Partito di Alternativa Comunista

Alitalia: Draghi e la Ue confermano il piano Ita.

Alitalia: Draghi e la Ue confermano il piano Ita.

Lottando uniti si potrà respingere il progetto!

 

 

 

di Daniele Cofani (operaio Alitalia)

 

Nella giornata del 15 luglio, il governo Draghi e la Ue hanno siglato un’intesa per la nascita di Ita, confermando nei fatti il progetto iniziale (dicembre 2020) presentato da Lazzerini - Ceo della nuova compagnia - che prevede migliaia di licenziamenti, una cospicua riduzione della flotta e degli slot (diritti di volo) e la frammentazione del vettore in diverse società.

 

Cosa prevede l’intesa

Secondo l’intesa, il decollo di Ita sarebbe previsto per il prossimo 15 ottobre con in dote solo 52 aerei in flotta, con la promessa di arrivare a 105 nel 2025 attraverso 15 scenari di piano (sic!). Per quanto riguarda il personale, sarebbe assunti in Ita solo 2800 lavoratori, ossia circa 8000 verrebbero esclusi fin da subito dalla nuova compagnia, anche qui con la promessa che verranno assunti nell’arco di piano per arrivare dopo 5 anni a 5500; assunzioni che verrebbero gestite da un’agenzia terza che potrebbe selezionare figure professionali non esclusivamente dell’organico Alitalia, ma anche provenienti dal mercato.
Per quanto riguarda l’assetto societario, Ita (pubblica) partirebbe solo con una parte di assistenti di volo e piloti mediante un’acquisizione diretta del ramo aviation, mentre per quanto riguarda le attività di terra verrebbero cedute con bandi pubblici aperti a privati, in cui Ita potrà essere solo azionista di maggioranza per quanto riguarda l’handling e di minoranza per quanto riguarda la manutenzione. Anche per queste nuove società vengono presentati dei prospetti di piano e di assunzioni, ma il dato principale è che ci saranno fin da subito migliaia di licenziamenti e che la compagnia di bandiera verrebbe atomizzata in 3 piccole società senza nessun futuro certo per i lavoratori e le lavoratrici. Per quanto riguarda il contratto di lavoro l’intesa recita: «tutte le persone verranno assunte con un nuovo contratto di lavoro che assicuri maggiore competitività e flessibilità nel confronto con altri operatori del settore», che, tradotto, significa smantellamento del contratto nazionale collettivo con tagli ai salari e peggioramenti alla normativa. Infine verrebbero lasciati al mercato il 57% degli slot su Roma-Fiumicino e il 15% a Milano-Linate per i quali è partito l’assalto da parte delle low cost con Ryanair in testa; anche lo storico logo Alitalia verrebbe messo a bando, con il paventato rischio che possa essere perduto e con lui 70 anni di storia della compagnia di bandiera. 

 

Le reazioni

Seppur fosse prevedibile un accordo di massima tra il «governo dei migliori» e la Ue riguardo la discontinuità per il passaggio delle attività da Alitalia ad Ita, l’intesa ha anticipato ogni previsione ma, soprattutto, ha confermato le ragioni di chi, dal primo momento, si è mobilitato contro Ita senza e senza ma e ancora di più di quelle lavoratrici e quei lavoratori che si sono organizzati nel comitato Tutti A Bordo - No al piano Ita: lavoratrici e lavoratori dalla grande lungimiranza e caparbietà che possono ora affermare a gran voce di aver avuto ragione. Le reazioni post intesa delle diverse organizzazioni sindacali esprimono a vari livelli contrarietà, solo la direzione della Fnta ha esultato per l’accordo raggiunto (Fnta rappresenta una minima parte di assistenti di volo e piloti con una impostazione ultra corporativa e opportunistica). Le direzioni dei confederali dichiarano ora inaccettabile il piano dopo che per mesi hanno continuamente sostenuto che fosse l’unica soluzione possibile e, in ogni caso, anche adesso non vanno oltre una richiesta di incontro a Ita; il fronte del sindacalismo di base ed autonomo, seppure con le note differenze, si ricompatta con netta contrarietà al piano e chiama da subito alla mobilitazione i lavoratori e le lavoratrici tramite un’assemblea/presidio la mattina del 20 luglio in piazza San Silvestro; il comitato Tutti A Bordo - No al piano Ita invoca «ogni mezzo necessario» per contrastare il piano a partire dal presidio del 20, facendo appello anche ad organizzarsi nei vari settori ed essere pronti a qualsiasi eventualità.

 

Costruiamo l’unità per respingere il piano Ita

Dopo mesi di dura battaglia, che ha visto le lavoratrici e i lavoratori Alitalia impegnati in decine di manifestazioni e diversi scioperi, il governo Draghi, in accordo con l'Ue, sta portando a compimento il progetto di smantellamento della compagnia di bandiera ereditato dal governo Conte. Un progetto finora bloccato dal protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta che, in massa, hanno espresso il loro dissenso nelle piazze e negli aeroporti, unendosi al di fuori delle barriere sindacali con un unico intento: rigettare il piano Ita! Bisogna ripartire da quell’unità per riportare in piazza centinaia, migliaia di lavoratori contro questo progetto, come anche continuare nel tentativo di unire le lotte con altri settori e categorie che saranno ulteriormente martoriati dopo lo sblocco dei licenziamenti avallato da Landini & Co. In tal senso consideriamo essenziale la costituzione del comitato Tutti A Bordo - No al piano Ita, che ha espresso solidarietà attiva agli operai in lotta di altri settori, dalla Gianetti alla Gkn alla Whirlpool. Un comitato nato proprio all’interno di questa importante lotta, mantenendo unite le categorie professionali presenti in Alitalia attraverso un percorso trasversale da prendere come esempio. Un’esperienza, quella del comitato, che sta vedendo attivi molti lavoratori e lavoratrici in una raccolta firme, promossa dal comitato in maniera indipendente, per richiedere un referendum in Alitalia prima della firma di qualsiasi accordo sindacale, nei fatti rivendicando, con migliaia di firme, un fattore fondamentale: la democrazia operaia!
Il Partito di Alternativa Comunista continuerà a sostenere questa importante lotta che sta regalando grandi insegnamenti a tutta la classe lavoratrice ma che, per essere vincente, dovrà connettersi alle tante altre lotte in corso ora e nella prossima fase, per mandare a casa il governo Draghi e per avanzare nella lotta più generale contro questo sistema barbaro: il capitalismo.

 

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