
delle donne e degli altri gruppi discriminati, come i neri, le nere e gli
omosessuali.
Nel
socialismo, lo Stato avrà, tra le altre cose, la responsabilità di impedire la
violenza contro le donne, di occuparsi della salute e dell'educazione delle
donne (compreso l'aborto sicuro), creare asili, mense e lavanderie pubblici.
(*) Coordinatrice nazionale delle Donne del PSTU, sezione brasiliana della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale
(traduzione dallo spagnolo di Fabiana Stefanoni)